Lo scorso 12 gennaio le guardie della rivoluzione iraniana, i Pasdaran, arrestarono dieci marines americani, al largo dell'isola di Farsi, nelle acque territoriali di Teheran, dopo che due piccole imbarcazioni militari le CB90 erano entrate, a detta dei funzionari iraniani, nelle acque territoriali del Paese, a causa di un guasto tecnico, ovvero ai loro sistemi di navigazione.
Il rilascio dei militari statunitensi fu negoziato da Kerry in persona e si concluse con il rilascio dopo almeno cinque conversazioni telefoniche col suo omologo iraniano, Mohammad Javad Zarif.
Funzionari dell'amministrazione presidenziale statunitense hanno descritto Zarif come "palesemente preoccupato" che l'episodio potesse affondare l'accordo internazionale raggiunto nel luglio scorso a Vienna. Nell’articolo del 15 gennaio scorso riportavo la descrizione della vicenda ed evidenziavo il pericolo della perdita delle informazioni e dei sistemi classificati statunitensi. Fonti americane smentivano tale possibilità.
Oggi indiscrezioni, tratte dalle agenzie di stampa, confermano che l'Iran, invece, ha raccolto migliaia di informazioni dagli strumenti elettronici in possesso dei 10 militari della Marina statunitense arrestati in Iran lo scorso gennaio.
Su media iraniani "Press Tv", il generale Ali Razmjou, comandante delle forze navali del corpo dei Guardiani della rivoluzione, ha sottolineato che oltre 13 mila pagine di documenti sono state prelevate dai computer portatili, dai dispositivi Gps e dalle mappe elettroniche in possesso dei 10 militari statunitensi.
"to be continued"