27/01/2015 - Le forze speciali canadesi hanno risposto al fuoco contro lo Stato islamico in Iraq e Siria in tre episodi diversi. La conferma arriva direttamente dal Joint Operations Command canadese.

Fino a poche ore fa si aveva notizia di un solo contatto, avvenuto due settimane fa, tra i reparti speciali canadesi ed i miliziani dell'Isis.

Nello scontro, confermato direttamente dal generale Michael Rouleau, comandante delle forze speciali canadesi, le teste di cuoio hanno eliminato le postazioni nemiche grazie al fuoco di copertura dei cecchini posti a protezione del convoglio. Quest'ultimo, che trasportava anche alcuni alti funzionari iracheni, è stato raggiunto da alcuni colpi di mortaio. Il commando di scorta, elementi della Joint Task Force 2 e del 427° Special Operations Aviation Squadron, in pochi secondi è passato al contrattacco eliminando la minaccia.

Due episodi simili si sono verificati la scorsa settimana ed in entrambi i casi, i reparti speciali canadesi, “sempre agendo per autodifesa”, hanno risposto al fuoco, neutralizzando la minaccia. Nessun soldato canadese è rimasto ferito.

Secondo la Combined Joint Task Force, che coordina la missione della forza internazionale in Iraq, il Canada è l'unico paese della coalizione i cui soldati sono stati coinvolti in scontri a fuoco.

Tutti i soldati della coalizione – commentano dalla Combined Joint Task Force - hanno il diritto di auto-difesa e prenderanno tutte le misure appropriate per rispondere alle minacce individuate.

Il Pentagono, intanto, continua a smentire scontri a fuoco tra il personale statunitense ed i fondamentalisti dell'Isis, mentre lo scorso novembre, la Gran Bretagna ha confermato di aver schierato i propri SAS in Iraq in missioni di ricognizione. Pochi giorni dopo, il governo di Londra ha confermato le missioni hunter killer dei SAS e l'operazione dei “Sessanta”.

Tattiche di controguerriglia

Tre contatti in due settimane. Questa la versione ufficiale del governo di Ottawa in merito agli scontri a fuoco tra le proprie teste di cuoio, ufficialmente schierate per addestrare le truppe del luogo ed i miliziani dell’Isis. Probabilmente, però, la versione ufficiale cela la reale missione dei canadesi.

Nel commentare i tre contatti, il Joint Operations Command canadese non parla mai di “scontro” ma di “risposta al fuoco”. Contesti operativi anomali per i reparti speciali che, solitamente, agiscono secondo schemi asimmetrici.

Nei comunicati ufficiali si parla di “scorta ai convogli”, ma se non fosse così?

Al momento speculazioni (probabilmente resteranno tali anche se i governi occidentali lodano le proprie teste di cuoio, cosa che purtroppo non accade in Italia), ma prendiamo l’esempio dei SAS britannici. Inizialmente schierati come osservatori, gli uomini di Sua Maestà hanno iniziato a compiere vere proprie missioni di caccia all’uomo, portando la media dei bersagli eliminati ad una dozzina a settimana. Esempio, quest’ultimo e se mai ce ne fosse bisogno, per spiegare le operazioni delle teste di cuoio che si discostano radicalmente da quelle svolte dalle truppe regolari.

E se i reparti speciali canadesi stessero proprio adottando una nuova tecnica contro il nemico, simulando convogli indifesi e truppe regolari male addestrate per provocare il nemico?

Del tutto campata in aria questa ipotesi o potrebbe essere la realtà?

Sappiamo che il primo contatto è avvenuto due settimane fa. I terroristi hanno attaccato un convoglio a pochi chilometri dalla zona controllata dall’Isis, credendo fosse una facile preda, con mortai e mitragliatrici pesanti. Purtroppo per loro, quella facile preda era in realtà un convoglio pesantemente corazzato, armato fino ai denti e protetto esclusivamente da elementi dei reparti speciali. La minaccia è stata azzerata senza perdite.

Altri due contatti la scorsa settimana con dinamiche che sembrano le medesime: fingersi indifesi, attirare il nemico e scatenare tutta la potenza di fuoco a disposizione. Se così fosse, siamo davanti ad una vera e propria operazione di controguerriglia portata dai reparti speciali occidentali contro l’Isis con procedure totalmente diverse da quelle convenzionali e contro cui non c’è scampo.

Dopo il “terrore” portato dai SAS (eliminazione notturna di bersagli, imboscate), i canadesi potrebbero aver adottato la tecnica dei “lupi travestiti da pecore”.

Reparti Speciali ufficialmente schierati contro l'Isis

Tutti i reparti rientrano nella Task Force Black anche se ogni corpo agisce in modo del tutto autonomo e con regole di ingaggio asimmetriche e non convenzionali.

USA: Navy Seal/Delta Force/Tier 1
La missione prioritaria dei reparti speciali americani è quella di scardinare la struttura di comando Isis. I gruppi agiscono in missioni di contro guerriglia, imboscate, eliminazione bersagli di alto profilo, caccia all'uomo. Fallite alcune missioni per liberare ostaggi.

Gran Bretagna: SAS
Diverse squadre di SAS sono state schierate da mesi in Iraq. Scopo prioritario è quello di seminare il panico tra i terroristi, agendo esclusivamente di notte. Agiscono da una base segreta nel deserto definita inespugnabile, l'Area 51 irachena. Formato il gruppo dei “Sessanta” con lo scopo di portare a Londra la testa di John il Jihadista.

Francia: Legione Straniera
Non c'è mai stata guerra in cui la Legione Straniera non sia scesa in campo per difendere Parigi. Il contesto iracheno è il perfetto habitat dei legionari del deserto che hanno ricevuto l'ordine di vendicare “La Strage di Parigi”.

Canada: Joint Task Force 2 / 427° Special Operations Aviation Squadron
I commando del Joint Task Force 2 e del 427° Special Operations Aviation Squadron sono stati schierati a sostegno delle forze speciali della coalizione. Tre scontri a fuoco contro i jihadisti in due settimane. Numerosi bersagli abbattuti, nessuna perdita.

Australia: Special Air Service Regiment
Due squadroni della SARS (200 uomini) sono stati schierati in Iraq lo scorso novembre, ufficialmente con il compito di fornire assistenza alle milizie locali. Non si hanno notizie di scontri a fuoco. I SARS sono il terrore dei fondamentalisti per la loro conoscenza del terreno e per le numerose esperienze sul campo. Operano in Iraq fin dal 2003 in operazioni di contro-insurrezione ed in missioni ombra.

Olanda: Korps Commandotroepen
Imminente il rischieramento di due squadre del Korps Commandotroepen, i reparti speciali dei Paesi Bassi esperti nella guerriglia non convenzionale.

Italia: Task Force 45
Attivi da circa tre settimane, gli uomini della Task Force 45 (unità italiana che ufficialmente non esiste) sono stati schierati alle dirette dipendenze della Combined Joint Task Force nella città di Arbil, nel Kurdistan iracheno. I 50 elementi della TF45 dovrebbero fungere da “moltiplicatori” per le truppe locali ed utilizzati in missione di ricognizione.

Franco Iacch

(foto: Canadian Army)