Perché l’F-35B, sistema dichiarato pronto per la guerra (seppur con Capacità Operativa Iniziale), non è in Siria? E’ una risposta che gli addetti ai lavori conoscono bene. Lo scontro in Siria è divenuto un enorme palcoscenico dove mostrare la propria forza. Gli USA hanno praticamente schierato il meglio della loro aviazione. Così hanno fatto i russi, francesi ed inglesi. Hanno dimostrato (non che ce ne fosse bisogno) la loro capacità di targeting (la seconda del pianeta) anche gli israeliani.
Ma, ci si chiede, dove sono gli F-35B dei Marine?
Nonostante sia operativo dallo scorso 31 luglio, del caccia di quinta generazione non c’è traccia. E dire che il Pentagono in Siria ha inviato i suoi preziosissimi Raptor (foto sotto). Nonostante non ci fosse alcuna minaccia aerea o significativi sistemi di difesa, l’Air Force ha rischierato la sua migliore piattaforma nella mischia. E’ stato per certi versi il battesimo del fuoco per l'F-22 dalla sua entrata in servizio, ormai quasi undici anni fa. Il Raptor, così come ribadito a più riprese dal Pentagono, si sta dimostrando essenziale in Siria.
Poche ore fa, la Casa Bianca ha deciso di rischierare in Turchia anche dodici A-10 Warthog (a supporto dei reparti speciali) e dodici F-15C Eagle (caccia da superiorità con esclusivo armamento aereo).
Dell’F-35B non c’è ancora traccia. Non sarebbero essenziali i suoi sensori, in teoria superiori anche a quelli in dotazione del Raptor? La risposta è semplice: il programma da 1500 miliardi di dollari non ha ancora messo in linea una piattaforma realmente pronta per la battaglia. Problemi di affidabilità in primis (così come rilevato dal DOT & E lo scorso settembre) e quei test avvenuti in condizioni non realistiche. I sette F-35B a bordo della USS Wasp non hanno trasportato un solo ordigno ne sono stati schierati, successivamente, con il resto della USS Wasp Air Combat Element (ACE).
Un passaggio della relazione era degno di nota: "Nonostante i Marine avessero rapido e facile accesso ai pezzi di ricambio e fossero supportati dal personale imbarcato dell'appaltatore, l’affidabilità si è dimostrata abbastanza scarsa. I Marine non sono riusciti a mantenere operativi più di tre F-35B al giorno”. Considerando un contesto operativo, la manutenzione potrebbe avvenire (anzi quasi certamente) con maggiore difficoltà.
Sappiamo che a differenza del V-22 Osprey, che i Marine hanno schierato in Iraq subito dopo l’avvenuta ‘IOC’, l'F-35 non è mai stato pensato per entrare in guerra con lo Stato Islamico. Il primo squadrone degli VMFA-121 dovrebbe trasferito presso la base di Iwakuni, in Giappone, nel gennaio del 2017, per rispondere alle possibili crisi nella Regione. Nonostante tutto, la versione ufficiale del Marine è la medesima di sempre: “è pronto per la battaglia”.
Il Corpo dei Marine con l’F-35B ha raggiunto la Capacità Operativa Iniziale con il blocco software 2B. Il 2B conferisce Close Air Support basilare con la possibilità di lanciare AMRAAM (Advanced Medium Range Air to Air Missile), JDAM (Joint Direct Attack Munition) e GBU-12 (laser-guided aerial bomb). Non è dotato di cannone o meglio: il software per il suo funzionamento sarà pronto tra due anni. I dieci F-35B dei Marine sono dotati di una versione speciale del software Block 2B. Lo squadrone dei Marine, chiamato ‘Gruppo 1’, presenta la maggior parte delle modifiche hardware già implementate (e che un domani saranno integrate nella produzione di massa) come le paratie rinforzate. Il velivolo potrebbe andare in battaglia, ma con un equipaggiamento ‘ridotto’: missili AIM-120 AMRAAM, bombe GBU-12 e GBU-39.
Ma se fosse davvero operativo e pronto, perché non schierarlo a supporto dei Raptor?
I 2443 F-35 costeranno, in sola acquisizione, 400 miliardi di dollari. Alla memoria ritornano le parole dell'ex segretario alla Difesa Donald Rumsfeld: "Si va in guerra con l'esercito che si ha. Non con quello che si desidera”.
O forse, quel problema sulla condivisione dei dati raccolti dai caccia in configurazione di quattro velivoli, non è ancora compatibile con la guerra?
I Marine sono costretti a volare in formazioni di 2+2 caccia. La fusione dei dati sulle minacce rilevate da una squadra composta da quattro caccia, non è ben gestita dall’attuale software. Di conseguenza, l’F-35 ha alcune difficoltà nell’individuare il reale numero degli obiettivi nemici sul radar. Meglio, quindi, farli volare in coppia. I problemi sono stati identificati nella ‘fusione’ collettiva delle minacce rilevate, uno dei punti di forza del futuro ‘Game Changer’. I dati trasmessi ai piloti, a volte, non sono quelli reali. Lockheed Martin risolverà il problema con il blocco software 3F. I Marine, quindi, faranno volare gli F-35 in coppia invece che in quattro. Tale configurazione ha evidenziato maggiore affidabilità e bassi livelli di falsi allarmi, assolutamente gestibili.
Perché l’F-35B non è in Siria?
(foto: Lockheed Martin)