Discorso del generale Carmine Masiello alla cerimonia del 40° della costituzione della specialità Lagunari

10/07/24

Autorità civili, religiose, militari, gentili ospiti, a tutti porgo il saluto dell'Esercito italiano.

Il nostro sentito ringraziamento per esservi oggi uniti a noi per commemorare, in una delle più suggestive piazze monumentali dell'Italia e del mondo, qual è piazza San Marco, il 40esimo anniversario del riconoscimento della specialità Lagunari.

Il mio reverente omaggio alla Bandiera di guerra del reggimento, al gonfalone della città di Venezia, decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare, al gonfalone della città di Mira, e ai labari delle Associazioni combattentistiche d'Arma, simboli del patrimonio di sacrificio offerto per rendere l'Italia libera, unita e democratica.

Il primo pensiero va a tutti i Caduti nell'adempimento del dovere, e ai nostri feriti in servizio e in congedo. Il loro esempio, di volontà di assolvere al compito, qualunque sia il prezzo richiesto, deve essere sprone per noi e per le future generazioni.

Ai familiari del capitano Massimo Ficuciello, del capitano Riccardo Bucci, del primo caporal maggiore Matteo Vanzan, rivolgo l'abbraccio della famiglia dell'Esercito.

Saluto e ringrazio l'Associazione Lagunari per l'insostituibile, preziosa e instancabile opera di promozione dei valori militari della nostra società.

Lagunari, oggi è la vostra festa.

È un'occasione innanzitutto, di cui sento il privilegio, per potervi esprimere, a nome di tutto l'Esercito, la stima e l'orgoglio per le capacità uniche e trasversali che avete dimostrato nel tempo. Nei molteplici interventi di supporto alla società civile e nei diversi teatri di crisi nel mondo, mantenendo sempre alto il glorioso Tricolore al grido di San Marco! E fedeli alle tradizioni di volontà e coraggio, che trovano il loro fondamento nella storia antica e recente dei Lagunari.

Una storia antica, di legami indissolubili con la Patria e con i nostri ideali, che risale al tempo della IV Crociata, allorché il doge Enrico Dandolo costituì un reggimento ordinato su dieci compagnie, impiegato nelle due successive prese di Bisanzio, nel 1203 e 1204.

Furono queste truppe, che organizzate definitivamente nel 1550 come Fanti da Mar, si distinsero in molteplici episodi di valore, per difendere il ruolo di Venezia, nell'Adriatico e nel Mediterraneo, sino all'attuale configurazione, a partire dal 1992, con la ricostituzione del reggimento Lagunari Serenissima.

Sin dalle origini dunque, non una forza essenzialmente di presidio, ma proiettata alle spedizioni di oltremare, o come si dice in termini più moderni, expetidionary. Una caratteristica che colloca i Lagunari fra le più preziose unità dell'Esercito, oggi fulcro della componente terrestre della forza di proiezione dal mare.

Sarebbe riduttivo dire che sono qui per dire quanto siete bravi. Questo lo sappiamo tutti, e lo sapete anche voi.

Sono venuto qui per fare con voi, con i miei Lagunari, una riflessione sui tempi che stiamo vivendo, sulle esigenze, e sulle nostre responsabilità, che sono destinate ad aumentare.

Non sono i tempi che abbiamo vissuto fino a poco tempo fa, non sono più i tempi delle operazioni di supporto alla pace.

Basta aprire un giornale, ascoltare un telegiornale, che si sente parlare di guerra.

È una parola che non vorremmo mai pronunciare, ma di questo si tratta, e con questo dobbiamo fare i conti. E dobbiamo farlo soprattutto noi, soldati.

Mentre la politica e la diplomazia fanno alacremente il loro lavoro, noi dobbiamo impegnarci. Dobbiamo impegnarci a farci trovare pronti, in maniera seria e coscienziosa, come lo abbiamo sempre fatto. Anzi, di più, sperando di non dover mai entrare in azione. Sembra facile, non lo è. È difficile ed è complesso, non solo perché sullo scenario geostrategico vecchie e nuove potenze operano per disegnare delle sfere di influenze. Ma perché lo fanno sfruttando un'ondata tecnologica incessante, che ha determinato e sta determinando una vera rivoluzione militare, e un cambio di paradigma nel concepire e gestire i conflitti.

