10/02/2015 – La US Navy ha staccato un assegno da 302 milioni dollari alla Charles Stark Draper Laboratory Inc. per la riparazione e la manutenzione dei missili nucleari Trident-II D5. E’ quanto comunicano dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
L’appalto alla Charles Stark Draper Laboratory Inc. prevede il totale supporto per i missili di sesta generazione in dotazione alla US Navy.
Nello specifico, oltre alla manutenzione, riparazione, ricertificazione dei missili e controllo rilascio testate, ai Trident sarà implementato l’intero pacchetto dati (software, algoritmi, sensori, giroscopi ed accelerometri) del sistema di guida MK6 LE che andrà a sostituire il precedente risalente agli anni ‘80. Nel contratto, non sono previsti i testi di prova in volo.
La flotta dei sottomarini balistici USA è composto da 14 sottomarini armati con i Trident che attualmente trasportano circa 1.000 testate. La produzione dei D5 è al momento fissata a dodici missili l’anno.
Stati Uniti e Gran Bratagna, intanto, continuano gli studi per la creazione di una nuova classe di sottomarini lanciamissili balistici. L’obiettivo è quello di sostituire gli Ohio americani (foto sotto) ed i Vanguard inglesi.
Le nuove specifiche prevedono tubi missilistici e sistemi di accompagnamento che dovranno essere utilizzati per lanciare i successori degli attuali Trident II / D5, utilizzati da Stati Uniti e Gran Bretagna.
La nuova classe di sommergibili dovrà trasportare 16 tubi di lancio ciascuno, in contrapposizione agli attuali 24 degli “Ohio”. Ogni tubo, poi, dovrà avere un diametro che passerà dagli attuali due metri e ventuno centimetri ai tre metri e quattro centimetri, con la capacità di lanciare ordigni nucleari e non.
Gli Stati Uniti hanno bisogno di nuovi sottomarini SSBN. Gli “Ohio”, unica classe americana a svolgere pattugliamento con armamento nucleare, cominceranno ad andare in pensione al ritmo di uno all’anno, a partire dal 2029 quando, cioè, raggiungeranno la fine della loro vita operativa di 42 anni. La Gran Bretagna, invece, basa il suo deterrente nucleare sulla classe “Vanguard”. Il nuovo comparto missilistico, necessariamente, sarà costruito intorno alla missione di deterrenza nucleare, in quanto rimane il suo obiettivo primario. E 'improbabile, però, che questo rimanga l’unico scopo. Infatti, alcuni “Ohio” sono stati convertiti, per esempio, per supportare le forze speciali americane. Allo stato attuale, anche la Francia e la Russia, stanno già lavorando sui successori degli attuali sistemi di missili balistici lanciati dai sottomarini. Ad oggi, i classi “Ohio” in navigazione per il globo sono 18. Quattro di essi, l’Ohio, il Michigan, il Florida ed il Georgia, sono stati riconvertiti nel 2003 per lanciare missili Tomahawk.
I dettagli tecnici ufficiali della prossima generazione di sottomarini balistici a propulsione nucleare sono contenuti in tre volumi da 100 pagine redatti dalla Marina USA che ha anche richiesto 159 nuove specifiche.
Le direttive stilate nel programma “Ohio Replacement Submarine” per il nuovo SSBN-X parlano di una lunghezza identica alla classe “Ohio” originale, ma con otto tubi lanciamissili in meno rispetto ai “boomers” attualmente in servizio. I nuovi battelli dovranno restare in servizio per 42 anni. La Marina americana punta comunque a realizzare il più grande sottomarino del proprio arsenale, con un dislocamento di 20 mila tonnellate: quasi la metà del “Typhoon” sovietico (circa 45 mila tonnellate) e la medesima del nuovo “Borey” russo.
