300 contro 16: cosa accade quando un'orda terrorista vuole sopraffare forze speciali...

(di Tiziano Ciocchetti)
19/05/17

Le forze speciali russe, gli Spetsnaz, hanno guadagnato una straordinaria reputazione di efficienza e abilità; il loro nome deriva da una contrazione di spetsialnoye naznacheniya (di designazione speciale o di scopo speciale).

Ai tempi dell’Unione Sovietica gli Spetsnaz erano la migliore forza militare che i sovietici potessero schierare, uno status mantenuto anche con la Federazione Russsa.

A tal fine hanno costituito la punta di lancia negli interventi militari di Mosca: i reparti Spetsnaz sono stati l’avanguardia delle Forze del Patto di Varsavia nell’invasione della Cecoslovacchia nel 1968; durante la fase iniziale dell’invasione sovietica dell’Afghanistan, nel dicembre del 1979, squadre Spetsnaz hanno attaccato il palazzo presidenziale di Kabul (indossando uniformi dell’Esercito afghano), consentendo l’accesso a una squadra di agenti del KGB che aveva il compito di eliminare il presidente Amin.

I compiti degli Spetsnaz, nelle operazioni in Siria, sono essenzialmente di ricognizione in profondità, illuminazione di bersagli e azioni dirette.

All’inizio di questo anno un distaccamento di forze speciali russe, composto da 16 militari, è protagonista di un significativo fatto d’armi nella Provincia di Aleppo...

300 contro 16

Ricevute informazioni che miliziani di Al-Nusra – gruppo armato jihadista salafita – stanno implementando i loro attacchi nei confronti delle truppe governative in una zona della Provincia di Aleppo, un distaccamento Spetsnaz viene inviato per condurre un’operazione di ricognizione nonché di localizzazione di concentrazioni di miliziani, in modo tale da poter guidare un attacco aereo contro di essi.

Una volta giunti nella zona di operazione, i soldati russi individuano una serie di edifici occupati dal nemico, postazioni difensive, veicoli blindati e depositi di munizioni.

Le informazioni vengono comunicate al comando operazioni che provvede all’invio in zona del supporto aereo (CAS, Close Air Support). Nel corso dell'attacco vengono distrutti tre carri armati, una batteria di lanciarazzi, diversi lanciatori artigianali e due depositi di carburante.

Il giorno dopo la situazione muta, le posizioni russe cominciano ad essere oggetto di un massiccio fuoco di artiglieria. Le forze siriane, a causa di problemi di comando e controllo tra le varie unità inferiori, decidono di abbandonare la linea del fronte, lasciando gli Spetsnaz senza appoggio.

Un drone rileva la presenza di un shakhid-mobile, un veicolo con a bordo un attentatore suicida (VBIED), in avvicinamento.

La fortuna proprio non sorride ai terroristi: del distaccamento fa parte un operatore addetto al sistema ATGM (Anti-Tank Guided Missile), probabilmente un AT-14 Spriggan (secondo la terminologia NATO, foto apertura). Il veicolo suicida salta in aria ben prima dell'obiettivo... Il VBIED era un bulldozer ricoperto da 3-4 strati di acciaio, con della terra tra le intercapedini; di regola è seguito da un veicolo da combattimento BMP-1. Dopo aver preso posizione sul fianco destro del proprio schieramento, l’operatore dello Spriggan colpisce il BMP al primo colpo, l’esplosione che ne consegue è talmente potente da coinvolgere anche il bulldozer.

La situazione resta comunque precaria, gli Spetsnaz cambiano posizione.

Viene rilevata la presenza tra le fila dei miliziani jihadisti di numerosi sistemi anticarro di fabbricazione occidentale.

Nella successiva ora e mezza i russi eliminano un carro armato che sparava sulle loro posizioni da una collina. Verso sera, grazie ancora allo Spriggan, viene distrutto un camion che monta(va) sul cassone due cannoncini ZU-23 da 23mm.

In un solo giorno, un piccolo distaccamento di Spetsnaz ha respinto quattro attacchi portati con armi pesanti. Pur con una stima al ribasso, la forza attaccante non risulta essere inferiore alle 300 unità.

Quando i soldati russi riescono ad ispezionare il campo di battaglia, scoprono che i terroristi dispongono di ottimi equipaggiamenti: uniformi provenienti dall’estero, visori termici da fissare sugli elmetti, costosi kits medici, armi non solo di fabbricazione sovietica e cinese ma anche statunitense e israeliana.

Sopraggiunge la notte. Il comandante degli Spetsnaz ha già ordinato di minare gli ingressi alle loro posizioni. I guastatori si spingono fino a 500 metri dalle linee, sotto la copertura degli snipers. È dispiegato uno sbarramento difensivo composto da mine anti-uomo e anti-carro.

Il giorno seguente la situazione sembra tranquilla. Solo una breve parentesi: i bastardi tornano nuovamente all’attacco.

Per dare il bentornato si cominciano a far esplodere le mine. Diversi blindati saltano in aria, molti jihadisti concludono traumaticamente la propria esistenza.

A detta del comandante russo degli Spetsnaz è impossibile accertare il numero delle vittime nemiche.

Quando lo slancio dei terroristi termina, si lasciano le posizioni per ricongiungersi con i siriani.

Epilogo

Secondo il comandante del distaccamento, il non essersi ritirati e aver accettato battaglia, è stata una scelta ponderata in quanto i jihadisti non potevano alimentare attacchi continuati, inoltre il terreno offriva ampie possibilità difensive. In caso di ritirata, i terroristi avrebbero occupato una posizione estremamente favorevole dal punto di vista tattico, costringendo le forze governative ad uno sforzo dispendioso per riconquistarle.

Questo è un esempio del tipo di operazioni che gli Spetsnaz possono portare a termine, grazie alla loro flessibilità, addestramento e spirito di corpo rappresentano la perfetta sintesi del nuovo strumento militare che la Russia sta mostrando al mondo.

(foto: MoD Fed. russa / YouTube)