16/06/2014 - Per le strade e sui social network, i palestinesi stanno esprimendo il loro sostegno ai terroristi che hanno rapito i tre giovani israeliani. Pianificazione, lucidità, strategia. Il rapimento dei tre studenti israeliani, avvenuto giovedì scorso, conferma purtroppo quanto da noi ipotizzato alcune ore fa.

Non siamo davanti ad un episodio isolato, ma a qualcosa di pianificato a tavolino da menti di prim’ordine. C’è anche una componente di intelligence in questo rapimento che denota una profonda conoscenza della tattica militare non convenzionale.

Il “cattivo”, nell’immaginario occidentale comune, è sempre idealizzato come un personaggio sporco, arrabbiato, vestito di stracci, con la barba incolta e con equipaggiamento sovietico.

I buoni, invece, sono sempre immaginati in inferiorità numerica, ma dotati di ogni mezzo super tecnologico. I buoni sono sempre più furbi, più intelligenti ed in grado di farla sempre franca grazie alla superiore preparazione occidentale. Questo forse è quello che hanno sempre voluto far credere i film.

Quello che stiamo vivendo con la tragedia dei tre ragazzi israeliani, denota un apparato di tutto rispetto, con soggetti addestrati alla guerriglia non convenzionale e che stanno mettendo sotto scacco uno degli eserciti più tecnologici e letali del pianeta.

E con il termine guerriglia, non dobbiamo mica pensare al solito esplosivo ricavato all’interno di una lattina di coca cola, ma alla capacità di piegare il nemico anche senza esplodere un colpo e cioè minando la sua integrità psicoemotiva.

Subito dopo il rapimento di giovedì scorso, molte organizzazioni terroristiche in Medio Oriente hanno elogiato il rapimento, esortando i palestinesi in Giudea e Samaria ad ostacolare gli sforzi dell'IDF per individuare i ragazzi.

Alti funzionari di Hamas (che vigliaccamente non ha ancora rivendicato l’azione) e della Jihad islamica palestinese hanno chiesto il sequestro di un numero maggiore di israeliani, così da scambiarli con i prigionieri tenuti nelle prigioni di Tel Aviv.

Gli studenti dell’università in Birzeit, hanno distribuito dolci per celebrare il rapimento dei tre adolescenti israeliani. Altri palestinesi, hanno consegnato caramelle per le strade, lodando i terroristi sui social network.

Le locandine che vedete sono state rilasciate dai servizi segreti israeliani e mostrano la propaganda palestinese subito dopo il rapimento dei tre studenti.

La “campagna” di sostegno ha preso il via venerdì scorso ed è chiaramente stata pianificata.

Migliaia di palestinesi hanno addirittura cambiato la foto del proprio profilo Facebook, con un’immagine raffigurante tre dita: rappresentano i ragazzi rapiti.

Fumetti e cartoni animati con protagonisti i tre ragazzi rapiti, sono diffusi tra i più giovani a tutte le ore del giorno.

Un sistema del genere non può di certo essere stata orchestrata dentro una caverna e in poche ore.

Questa strategia del terrore è un chiaro esempio di guerriglia non convenzionale.

Hamas non ha ancora rivendicato il rapimento, ma è ormai questione di ore. In totale sono 150 i presunti terroristi arrestati.

In Israele, intanto, monta la rabbia. I tre sfortunati studenti potranno o meno ritornare in patria da vivi o morti, ma adesso, l’intero mondo teme la vendetta di Israele.

Al di là di quanto si possa nascondere all’opinione pubblica internazionale addormenta dai mondiali in Brasile, in Medio Oriente si sta rischiando la guerra su larga scala.

L’atteggiamento di Hamas è chiaro: scatenare Israele nel tentativo di isolare l’intera nazione, accusandola poi di genocidio contro la popolazione inerme. Una tecnica ben nota, ma è una partita che se giocata non decreterà vincitori.

Proprio poche ore fa, alcuni missili sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza a sud di Israele. Il sistema Iron Dome ha intercettato i razzi.

La controffensiva psicologica israeliana è già iniziata. Sui social network, migliaia di israeliani hanno iniziato a cambiare la propria immagine del profilo con quella di un leone che vedete nella foto.

Un leone messo alle strette, pronto a lanciarsi in un ultimo mortale attacco.

L’opinione pubblica israeliana vuole vendetta.

L’esercito, intanto, nei comunicati ufficiali inizia a postare un’altra terribile frase “Nessun terrorista palestinese sarà più al sicuro, niente potrà fermare il braccio armato di Israele”.

Franco Iacch

(Nota per l'immagine d'apertura: Nel 2011, per la liberazione di Gilad Shalit, gli israeliani consegnarono 1027 prigionieri palestinesi - 1 Shalit = 1027 prisoners - La stessa unità di misura invocata per la liberazione dei tre giovani studenti - 3 Shalits = 3081 prisoners - 1027 prigionieri palestinesi per un ostaggio israeliano, 3081 per tre ostaggi)