Probabilmente, nella recente storia del terrore islamico (e non solo), non c’è mai stato un attentato che non sia stato “previsto” 24/48 ore dopo che sia avvenuto. Non fa eccezione la seconda Strage di Parigi.
Secondo quanto appreso dall’Associated Press, l’intelligence irachena aveva avvertito alcuni paesi membri della Coalizione di un imminente attacco terroristico. L’avvertimento (il documento è ufficiale seppur reso noto solo in parte) è stato consegnato ai paesi interessati 24 ore prima i tragici eventi di Parigi. Gli iracheni hanno inviato dispacci a Francia, Iran, Stati Uniti e Russia, avvisandoli di un imminente attacco ordinato da Abu Bakr al-Baghdadi. Gli iracheni, però, non hanno comunicato le specifiche del luogo dell’attentato.
Il Ministero della Difesa francese ha immediatamente controreplicato, comunicando che “ogni giorno, 24 ore su 24, riceviamo dispacci su imminenti attacchi”. Sono anni che i fondamentalisti pianificano attentati in tutto il mondo, ma nelle ultime settimane, vi era una sorta di “maggiore consapevolezza” su un imminente attacco.
L’intelligence irachena, anche oggi, continua a ribadire l’importanza del proprio dispaccio in cui si faceva menzione della Francia come primo paese obiettivo. Addirittura (questa la tesi degli iracheni) esisterebbe un altro dispaccio, non ancora reso noto da Parigi, in cui si confermerebbe un attacco imminente in una delle grandi città della Francia. Secondo gli iracheni, la seconda Strage di Parigi sarebbe stata pianificata a Raqqa (colpita dall’aviazione francese poche ore fa), con terroristi addestrati specificatamente per questa missione.
Una cellula dormiente, non ancora identificata – sempre secondo gli iracheni – avrebbe aiutato i terroristi una volta ritornati in Francia.
Gli attentati di Parigi sono stati effettuati da 24 persone: 19 sul campo e cinque responsabili della logistica e della pianificazione.
Rincara la dose il ministro degli Esteri iracheno Ibrahim al-Jaafari: “avevamo ottenuto informazioni ed abbiamo immediatamente avvisato Francia, Stati Uniti ed Iran”. Al di là dei dispacci, sarebbe opportuno riportare alla memoria le parole del primo ministro francese, a margine degli attacchi alla redazione del giornale Charlie Hebdo. In quel frangente, si evidenziarono delle “carenze” di intelligence.
In realtà, i fattori che possono giustificare tali “carenze” sono molteplici: dall’immenso flusso di informazioni alle modalità di azione preventiva limitata. Così come, infine, i continui allarmi sui potenziali attacchi ad opera di cellule addestrate in Medio Oriente. Il problema è di tipo probabilistico: anche il paese più potente al mondo può sventare il 99% degli attentati. Ciò significa che potrebbe non essere in grado di sventare anche quell’unica probabilità di riuscita di un attentato.
A difesa dei francesi la poca affidabilità dei servizi segreti iracheni, più volte in passato autori di informazioni poi rivelatesi prive di fondamento o addirittura ritrattate.
(nella foto il primo ministro Manuel Valls)