"Se il Giappone non si fosse arreso, gli USA avrebbero sganciato altri 12 ordigni nucleari"

(di Franco Iacch)
17/08/15

Dagli archivi militari americani è emerso che se i giapponesi non si fossero arresi il 15 agosto del 1945, sarebbero stati colpiti con un terzo attacco nucleare ancora più potente. Se anche il terzo attacco non avesse piegato il Giappone, gli USA avrebbero lanciato altre dodici bombe nucleari.

I documenti, pubblicati durante le commemorazioni in occasione del 70 ° anniversario dei bombardamenti di Hiroshima il 6 agosto e Nagasaki il 9 agosto, mostrano la determinazione degli Stati nel costringere il Giappone ad una resa incondizionata. Nella primavera del 1945, l'esercito americano istituì uno speciale comitato per identificare le principali città giapponesi da nuclearizzare.

“Anche dopo i primi due attacchi nucleari, potrebbero continuare a combattere. Per loro non esiste la resa: o la morte o la gloria”

Gli attacchi nucleari sono stati condivisi dal Primo Ministro britannico Winston Churchill che ha partecipato ad i colloqui con i leader alleati Harry S. Truman, nuovo presidente americano ed il leader sovietico Josif Stalin a Potsdam, nel luglio del 1945. Il consenso all’attacco atomico venne autorizzato a seguito del successo del test "Trinity".

Secondo il comitato, una sola bomba atomica avrebbe potuto anche distruggere l'infrastruttura del Giappone ed evitato una terribile invasione che, certamente, avrebbe provocato ingenti perdite tra gli alleati. Le città identificate per l’attacco nucleare erano Kyoto, Hiroshima, Yokohama, Kokura, Niigata e Tokyo. Tra i criteri per la selezione del target, c’era anche l’integrità delle città non colpite dai bombardamenti convenzionali. In questo modo si sarebbero potuto valutare gli effetti di un attacco nucleare.

Tokyo, nonostante i bombardamenti subiti, rimase un’opzione valida per poco. La presenza dell’Imperatore Hirohito, ritenuto utile per negoziare la resa, salvò la città dall’atomica. Si decisero, quindi, gli obiettivi a sud del Paese in vista di una possibile invasione.

Kyoto, identificata dal Comitato per la sua importanza strategica, fu risparmiata dopo l’intervento del Segretario di Guerra Henry Stimson, che trascorse proprio nella città giapponese la sua luna di miele. Quell’importante centro culturale – disse Stimson – non dovrà essere distrutto.

Il sei agosto del 1945, il bombardiere B-29, Enola Gay, sganciò la sua bomba all’uranio equivalente a 12 kilotoni di TNT, definita "Little Boy", su Hiroshima. Tre giorni dopo, un altro B-29, il Bockscar, decollò per Kokura con una bomba al plutonio chiamata "Fat Man", con una potenza di 20 kilotoni di TNT. Anche in questo caso, ci furono dei problemi. Quella bomba doveva essere sganciata su Korura e non su Nagasaki. Il maltempo di quelle ore, però, spinse l’equipaggio a bombardare Nagasaki, seconda opzione per la “Fat Man”. Entrambi gli attacchi combinati hanno ucciso più di 200.000 giapponesi.

Documenti d'archivio rilevano che una terza bomba era in fase di assemblaggio a Tinian, nelle isole Marianne, con nucleo di plutonio principale in arrivo dagli Stati Uniti. E’ stato anche confermato gli Stati Uniti avviarono una linea di produzione di bombe nucleari per altri dodici ordigni da sganciare in tutto il Giappone. La terza bomba sarebbe stata sganciata il 19 agosto del 1945 con altri dodici attacchi che sarebbero avvenuti tra settembre ed ottobre. Il 15 agosto, però, mentre il plutonio era ormai in viaggio verso Tinian, il Giappone si arrese ed il carico ritornò negli Stati Uniti.