Questi i primi numeri che emergono da Ramadi, conquistata dall’Isis poche ore fa dopo la disfatta dell’esercito iracheno (e lo spregevole comportamento dei “reparti speciali” che hanno abbandonato le truppe regolari che su di loro facevano affidamento).
A nulla sono valsi anche i numerosi passaggi dei caccia della coalizione effettuati nelle ultime settantadue ore: Ramadi è ormai una città del califfato. Le poche informazioni che trapelano in queste ore dalla città sono terribili (ma non inaspettate). Fucilazioni di massa, violenze di ogni genere, deportazioni, torture. Sulla rete sono disponibili già alcuni video (che non vi mostreremo per evitare quella sporca propaganda fondamentalista) montati ad arte dal braccio mediatico dell’Isis e che mostrano i massacri delle ore scorse. Soldati iracheni senza più proiettili, attaccati su più fronti ed infine uccisi sul posto. Decine di Humvee, blindati ed attrezzature catturate.
Secondo l’Onu, 120 mila residenti, venerdì scorso, hanno abbandonato le loro abitazioni. Adesso i terroristi potranno sfogarsi sui civili ritenuti vicini al governo lealista. Quelli colpevoli sono immediatamente passati per le armi. Il primo ministro Haider al-Abadi, che ormai teme la caduta dell’intera regione del deserto, ha ordinato alle milizie sciite di schierarsi nella provincia a prevalenza sunnita, ignorando cosa potrebbe innescare una tale azione.
Intanto, tra i terroristi l’umore è alle stelle. I siti vicini allo Stato islamico parlano di una gloriosa vittoria e la conquista dell’Ottava brigata dell’esercito iracheno. I terroristi hanno acquisito carri armati M1A1SA (alcuni mai utilizzati), lanciamissili, decine di blindati, almeno quaranta Humvee (versione blindata), oltre all’intero equipaggiamento abbandonato dalle truppe regolari e dai “reparti speciali” che si sono dati alla fuga.
Nella provincia sunnita di Anbar, dove la rabbia contro il governo a guida sciita è ben più profonda, le forze Usa hanno combattuto per anni per sedare le possibili insurrezioni. Dal ritiro delle truppe USA ad oggi, si stima che il 65% della provincia di Anbar sia nelle mani dello Stato islamico. I soldati americani hanno combattuto alcune delle loro battaglie più sanguinose dai tempi del Vietnam per le strade di Ramadi e Falluja.
ISIS: un esercito moderno
Al mercato nero di Mosul, è possibile acquistare praticamente di tutto: AK- 47, M4A1, kit Special Operations Peculiar Modification, fucili d’assalto H&G, ogni genere di mina, pistola o coltello. Non di certo un carro armato M1A1M Abrams, ma i terroristi adesso ne possiedono almeno due dozzine, così come altri sistemi che solitamente non riuscirebbero ad ottenere. Questo perché la ritirata dell’esercito regolare iracheno, equipaggiato con il meglio della produzione USA (ma anche russa, cinese, francese, italiana ed inglese) che i petroldollari possono acquistare, non avviene mai in modo organizzato. Ogni sconfitta dell’esercito iracheno avviene sempre con la fuga incontrollata dei soldati che hanno un solo pensiero “salvare la pelle”. E per rallentare il nemico (ed attirare la sua attenzione), abbandonano ogni cosa: equipaggiamento individuale, strumentazione criptata, documenti, veicoli blindati e non. E questi episodi non sono più isolati, ma avvengono con una certa regolarità.
Quel che peggio, è che ad ogni sconfitta, i terroristi acquisiscono capacità e potenza. E pensare che questi non sappiano utilizzare l’equipaggiamento sarebbe pura follia, considerando i mercenari, giunti a migliaia da ogni parte del mondo per unirsi alla causa Daash. Fino a pochi mesi fa, era impensabile che l’Isis disponesse di fuoco di sbarramento. Adesso si scopre che almeno sessanta M198 Howitzer, artiglieria pesante da 155 mm, sono regolarmente in battaglia tra le fila dello Stato islamico così come decine di lanciarazzi multipli BM-21 Grad.
I terroristi non avrebbero ancora una reale forza antiaerea, ma hanno catturato una dozzina di ZSU-23-4 Shilka dall’esercito siriano. Se questi semoventi antiaerei dovessero entrare in funzione contro un velivolo alleato che non si aspetta un tale sbarramento, potrebbe anche essere abbattuto. Ed i terroristi non aspettano altro.
Sarebbe un grave errore considerare i miliziani come dei “selvaggi” con un fucile e ritenere soldati di professione quelli iracheni. Sarebbe un grave errore perché tra i terroristi combattono migliaia di ceceni, esperti nella guerriglia non convenzionale. Ma i fondamentalisti giunti in Iraq provengono da ogni parte del mondo e quasi tutti hanno ricevuto un addestramento paramilitare.
Gli iracheni, nonostante l’equipaggiamento di ultima generazione, hanno dimostrato una reale incompetenza di fondo e gli strateghi hanno dimenticato una delle regole basilari per andare in battaglia: l’addestramento. Gli assegni milionari staccati per acquisire capacità e che fanno brillare l’Occidente, non possono nulla senza un vero addestramento militare. Non saranno di certo moderni, ma tra le fila dell’Isis sono in servizio almeno sessanta T-62M/K e circa quaranta T-55.
L’elenco della “spesa” fatta dagli iracheni e dai siriani è impressionante. Centinaia tra BMP-1, M1117, BRDM-2. Più di 300 MTVR americani, cento M113 ed oltre 500 HUMVEE dotati tutti di corazza aggiuntiva e torretta armata. Almeno trenta i mezzi corazzati Cougar acquisiti. Milioni di proiettili di svariato calibro, migliaia di armi leggere e pesanti, circa 500 missili antiaerei ed anti-carro.
Iraq e Siria, involontariamente, stanno equipaggiando gratuitamente il nemico. E si sta pianificando un’altra massiccia offensiva per liberare Ramadi con altri mezzi nuovi di zecca. Il terrore è che l’Isis riesca ad acquisire e rendere operativa anche una componente anti aerea su larga scala ed organizzata. In quel caso, l’intero ruolo della Coalizione sarebbe rivisto ed i soli cacciabombardieri da solo non basterebbero. Storia insegna.
La sensazione è che mentre i terroristi stanno acquisendo capacità, gli iracheni vanno in battaglia sconfitti, ancora prima di sparare un solo colpo.
Franco Iacch