Russia: "Nostro caccia di sesta generazione in volo entro il 2025", l'analisi degli studi preliminari

(di Franco Iacch)
10/06/16

“Il nostro prototipo del caccia di sesta generazione volerà prima del 2025 e sarà ipersonico”. Ambiziose dichiarazioni quelle rilasciate alla TASS dall’United Aircraft Corporation.

Nonostante la Russia non abbia ancora reso operativo il suo caccia di quinta generazione, Mosca conta di far volare entro i prossimi dieci anni una piattaforma ipersonica.

Il nostro caccia di sesta generazione volerà prima del 2025 – spiega Vladimir Mikhailov, capo della Direzione degli aerei militari della United Aircraft Corporation - farà il suo primo volo, come abbiamo in programma, entro e non oltre due o tre anni dopo il 2020.

Dichiarazioni impossibili da confermare, ma dalla UAC precisano anche la fase di progettazione è ben avviata, con concept finale già validato.

"Sarà ipersonico, monoposto, invisibile al nemico, super-maneggevole, multifunzionale e realizzato con materiali compositi. Il velivolo sarà prodotto anche in variante senza pilota”.

Sappiamo che gli studi preliminari sul caccia di sesta generazione sono in corso sia negli Usa che in Russia, mentre l’asset ipersonico, oltre che costoso, impone ancora certi limiti tecnologici. Gli Stati Uniti, nonostante i progressi nell’apparato propulsivo per il regime ipersonico, non sono ancora in grado di produrre cellule di resistere a quel regime di volo a causa delle elevate temperature.

I russi, quindi, potrebbero aver scoperto un nuovo materiale? Questa domanda non può avere una risposta. Le dichiarazioni di Mikhailov, andrebbero comunque lette con una certa cautela.

Mosca, sta incontrando serie difficoltà nello sviluppo della sua prima piattaforma di quinta generazione. Il T 50-PAK FA, sebbene susciti un certo fascino nei voli promozionali, come quello in Crimea, è ben lungi dall’essere operativo. Sappiamo che in sei anni, i sei prototipi del T-50 hanno completato soltanto 700 voli di prova.

L’ultimo incidente noto di un T-50 risale al 10 giugno del 2014, quando uno dei due motori del quinto prototipo prese fuoco. Dalla Sukhoi dovettero sospendere la produzione del sesto prototipo ed utilizzare le componenti già realizzate per riparare il velivolo danneggiato. Nonostante i proclami ed una produzione di serie annunciata nel 2017 (era stata annunciata per la fine dell’anno in corso), l’Aeronautica russa ha ridotto l’ordine iniziale di sessanta T-50 ad una dozzina di piattaforme con modifiche implementate.

Tutti i caccia sono stati dotati di radar AESA e controllo vettoriale tridimensionale della spinta. Quando, un giorno, lo sviluppo del PAK-FA sarà completato, Mosca avrà un caccia formidabile. Il design è probabilmente abbastanza sofisticato se non simile per prestazioni a quello dell’F-22 Raptor (foto a dx). Se possa essere anche superiore questo è tutto da dimostrare. I russi pagano l’inesperienza con la tecnologia di quinta generazione, come l’integrazione tra i diversi sensori e l’approccio con il nuovo rivestimento stealth di cui il Pak-Fa è dotato. Potrebbero servire anni e miliardi di dollari.

Il T-50 si è alzato in volo per la prima volta il 29 gennaio del 2010 (privo, però, di parte dell’avionica come il radar ed i sistemi di gestione degli armamenti). I russi confermano che i Pak-Fa saranno costruiti in un numero compreso tra 800 ed i 1000 esemplari, esportazioni comprese. Per il T-50, si prevede un ciclo operativo di quarant'anni, con un costo stimato di 100 milioni di dollari a caccia.

Il T-50 rappresenta la prima esperienza per i russi con i materiali radar assorbenti (Ram), rispetto a quella trentennale maturata dagli americani con l’F-117.

Ma cosa sappiamo del caccia di sesta generazione? Dovrebbe essere una piattaforma in grado di raggiungere velocità ipersoniche, con una ridotta RCS, equipaggiato con armi ad energia laser, con capacità di hackerare i sistemi informatici nemici e con una struttura autorigenerante. Queste, idealmente, le specifiche per il Next Generation Tactical Aircraft o Next Gen TAC AIR.

Fantascienza? Il contrario. Basti pensare che sono in atto anche gli studi preliminari sulla settima generazione, immaginando specifiche di un contesto operativo distante almeno 60 anni.

(foto: Sputnik / Lockheed Martin)