La realtà dei fatti, mi riferisco principalmente allo scenario ucraino, ci parla di nuovo di unità meccanizzate, di unità corazzate, di campi minati, di rotoli di filo spinato, di trincee. Tutte cose che pensavamo relegate nei libri di storia, alla prima guerra mondiale.

E a fianco a questo, i sistemi intelligenti, i nuovi scenari, i cyber, lo spazio, lo spettro elettromagnetico.

C'è quindi una fusione fra l'antico, o quello che pensavamo fosse antico, e il più moderno. E a questo dobbiamo prepararci.

Per noi, per un'esercito, che per tanto tempo non è stato considerato una forza tecnologica, questo impatto è dirompente. E voglio che ne siamo tutti coscienti di quello che stiamo vivendo.

Dobbiamo attrezzarci. E dobbiamo farlo presto.

L'ho già detto: lo cyber, spazio, disinformazione, sfruttata per orientare le opinioni pubbliche, ma anche il morale dei combattenti. La mente umana, che ormai è elevata a campo di battaglia.

Dobbiamo quindi rivedere l'esercito, sotto diversi profili.

Siamo chiamati, siamo chiamati, tutti, a compiere delle scelte strategiche e rapide, e a cambiare il nostro approccio.

Dobbiamo adattarci al presente perchè è quello più impellente, mentre ci trasformiamo per il futuro, con la consapevolezza che adattarsi alle esigenze che lo scenario geostrategico attuale impone, è molto più complicato che pensare a come affrontare le sfide di opportunità del futuro.

C'è bisogno di un cambio di passo culturale, lo sto chiedendo a tutto l'Esercito.

Basta rendite di posizione. Basta buone intenzioni. Servono i fatti. Fatti, non parole.

Servono i risultati. E servono presto. Perché noi, ve lo ricordo casomai vi sfuggisse, noi siamo l'Esercito, e in caso di crisi, come è sempre stato nel passato del nostro Paese, i nostri concittadini guarderanno a noi. Quindi tutti, tutti devono mettersi in gioco e devono essere coscienti di quello che stiamo vivendo. Tutti devono essere artefici di nuove, continue, creative soluzioni e alternative, a partire dall'impegno nel contenere e superare la fitta pattina di burocrazia, quello che chiamiamo il sesto dominio, che ci impedisce di andare alla velocità che abbiamo.

Da ieri, ve lo annuncio oggi, siete i primi a sentirlo, è attiva una casella di posta elettronica, del mio ufficio, all'indirizzo menoburocrazia@esercito.difesa.it .

Chiunque, dall'ultimo volontario appena entrato, può scrivere a questa casella, e mandarmi idee per diminuire la burocrazia che frena la crescita dell'esercito. Serve capacità di rinnovarsi, e serve come ho detto in altri interventi, e lo ripeto, impegno e sforzo corale, in quanto l'Esercito non è mio, l'Esercito è di tutti noi, di tutti noi soldati, di tutti noi italiani.

Non è una sorpresa, lo ripeto, quali sono gli assi portanti del mio mandato: tecnologia, addestramento, valori. E che punto, e ho chiesto di farlo molto, sulle idee dei giovani, che reputo naturalmente capaci di intercettare i cambiamenti e le evoluzioni rapidissime della nostra società. Dai giovani, mi aspetto un grande apporto, mentre dai più vecchi del mestiere, come chi vi parla, la capacità di valorizzare queste idee sulla base dell'esperienza, scegliendo quelle migliori, quelle che ci possono mettere nelle condizioni di guadagnare un po' di terreno ogni settimana, senza guardare a futuri lontani, in modo da ridurre rapidamente le differenze con ogni potenziale avversario.

Torno ai tre assi, ho sintetizzato l'importanza della tecnologia: consideratela sempre un mezzo, mai un fine, sapendo bene che l'esercito, o è tecnologico o non è. E l'Esercito italiano sarà.

