Difesa USA: tagli sulle LCS, si chiude la linea Zumwalt, ma si salva la classe X, tutti i dettagli del bilancio

(di Franco Iacch)
18/12/15

Il programma per l’acquisizione di 52 Littoral Combat Ship pesantemente modificate per la US NAVY, potrebbe essere profondamente ritoccato a 40 unità. In un memorandum consegnato al Segretario della Marina Ray Mabus a firma della sua controparte alla Difesa Ash Carter, il Programma LCS convertito in FF (dove FF sta per fregata) potrebbe essere ridotto a 40 navi con una capacità di acquisto 1-1-1-1-2. Tradotto significa una nave l’anno rispetto alle tre previste (2017-2020) e due nel 2021. Otto LCS pesanti in meno rispetto ai piani della Marina.

Il programma LCS è unico tra le classi della Marina. Si basa su due modelli completamente diversi: la classe Freedom pesante 3300 tonnellate prodotta da Lockheed Martin e la classe Independence pesante 2.800 tonnellate e costruita dalla Austal USA. I fondi risparmiati saranno destinati per acquistare altri F/A-18, F-35, missili SM-6 e per sostenere il Virginia Payload ModuleI sottomarini classe Virginia (attualmente dai Block III) implementano anche due nuovi grandi tubi di lancio, chiamati “Virginia Payload Tubes”, del diametro di 87 pollici in grado di ospitare sei Tomahawk ciascuno.

La Marina, che ha già rinunciato a due cacciatorpediniere dal piano di costruzione navale, giudica i tagli sulle LCS/FF assolutamente inconcepibili, considerando anche il tempo per costruire un vettore, superiore a quello necessario per realizzare un caccia o un missile. Dovrebbe essere salva dai tagli, invece, la terza ed ultima Zumwalt, la Lyndon B. Johnson. I 4,4 miliardi di dollari necessari per completare l’ultima nave della classe più potente del pianeta, dovrebbero essere immuni dai possibili tagli. La linea Zumwalt si chiuderà con tre nevi sulle 32 previste inizialmente.

Carter concede al Pentagono altri due miliardi di dollari per la nuova classe X, i futuri boomer della Marina che dovranno sostituire gli “Ohio” in servizio. I sottomarini classe “Ohio”, gli unici a svolgere pattugliamento con armamento nucleare, andranno in pensione al ritmo di uno all’anno, a partire dal 2029 quando, cioè, raggiungeranno la fine della loro vita operativa di 42 anni.

Il Segretario della Difesa conferma anche la reintegrazione di undici incrociatori, ritirati dal servizio. Saranno tutti aggiornata e fungeranno da navi scorta per le portaerei.

La Marina militare degli Stati Uniti è oggi formata da 272 navi. Nel 2020, secondo i piani di costruzione, le navi in mare saranno 308.

Ritornando alle Littoral Combat Ship: sei sono state commissionate, 14 sono in costruzione ed altre sei sono sotto contratto.

La classe lanciamissili strategici “X”

Il nuovo SSBN-X sarà lungo come un classe “Ohio” originale (foto sotto), ma con otto tubi lanciamissili in meno rispetto ai “boomers” attualmente in servizio. I nuovi battelli dovranno restare in servizio per 42 anni. La Marina americana punta comunque a realizzare il più grande sottomarino del proprio arsenale, con un dislocamento di 20 mila tonnellate: quasi la metà del “Typhoon” sovietico (circa 45 mila tonnellate) e la medesima del nuovo “Borey” russo.

L’SSBN-X, frutto di sessanta milioni di ore di progettazione, sarà armato con sedici missili intercontinentali Trident II D5 LE (life-extension). I missili, dotati di un nuovo sistema di guida, resteranno in servizio fino al 2042. Il servizio operativo attuale dei 14 “boomers” costa alla Marina USA 110 milioni di dollari. I nuovi battelli dovranno, obbligatoriamente, avere un costo di 4,9 miliardi di dollari a scafo (quasi il doppio di un Ohio con un costo finale di 2,9 miliardi di dollari).

Missione, quella di ridurre i costi tutt’altro che facile. Basti pensare che il capofila degli ‘X’ costerà dodici miliardi di dollari. La Marina ha previsto una spesa media di 5,36 miliardi a battello che scenderà, una volta avviata la produzione, a 4,9 miliardi di dollari a scafo. Il costo totale del ciclo di vita di tutti i dodici sottomarini di nuova generazione è fissato a 347 miliardi dollari. Cifre ovviamente smentite dal Congressional Budget Office che nell’ottobre del 2013 ha stimato in 87 miliardi di dollari i soli costi di approvvigionamento ed in oltre 100 i miliardi di dollari per il costo totale di sviluppo (tra cui la ricerca e lo sviluppo).

Il primo ‘X’ dovrà essere messo in produzione entro il 2019, con test in mare previsti nel 2026 e primo servizio deterrente tra il 2029 ed il 2031. Tuttavia queste stime sono assolutamente ottimistiche, considerando che la Marina USA ha già annunciato che l’intero programma è in ritardo di due anni.

I dodici battelli garantiranno il servizio deterrente strategico nucleare della Marina con dieci sottomarini ‘X’ sempre operativi e disponibili in qualsiasi momento e due in manutenzione. La nuova forza SSBN trasporterà circa il 70 per cento delle testate nucleari degli Stati Uniti, consacrando la Marina a punta di lancia della triade strategica e ponendo in secondo piano i bombardieri ed i missili balistici intercontinentali. Il programma SSBN-X potrebbe assorbire un terzo del budget totale della Marina per il 2020/2030, riducendo la capacità di acquistare altre navi e modernizzare la flotta.

Tra le soluzioni prospettate per abbattere i costi ed evitare di rallentare altri programmi analoghi, l’acquisto di un SSBN-X ogni due anni, così da provare a ridurre l’impatto del programma sui fondi disponibili per altre navi o la creazione di un fondo specifico, cosi come avvenuto per la difesa missilistica. In un rapporto del 2011, l'Ufficio Gestione e Bilancio (OMB) suggerì alla Marina di ridurre il numero degli ‘X’ (da dodici a dieci), portando a venti i tubi di lancio su ogni sottomarino. Questo avrebbe fatto risparmiare almeno sette miliardi di dollari.

Un altro rapporto del 2013 a cura dello Stimson Center suggeriva la riduzione della flotta degli ‘X’ (da dodici a dieci), ma con la stessa capacità di lancio di sedici missili a sottomarino. In questo modo, la Marina avrebbe risparmiato subito un miliardo di dollari ed altri dieci nel prossimo decennio.

In un altro rapporto del Congressional Budget Office del 2013 si analizza la possibilità di ridurre la flotta dei nuovi sottomarini ad otto battelli. Il risparmio ammonterebbe a 15,7 miliardi di dollari per il 2015-2023 ed altri quaranta nel decennio successivo.

Secondo gli studi effettuati, una forza di otto sottomarini rappresenterebbe una potente forza deterrente e la capacità di avere in navigazione un ottimale numero di missili per il First ed il Second Strike. Una forza di otto sottomarini imporrebbe una rivisitazione della ridondanza, oggi basata su otto Ohio sempre in navigazione.

(foto: US DoD)