“Nessun ebreo rimarrà in vita una volta conquistata la Giordania. Siete il nemico numero uno per i musulmani”. Il primo video in lingua ebraica dello Stato islamico è stato pubblicato sulla rete pochi giorni fa.
Proprio mentre vi scriviamo il video dovrebbe essere stato rimosso dal Mossad. L’uomo nel video, ovviamente mascherato, parla un fluente arabo con accento ebraico. La retorica dei terroristi è la medesima di sempre, con classici cliché di onnipotenza e distruzione.
“Quello che avete visto e patito fino ad oggi non è nulla rispetto a ciò che vi attende. Abbiamo promesso che non un solo ebreo resterà in vita a Gerusalemme e che estirperemo questa piaga dal mondo. Dieci di voi sono già stati uccisi dai nostri fratelli in Palestina. Immaginate cosa accadrà quando migliaia di musulmani vi daranno la caccia. I vostri confini non vi difenderanno. I vostri crimini presto saranno puniti”.
Il video si conclude con la citazione di alcuni versetti del Corano. E’ l’ultimo di una serie di video pubblicati dallo Stato islamico in cui si glorificavano gli attacchi mortali contro Israele.
I video "Progetto per decapitare gli ebrei" e "Messaggio per i Mujahedin a Gerusalemme," sono stati caricati da siti islamici sotto il controllo dell’Isis in Siria ed in Iraq settentrionale. Alcuni video diffusi sui social media sono stati accompagnati dagli hashtag #BeheadtheJew. In uno dei precedenti video, i terroristi criticano anche Hamas, rea (secondo il califfato) di non agire contro gli ebrei in Israele.
“Hamas e Fatah non fanno nulla. Entrambi i gruppi palestinesi si preoccupano solo dei loro interessi. Alcuni di loro sono agenti dei crociati e degli ebrei".
Al di là della retorica fondamentalista, attaccare Israele potrebbe essere uno sbaglio per il Califfato che, senza volerlo, ha messo sullo stesso piano Israele, Hamas e Fatah. Israele non è la Libia, l’Iraq o la Siria. Anzi, sarebbe corretto affermare che Israele non ha termini di paragoni in Medio Oriente ed il motivo è semplice: possiede uno degli eserciti più potenti del mondo. L'intero paese è costruito per combattere, resistere e vincere delle guerre lampo, non di certo un conflitto di logoramento. L'aeronautica israeliana (350 aerei da combattimento) ha una capacità di targeting seconda soltanto a quella degli Stati Uniti. Tel Aviv possiede anche la più potente forza corazzata del Medio Oriente (e d'Europa) con più di 3400 carri armati, 1200 dei quali Merkava.
Per capire ancora di più l'impronta militare di Israele, sarebbe utile un altro dato: la capacità di triplicare gli effettivi in pochissime ore che da 180 mila possono raggiungere le 500 mila unità. In caso di guerra totale, 2,5 milioni, tra uomini e donne, sarebbero richiamati dall'esercito. Israele, infine, possiede testate nucleari imbarcate sui sottomarini Dolphin I/II opportunamente modificati per svolgere missioni di deterrenza. Tale imponente forza ultra tecnologica non è stata strutturata per invadere e mantenere posizioni a centinaia di chilometri di distanza. Sebbene tecnologicamente superiori sotto ogni punto di vista, Israele non potrebbe combattere e resistere su tutti i fronti per un semplice motivo: sarebbero comunque troppo pochi. Ed Israele (che non ha bisogno di un mandato della Comunità internazionale per utilizzare la forza, così come avvenuto a più riprese), ha dimostrato al mondo le proprie procedure se colpito da attentati: mettere in campo l’esercito.
Alla memoria, ritornano le frasi del governo israeliano, poche ore dopo la scomparsa dei tre giovani studenti (poi rinvenuti cadavere): “Fateli ritornare a casa, fateli ritornare dalle loro madri o ci vendicheremo alla nostra maniera”. Poche ore dopo, un terzo dell’esercito israeliano si riversò sulla Striscia di Gaza e sottomarini pronti al peggio. Hamas (che non ha mai rivendicato l'omicidio, ma lodato l'episodio) nelle parole del presidente palestinese Mahmoud Abbas in un discorso rivolto alla Comunità internazionale ed alle Nazioni Unite poi disse: “dovete salvarci da Israele”.