Morto Stanislav Evgrafovič Petrov, il militare che salvò il pianeta dall'olocausto nucleare

(di Matteo Acciaccarelli)
17/09/17

Il 26 settembre 1983 alle ore 00:14 locali nel bunker Serpuchov 15, alla periferia di Mosca, Stanislav Petrov, che oggi ricordiamo per la sua scomparsa, salvò il mondo. Come fece a salvare il mondo? Durante il suo servizio di monitoraggio dei siti nucleari americani, il sistema rilevò un’anomalia lanciando un allarme sinistro ed inquietante: dalla base nucleare di Malmstrom, Montana, era stato lanciato un missile diretto verso il territorio sovietico. Alla prima segnalazione ne seguirono altre quattro. Petrov, che era l’ufficiale addetto alla sorveglianza dei siti americani, non credette ai suoi occhi, perché nella sua mente era impossibile che gli Stati Uniti fossero arrivati a tanto. Il suo pensiero, infatti, fu quello di un errore nel sistema di allarme e preferì non segnalare ai suoi superiori l’accaduto.

Proprio qui Petrov salvò il mondo, fidandosi del suo fiuto di analista, non era possibile, come ha raccontato in una sua intervista al Corriere della Sera, che gli Stati Uniti avessero lanciato un solo attacco termonucleare contro l’Unione Sovietica. Non era quella la procedura d’attacco. Nel caso in cui, invece, al comando quella sera non ci fosse stato Petrov o se lo stesso tenente colonnello avesse avvertito i suoi superiori prima di accertarsi che fosse un errore, chissà se staremmo scrivendo o leggendo quest’articolo, perché la procedura era semplice: all’attacco statunitense sarebbe seguito un contrattacco nucleare sovietico, facendo così piombare il mondo in una guerra atomica, che non avrebbe lasciato nessuna nazione vincitrice al mondo, ma solo un mare di macerie e di morte.

Per il mondo e per l’umanità fu un miracolo che Petrov intuì il malfunzionamento del sistema, errore che venne poi accertato successivamente. Si era trattato di un raro evento astronomico che aveva allineato il Sole, la Terra e il sistema satellitare OKO, facendo riflettere la luce sulle nuvole cosa che ingannò il sistema di monitoraggio sovietico. La paura di aver sbagliato attanagliò Petrov, perché i minuti dall’allarme al momento in cui gli ipotetici missili avessero colpito il territorio sovietico furono lunghissimi e se l’errore fosse stato il suo, l’Unione Sovietica non avrebbe avuto modo di reagire al lancio missilistico statunitense.

La fortuna per il mondo e per lui fu che non si sbagliava, ma la sua intuizione fece nascere forti dubbi sulle tecnologie sovietiche e questo gli costo il congedo anticipato. Soprattutto, però, in Unione Sovietica e poi nella Russia il suo nome venne dimenticato alla svelta, non dando lustro all’importanza dell’uomo che salvò il mondo e che oggi è scomparso, a 78 anni, nella sua Fryazino, dove si era ritirato dopo gli anni di servizio nell’Armata Rossa.