L’SSBN-X, frutto di sessanta milioni di ore di progettazione, sarà armato con sedici missili intercontinentali Trident II D5 LE (life-extension). I missili, dotati di un nuovo sistema di guida, resteranno in servizio fino al 2042. Il servizio operativo attuale dei 14 “boomers” costa alla Marina USA 110 milioni di dollari. I nuovi battelli dovranno, obbligatoriamente, avere un costo di 4,9 miliardi di dollari a scafo (quasi il doppio di un Ohio con un costo finale di 2,9 miliardi di dollari). Missione, quella di ridurre i costi tutt’altro che facile. Basti pensare che il capofila degli ‘X’ costerà dodici miliardi di dollari. La Marina, pochi mesi fa, ha previsto una spesa media di 5,36 miliardi a battello che scenderà, una volta avviata la produzione, a 4,9 miliardi di dollari a scafo. Il costo totale del ciclo di vita di tutti i dodici sottomarini di nuova generazione è fissato a 347 miliardi dollari. Cifre ovviamente smentite dal Congressional Budget Office che nell’ottobre del 2013 ha stimato in 87 miliardi di dollari i soli costi di approvvigionamento ed in oltre 100 i miliardi di dollari per il costo totale di sviluppo (tra cui la ricerca e lo sviluppo).
Ad ogni modo, il tempo stringe considerando che gli Ohio, cominceranno ad andare in pensione al ritmo di uno all’anno dal 2029. Ogni battello avrà raggiunto i 42 anni di servizio.
Questo significa che il primo ‘X’ dovrà essere messo in produzione entro il 2019, con test in mare previsti nel 2026 e primo servizio deterrente tra il 2029 ed il 2031. Tuttavia queste stime sono assolutamente ottimistiche, considerando che la Marina USA ha già annunciato che l’intero programma è in ritardo di due anni. I dodici battelli garantiranno il servizio deterrente strategico nucleare della Marina con dieci sottomarini ‘X’ sempre operativi e disponibili in qualsiasi momento e due in manutenzione.
La nuova forza SSBN trasporterà circa il 70 per cento delle testate nucleari degli Stati Uniti, consacrando la Marina a punta di lancia della triade strategica e ponendo in secondo piano i bombardieri ed i missili balistici intercontinentali.
L’entrata in servizio dei nuovi “X” si sovrappone, inevitabilmente, con un’altra importante spesa del Pentagono per il nuovo bombardiere a lungo raggio che dovrebbe entrare in servizio proprio nel 2020 e per cui sono stati già stanziati 81 miliardi di dollari. Senza considerare, infine, che sarà necessario investire parecchio denaro per la progettazione di un nuovo ICBM e per mantenere in servizio il Minuteman III.
Verosimilmente, gli USA non riusciranno a ricostruire la nuova triade nucleare contemporaneamente, dando probabilmente priorità ai sottomarini e dopo all’aeronautica. Senza dimenticare, infine, che il programma SSBN-X potrebbe assorbire un terzo del budget totale della Marina per il 2020/2030, riducendo la capacità di acquistare altre navi e modernizzare la flotta.
Tra le soluzioni prospettate per abbattere i costi ed evitare di rallentare altri programmi analoghi, l’acquisto di un SSBN-X ogni due anni, così da provare a ridurre l’impatto del programma sui fondi disponibili per altre navi o la creazione di un fondo specifico, cosi come avvenuto per la difesa missilistica.
In un rapporto del 2011, l'Ufficio Gestione e Bilancio (OMB) suggerì alla Marina di ridurre il numero degli ‘X’ (da dodici a dieci), portando a venti i tubi di lancio su ogni sottomarino. Questo avrebbe fatto risparmiare almeno sette miliardi di dollari. Un altro rapporto del 2013 a cura dello Stimson Center suggeriva la riduzione della flotta degli ‘X’ (da dodici a dieci), ma con la stessa capacità di lancio di sedici missili a sottomarino. In questo modo, la Marina avrebbe risparmiato subito un miliardo di dollari ed altri dieci nel prossimo decennio. In un altro rapporto del Congressional Budget Office del 2013 si analizza la possibilità di ridurre la flotta dei nuovi sottomarini ad otto battelli. Il risparmio ammonterebbe a 15,7 miliardi di dollari per il 2015-2023 ed altri quaranta nel decennio successivo. Secondo gli studi effettuati, una forza di otto sottomarini rappresenterebbe una potente forza deterrente e la capacità di avere in navigazione un ottimale numero di missili per il First ed il Second Strike.
Franco Iacch
(foto: US Navy / General Dynamics)