Subito dopo il massiccio attacco informatico, il governo di Sua Maestà ha preso la decisione di inviare in Iraq altri 50 soldati, tra SAS e SBS, a cui se ne aggiungeranno altri 120 entro poche settimane. Diverse squadre SAS sono state schierate da mesi in Iraq.
Scopo prioritario è quello di seminare il panico tra i terroristi, agendo esclusivamente di notte da una base segreta nel deserto definita inespugnabile, l'Area-51 irachena. Agisce in modo autonomo il gruppo dei “Sessanta” con lo scopo di portare a Londra la testa di John il Jihadista.
L’operazione ‘We’re coming to get YOU’ prevede l’utilizzo di duemila uomini appartenenti a tutti i rami delle forze armate inglesi che entro poche settimane giungeranno in Iraq per fortificare “l’Area-51”. Londra ha autorizzato tutte le missioni hunter killer, targeting leader e man hunting.
Il nuovo contingente si unirà ai Peshmerga, le forze militari del Kurdistan iracheno. La decisione è stata assunta dal Consiglio di Sicurezza Nazionale, presieduto dal primo ministro David Cameron.
“La Gran Bretagna non può decidere autonomamente di inviare truppe regolari in Iraq e Siria, ma non staremo a guardare le atrocità dei terroristi senza fare nulla. La nostra forza schierata in Iraq non avrà alcuna pietà degli uomini del Califfo, anche se ne terremo qualcuno in vita”.
Londra, quindi, ha deciso di seguire la nuova strategia della Casa Bianca: potenziamento dei contingenti e via libera a tutte le missioni dei reparti speciali presenti in Iraq e se necessario anche in territorio siriano, così come avvenuto per il raid contro Aby Sayyaf, ritenuto uno dei maggiori finanziatori dell’organizzazione criminale. L'obiettivo è quello di confondere e scardinare la catena di comando, effettuando una serie di operazioni che vanno dalla guerra psicologica e informatica alle incursioni notturne.
I terroristi sanno perfettamente che contro i reparti speciali occidentali, non hanno alcuna speranza. In tutti gli scontri noti fino ad oggi avvenuti tra i miliziani di al-Baghdadi ed i commando occidentali, l’esito è sempre stato il medesimo.
“Sappiamo che stiamo avendo un certo effetto tra i terroristi perché hanno cambiato le loro tattiche. Adesso non sanno più di chi fidarsi. Molti dei nostri SAS operano da anni in Iraq: parliamo perfettamente la loro lingua, vestiamo come loro, parliamo con i loro anziani, abbiamo la loro barba. Siamo in mezzo a loro, nel loro cortile e non lo hanno mai saputo. Aspettavamo soltanto l’autorizzazione da Londra per colpirli senza pietà ed è quello che faremo. Ne lasceremo qualcuno in vita, ma solo perché ci servono informazioni”.
Londra, quindi, sta seguendo l’esempio dei francesi in Mali. Parigi nel gennaio del 2013 ha dato il via all’Operazione Barkhane contro i militanti di al-Qaeda presenti nella Regione, creando una potente forza combattente di prima linea formata da tremila uomini con un unico scopo: eliminare i jihadisti che imperversano dal Ciad orientale alla Mauritania. Medesima tattica adottata dagli inglesi che da mesi lavorano per instillare la paura nel nemico. Operazioni notturne, una media di dodici bersagli eliminati a ‘battuta’ e ritirata.
Oltre alla SAS, gli inglesi potrebbero inviare anche 200 Gurkha, un reparto scelto che Londra ha schierato in ogni conflitto in cui è stata impegnata. Un solo Gurkha è definito ‘One Man Army’.
Celebre un episodio che i terroristi in Afghanistan ricordano bene. Il sergente Dipprasad Pun, la notte del 25 marzo del 2011, era di sentinella nei pressi di Babaji nella provincia di Helmand, nel sud dell'Afghanistan, quando fu attaccato da cinquanta terroristi, convinti di una facilissima preda. E fecero il loro primo sbaglio.
Dipprasad Pun era un pluridecorato soldato dei Gurkha. Dei cinquanta terroristi che lo attaccarono, in trenta non fecero mai più ritorno a casa, in venti fuggirono. Il militare sparo tutti i suoi 400 colpi in dotazione, lanciò diciassette bombe a mano e fece esplodere una mina. Finiti i proiettili, passò ai due kukri (coltelli nepalesi di 40 cm, rappresentano il coraggio ed il valore del guerriero). Questo fu il secondo sbaglio: lo affrontarono corpo a corpo. Gli insorti fino a quel momento, ignoravano anche il motto dei Gurkha, “Meglio morire che vivere da codardi”. E fu il loro ultimo errore.
Franco Iacch
(foto: MoD UK / web)