La preparazione fisica, la disciplina, l'addestramento. Sono ancestrali alla scelta di vita di chi abbraccia la missione di militare. Sono il primo dovere di un soldato.

Lo dico, ve lo ripeto, anche a voi, sono la migliore polizza assicurativa per ogni soldato, per noi stessi e per chi è al nostro fianco: la mia vita dipende da lui, e la sua dipende da me. Dobbiamo essere addestrati. Addestrarsi significa che avremo sempre fatto tutto quello che potevamo fare per essere pronti.

E vengo ai valori, che sono i riferimenti del nostro agire quotidiano. Sono il filo conduttore della storia di un esercito, sono il contratto che firmiamo davanti al Tricolore quando prestiamo il nostro giuramento di fedeltà, assumendoci la responsabilità di offrire il nostro dovere, senza deroghe, esitazioni e ripensamenti.

Cari Lagunari, i valori sono la nostra vera forza, sono la nostra ancora di salvezza, ci tengono in piedi e ci tengono uniti quando ogni altro riferimento può vacillare. Nei confronti dei valori, e vi prego di fare attenzione a quello che dico, non dobbiamo accettare alcun attacco né inflessione. Perchè a noi, come vi ho detto, in tempo di crisi è chiesto di resistere, perché noi siamo un cardine portante della Repubblica. E soprattutto in questo momento di cambiamenti, in cui stiamo cercando di costruire un nuovo esercito, adatto a questi tempi, i valori sono le fondamenta su cui costruiamo questo edificio. Senza fondamenta, l'edificio crollerà.

Abbiamo quindi davanti a noi un periodo di grande impegno, con scenari che diventano sempre più competitivi.

Ai comandanti a tutti i livelli ho chiesto, e chiedo, di stabilire standard più elevati, e di essere pronti ad accettare l'errore di chiunque. Cambiamo il paradigma, cambiamo la nostra cultura. L'errore fa parte di un percorso di crescita, se è frutto di voglia di fare e di iniziativa. Ma l'errore va contrastato con la massima severità se è il risultato di malafede, di negligenza, di mediocrità, o peggio ancora, di scarico di responsabilità.

Ai miei comandanti ho chiesto e chiedo di favorire una atmosfera organizzativa riformista, in cui si stimoli la flessibilità, il pensiero critico e divergente, il ragionamento, l'intuito e soprattutto il pragmatismo.

Ai miei comandanti ho chiesto e chiedo il coraggio di decidere, la capacità di eseguire, di rialzarsi, di vedere le opportunità e i vantaggi quando gli altri vedono solo criticità.

Ai miei comandanti ho chiesto e chiedo di prendersi cura dei nostri soldati e delle rispettive famiglie, senza lasciare mai nessuno indietro.

Ai miei comandanti, ho chiesto e chiedo di formare soldati preparati e consapevoli, perchè forse a qualcuno questo sfugge, che nel bosco si prende umidità, che la pioggia e il buio sono per noi un'opportunità, che si dorme per terra se ce n'é bisogno, che non si dorme se non si può, che si mangia ciò che è disponibile quando si può. È meglio soffrire in addestramento, credetemi. Dopo, è molto peggio.

E questo perché sono certo che il valore di un esercito è il valore del suo soldato, della sua voglia di far parte di una squadra e di una grande famiglia.

Ho chiesto tanto e chiedo tanto ai miei comandanti. E a voi Lagunari invece, a voi che portate il basco verde, come il colore della vostra amata laguna di Venezia, simbolo di fratellanza e di spirito di corpo, a voi, a voi chiedo di infrangere come lo scoglio e travolgere come l'onda, travolgere tutte le sfide che il futuro ci riserva, e sono tante.

Rinnovo l'apprezzamento dell'Esercito intero ed esprimo a tutti voi e ai vostri familiari il più fervido augurio di sempre maggiori successi e fortune.

Viva San Marco! Viva i Lagunari! Evviva l'Esercito Italiano! Evviva l'Italia!

(trascrizione a cura di Lieta Zanatta)