“Attaccare gli Stati Uniti con testate multiple indipendenti: gli effetti dei missili balistici intercontinentali”. Merita particolare attenzione, l’approfondimento a pagina 32 della rivista Naval & Merchant Ships, molto letta in Cina. Un articolo insolito per il mensile, considerando che riguarda un’ipotetica strategia di attacco nucleare contro gli USA.
Gli obiettivi di un ipotetico attacco, secondo quanto scrive l’autore, sarebbero certamente le più grandi città della costa orientale ed occidentale, così come quelle nel Midwest. Secondo alcuni grafici che corredano l’approfondimento, il first strike produrrebbe 50 milioni di vittime.
“Il punto di mira ottimale sarebbe un colpo su New York City. L’onda d'urto cancellerebbe Manhattan”. Un dettaglio, però, merita particolare attenzione. L’autore per colpire gli USA prevede l’impiego di sistemi di prima generazione, i DF-5, ritenuti obsoleti dall’Occidente. Se così fosse, Pechino avrebbe riscritto la nuova strategia nucleare per il first strike, da “rappresaglia assicurata” (con sistemi di ultima generazione come i DF-31 e JL-2) a “rappresaglia completamente assicurata”.
Probabilmente, il testo è stato scritto per gettare nuovamente nel panico gli analisi del Pentagono. Viene nuovamente menzionato, infatti, il DF-41. Secondo i dati (mai confermati) ottenuti dagli USA, il DF-41 sarebbe in grado di trasportare fino a dieci testate manovrabili a rientro multiplo indipendenti da 250 chilotoni a quattordicimila chilometri di distanza.
Dal Naval & Merchant Ships confermano che i militari hanno svolto quattro test, con l’ultimo che avrebbe dimostrato la tecnologia MIRV (cinesi, russi e gli stessi americani si guardano bene dal menzionare le testate MARV, ma di fatto sono già operative).
“Il DF-41 potrebbe tranquillamente colpire tutti i bersagli negli Stati Uniti (ad eccezione della Florida)”.
Nonostante i militari spingano per una prima linea di fuoco basata su svariate testate, in Cina continua a fare proseliti l’idea di una forza nucleare di precisione “SEE” o “small, elite and effective”. Essendo una potenza nucleare di medie dimensioni, l’attuale concetto della ridondanza cinese si dovrebbe basare su tre sottomarini strategici sempre in navigazione a copertura di possibili bersagli.
L’approfondimento sul Naval & Merchant Ships si conclude con un focus sulle armi nucleari tattiche. Appare evidente che Pechino voglia sviluppare sistemi basati sulla potenza scalare conferita dalla dottrina “dial-a-yield”.