“Credo che la cosa più affascinante del mio viaggio sia stato il passaggio della convergenza antartica che segna il confine tra le acque polari e il resto degli oceani. Qui le temperature si fanno rigide, le condizioni meteo sempre più severe e in mare inizia a comparire il ghiaccio. Ma la cosa in assoluto più impressionante è stato vedere il progressivo sparire della notte con l’ultimo tramonto della traversata, durato mezz’ora, che ha creato uno scenario mozzafiato: la luna con la notte a destra e il sole e il cielo a sinistra. Notte e giorno tagliati a metà in corrispondenza della nostra rotta”.
Sono questi i ricordi che Armando Macali, biologo marino, ha della sua esperienza in Antartide. Lo scorso dicembre, infatti, prese parte alla XXXI spedizione italiana e a bordo dell’Italica, la nave rompighiaccio della Marina Militare, raggiunse la stazione Mario Zucchelli nella Baia Terra Nova per fare ricerca su particolari parassiti associati a organismi marini.
Ricordi che il ricercatore ha condiviso in una conferenza tenutasi a Roma presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare. “Un’esperienza unica e significativa, sia a livello professionale che umana – ha raccontato lo stesso Macali -. Un viaggio che in sette giorni avrebbe dovuto portarmi dalla Nuova Zelanda alla Baia Terra Nova e che invece è durato ben sedici giorni a causa delle condizioni meteo e marine avverse incontrate lungo la convergenza antartica. Un passaggio, quello della convergenza antartica, che si percepisce in maniera tattile: si abbassano le temperature e compaiono i primi ghiacci; progressivamente si ha la scomparsa della fase notturna a favore di quella diurna, e ci si rende conto che il sole non scende mai sotto l’orizzonte. Attraversare i ghiacci è la difficoltà maggiore. Riuscirci, rivedere la terra e trovare delle persone ad aspettarti è sicuramente una bella emozione”.
Una delle cose che sicuramente caratterizza l’Antartide è la sua biodiversità: qui la vita ha dovuto sperimentare tantissime soluzioni. Diversi, quindi, i settori e le linee guida delle varie missioni, così come la scelta del personale e la loro preparazione: ad analizzare questi aspetti, in conferenza, il prof. Paolo Nicolai, ricercatore ENEA, e il prof. Alberto Della Rovere, capo della spedizione italiana in Antartide. Entrambi hanno ripercorso la storia dell’Italia al Polo Sud, una storia che ebbe inizio nel 1985 con il PNRA – Programma Nazionale di Ricerche in Antartide. Oggi, il PNRA dispone di una Stazione costiera estiva, dedicata a Mario Zucchelli, per 16 anni responsabile dell’attuazione del programma, e di una permanente del plateau all’interno del continente antartico.
Diversi i contributi logistici, di supporto, organizzazione e ricerca offerti negli anni dalle Forze Armate. A raccontare la sua esperienza in Antartide anche il capitano di fregata della Marina Militare Paolo Dei che ha dichiarato: “i marinai si sono sempre distinti nelle spedizioni. La nostra Forza Armata oltre a offrire supporto logistico e operativo alle missioni, svolge un ruolo fondamentale attraverso l’acquisizione di dati idrografici per la produzione di cartografia nautica. L’Italia, infatti, nell’ambito dell’Organizzazione Internazionale Idrografica, con sede a Montecarlo, ha come compito la produzione di cartografia di una porzione del Polo Sud, dove abbiamo la base italiana, valida in tutto il mondo”.