Venezia, 30 luglio 1916, ore 10.00: Nazario Sauro imbarca sul sommergibile Pullino per la sua sessantaduesima azione di guerra. La missione prevede il forzamento del porto di Fiume - allora austriaco - e il siluramento di alcuni piroscafi impiegati dal nemico per rifornire la base di Cattaro attraverso i canali dalmati.
Tutti nella Regia Marina conoscono Nazario Sauro, se non personalmente, almeno per fama: ottimo marinaio, è il pilota esperto delle coste adriatiche in mano all’Austria.
Negli anni in cui ha comandato i piroscafi per le società di navigazione istriane (dal 1905 al 1914) ha studiato “con meticolosa diligenza, con paziente costanza, ogni punto, ogni insenatura, ogni corrente, ogni scoglio, ogni accidentalità, ogni sponda” del litorale istriano e dalmata al punto da redigere un personale portolano in cui ha registrato tutte quelle specifiche che le carte nautiche ufficiali austriache, per questioni di sicurezza, non riportano.
Nativo di Capodistria, “italianissima cittadina dell’Istria” - come diceva l’amico giornalista Stringari, è stato educato in famiglia “all’italianità”, e ha rafforzato poi questi suoi sentimenti patriottici frequentando il locale Circolo Canottieri Libertas, fucina di irredentisti.
Allo scoppio del primo conflitto mondiale, non volendo rischiare di indossare la divisa austriaca e desiderando, invece, di poter vestire quella italiana, si trasferisce a Venezia dove, da attivo interventista, studia la pianificazione di “sbarchi alla Pisacane”, ossia azioni che costringano l’Italia ad entrare nel conflitto.
Figura già nota al governo italiano per aver fornito utili informazioni durante la Guerra di Libia, viene reclutato dalla Regia Marina il 21 maggio 1915, pochi giorni prima della dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria. È un tenente di vascello “speciale”: la sua nomina gli giunge direttamente dall’ammiraglio Thaon di Revel che pone sul capo di Sauro “un berretto trigallonato”. A tutti gli effetti, però, è un ufficiale della Regia Marina, di cui veste la divisa d’ordinanza.
Il suo incarico è quello di condurre, anche in condizioni di estrema difficoltà, “ad occhi chiusi”, il naviglio italiano all’interno dei porti austriaci.
L’apporto di Sauro è giudicato prezioso dal capo di Stato Maggiore della Marina che lo impiega subito, fin dall’inizio delle ostilità.
Il 24 maggio, infatti, partecipa al forzamento della base di Monfalcone a bordo del cacciatorpediniere Bersagliere. In servizio sul Marco Polo (giugno 1915), sul sommergibile Jalea (agosto 1915 - foto a dx) e sull’Emanuele Filiberto (fino all’8 gennaio 1916), viola il porto di Sistiana il 7 dicembre 1915. Destinato alla torpediniera 4 PN, la notte del 15 gennaio 1916 dà grande prova di arguzia e perizia marinaresca nel recupero del piroscafo Timavo - bloccato dagli austriaci sull’Isonzo – di cui prende il comando e che conduce lungo il fiume sotto il tiro nemico. Il Timavo sarà destinato al servizio dragamine e, dopo la morte di Sauro, verrà a lui intitolato.
Il 26 maggio forza il porto di Trieste con la torpediniera 24 OS; il suo comandante, il tenente di vascello Gravina Manfredi, ricorderà come, in quella notte “oscurissima” e in quell’atmosfera “fosca, piovigginosa”, la riuscita della missione sia stata dovuta “alla nota pratica e alla coraggiosa serenità del pilota Sauro”, capace di orientarsi “nelle sfavorevolissime circostanze… entro l’anfiteatro uniforme e oscuro della conca di Trieste”.
Dopo l’incursione del 4 giugno con il sommergibile Atropo nel Quarnerolo, dove viene affondato il piroscafo austriaco Albanien, il 12 giugno 1916, a bordo del cacciatorpediniere Zeffiro (foto sotto), Sauro è protagonista della “Beffa di Parenzo”, una delle azioni “leggendarie” del primo conflitto mondiale.
Il 24 giugno forza il porto di Pirano con la torpediniera 19 OS e il 4 luglio entra nella rada di Fiume con il sommergibile Pullino, che colpisce il mercantile austriaco San Marco.
In tutte queste missioni, le prime del conflitto e, pertanto, particolarmente difficili, Nazario Sauro ha un ruolo fondamentale: egli conosce i luoghi, le persone, gli usi.
Grazie a lui, e a tutti gli altri irredenti arruolatisi nella Regia Marina, la strategia della guerra in porto può essere sperimentata fin dai primi momenti del conflitto. Sono le siluranti e i sommergibili con a bordo Nazario Sauro, Pietro Palese, Ernesto Giovannini che violano i porti nemici, anticipando le glorie dei Mas.
Il 30 luglio Sauro, decorato di Medaglia d’Argento al Valore Militare, torna come pilota sul Pullino, inviato a silurare nella rada di Fiume i piroscafi adibiti a trasporto truppe e rifornimenti. Il battello, forse a causa della corrente, s’incaglia sullo scoglio dell’isola della Galiola nel Quarnaro; riusciti vani i tentativi di disincaglio e distrutti i documenti segreti, l’equipaggio si allontana su una barca a vela requisita, mentre Sauro tenta di raggiungere la costa a bordo di una piccola lancia a remi. Catturato da una nave austriaca, viene condotto a Pola, processato e giustiziato per alto tradimento il 10 agosto 1916.
Consapevole della sua sorte, affronta il patibolo con fierezza e orgoglio gridando “Viva l’Italia”. Le ultime parole scritte, destinate alla consorte, sono per la sua famiglia e per la Patria a cui ha rivendicato di appartenere: “Cara Nina, insegna ai nostri figli che il loro padre fu prima italiano, poi padre e poi uomo”.
Decorato di Medaglia d’Oro al Valore Militare alla memoria, dal 1947 Nazario Sauro é sepolto nel Tempio Votivo del Lido di Venezia, dedicato a tutti i Caduti della Grande Guerra, e “la sua tomba è rivolta verso l’Istria, il mare Adriatico e la libertà per cui visse, lottò e morì” (Romano Sauro).