13/05/2015 - E' atterrato alle 2:50 di questa notte all'aeroporto militare di Pratica di mare il C130 della 46^ Brigata Aerea dell'Aeronautica Militare con a bordo l'infermiere sardo affetto dal virus ebola.
In volo contro Ebola
Il 24 novembre 2014 si diffonde la notizia che Fabrizio Pulvirenti, medico italiano di Emergency che opera in Sierra Leone, è contagiato dal virus Ebola. La paura che una minaccia, fino a quel momento lontana, possa arrivare anche in Italia inizia a propagarsi. Nella notte il medico italiano viene rimpatriato dalla Sierra Leone con un velivolo dell’Aeronautica Militare appositamente allestito per il trasporto sanitario aeromedico in biocontenimento. Dopo 32 ore di missione viene trasferito all’ospedale Spallanzani di Roma, dove il medico italiano potrà essere curato e salvarsi.
Il trasporto aereo in biocontenimento rientra nel più ampio ambito del trasporto sanitario di urgenza ed è la capacità di trasportare di pazienti altamente infettivi, con contenimento fisico di batteri o virus, al fine di evitare infezioni accidentali e il conseguente contagio nella comunità circostante.
Nel trasporto sanitario d’urgenza, l’Aeronautica Militare mette a servizio della collettività, 24 ore su 24, la possibilità di trasferire in tempi brevissimi un paziente in pericolo di vita o un’equipe medica, con una preavviso di sole due ore. È un servizio fornito in coordinamento con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, gli Enti del Sistema Sanitario Nazionale e le Prefetture. Rientra nel trasporto sanitario di urgenza anche l’attività di Ricerca e Soccorso, tragicamente balzata alle cronache con l’incendio al traghetto Norman Atlantic del 28 dicembre 2014. Sono migliaia le ore di volo e le missioni svolte ogni anno dall’Aeronautica Militare per questo genere di attività; nel 2014 sono state oltre 977,30 le ore di volo e più di 673 le sortite nell’ambito del trasporto sanitario d’urgenza.
L’aumento dei viaggiatori intercontinentali che possono essere esposti a malattie contagiose endemiche in determinate aree geografiche, l’emergenza o il ripresentarsi di malattie infettive altamente trasmissibili e l’impiego di contingenti militari in aree a rischio sanitario, ha determinato l’esigenza di avere un sistema sicuro di evacuazione aeromedica che possa garantire la massima sicurezza del paziente, dei membri dell’equipaggio e del personale sanitario. L’Aeronautica Militare ha sviluppato dal 2005 tale capacità, acquisendo sistemi specifici di produzione britannica. Medici ed infermieri della Forza Armata sono stati inviati presso l’Istituto di Malattie Infettive dell’esercito americano per la specifica formazione, cui sono seguite numerose esercitazioni e la certificazione dei velivoli destinati al trasporto.
Il Team di Bio-contenimento AM
L’unità di biocontenimento è stata attivata presso l’aeroporto di Pratica di Mare (Pomezia). Il team che assicura una evacuazione sanitaria in biocontenimento è costituito da un Capo Team – il medico responsabile - un medico anestesista, almeno sei operatori tecnici di sanità ed una unità logistica. Il personale di queste unità, nella misura di circa 30 elementi, viene periodicamente addestrato e formato attraverso corsi ed esercitazioni cui partecipano, vista la valenza e la specificità di tali attività, anche operatori del Ministero della Salute. Gli ospedali di riferimento sul territorio nazionale ad alta competenza specialistica sono l’Istituto di Ricerca e Cura per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma e l’Ospedale Luigi Sacco di Milano. La scelta di ricovero e destinazione del paziente è di competenza del Ministero della Salute. Il trasporto in biocontenimento prevede l’isolamento del paziente infettivo in specifici “isolatori” a pressione negativa ed il trasporto su velivoli appositamente allestiti. Di seguito gli equipaggiamenti impiegabili per il trasporto aereo in biocontenimento.
Gli isolatori in senso lato sono costituiti da un telaio (rigido o semi rigido), da un involucro in PVC che permette l’osservazione e trattamento del paziente in isolamento, da un motore alimentato a batterie che consente di mantenere all’interno una pressione negativa e da filtri ad alta efficienza che impediscono in entrata ed uscita il passaggio di microparticelle potenzialmente infette.
Gli isolatori per il trasporto aeromedico in biocontenimento, detti ATI ed N36, sono certificati per i velivoli militari C-30J, C-27J e KC-767 ed è in corso l’iter di certificazione per l’AIRBUS A-319 CJ. Gli isolatori N36 sono certificati per gli elicotteri militari AB-212 e AW-139. Al momento è tecnicamente possibile effettuare il trasporto a lungo raggio di due pazienti sullo stesso velivolo con i sistemi ATI, ma si tratta di una eventualità remota, per la complessità del sistema e la disponibilità di personale specializzato.
Dal mese di novembre è attivato presso l’aeroporto di Pratica di Mare un campo di isolamento temporaneo per la gestione di militari provenienti da aree a rischio Ebola. Il campo definito “Castrum” è costituito da tenda in alto isolamento, alloggi per i contatti in sorveglianza sanitaria sino a 200 persone ed una stazione di decontaminazione per uomini e materiali. Il 18 e il 19 dicembre 2014, si è tenuto presso l’Infermeria Principale dell’Aeronautica Militare di Villafranca (Verona) il primo corso rivolto a medici e operatori sanitari del Servizio Sanitario Nazionale che vengono chiamati ad effettuare i trasporti a breve raggio dei pazienti ad alto rischio infettivo (ebola o da altre malattie diffusibili). Nei primi mesi del 2015 si è tenuto il primo corso per la gestione ed il trasporto dei pazienti altamente infettivi a favore di una delegazione straniera, la Royal Netherlands Air Force, che ha manifestato l’intenzione di acquisire le competenze e le capacità necessarie per gestire situazioni di trasporto in alto biocontenimento.
Prima del caso del medico italiano di Emergency affetto da Ebola, il sistema di trasporto aeromedico in biocontenimento è stato impiegato in almeno 10 missioni operative di trasporto di pazienti altamente contagiosi, tutti in ambito nazionale. Tra questi il primo caso di un paziente affetto da tubercolosi cavitaria contagiosa resistente ad ogni trattamento farmacologico risale al gennaio 2006. Successivamente sono stati trasportati altri pazienti, alcuni affetti dallo stesso tipo di tubercolosi, un paziente affetto da sospetto caso di febbre emorragica di Congo-Crimea, un caso di febbre di Dengue, sino all’ultimo caso sospetto di Monkeypox nel giugno 2014.
Fonte: Aeronautica Militare