18/02/2015 - Non stiamo valutando alcun intervento militare in Libia, dove la decapitazione di ventuno cristiani copti ad opera dei militanti dell’Isis ha suscitato sdegno e la richiesta di una risposta internazionale forte.

Non si è fatta attendere la versione ufficiale della NATO in merito alla questione libica.

Non c'è alcuna opzione militare - ha detto un portavoce dell’Organizzazione poche ore fa - tuttavia gli alleati si consultano regolarmente sugli sviluppi e sulla sicurezza in Nord Africa ed in Medio Oriente. Seguiamo gli eventi nella regione da vicino.

“Gli italiani? Hanno chiesto una risposta militare internazionale”

Secondo quanto riportato dalle testate americane, “alti funzionari in Italia, che dista sole 200 miglia dalla Libia, hanno chiesto una risposta militare internazionale. Alcuni hanno espresso il timore che i militanti possano mescolarsi con i rifugiati in fuga verso l'Italia”.

La questione è delicata per l'Alleanza occidentale, accusata di essere stata la responsabile del caos attuale dopo i sette mesi di bombardamenti della campagna in Libia avviata 2011.

“Non penserete davvero di entrare nel palazzo della Wehrmacht, dopo aver ucciso Hitler ed annunciare la fine della guerra”.

Molti di voi avranno visto sicuramente qualche documentario o film sull’Operazione Valchiria, protocollo di sicurezza a difesa della Germania nazista. Tralasciando gli aspetti puramente storici, Valchiria nacque per assicurare e proteggere il regime da un colpo di stato o da un attacco esterno contro le figure principali. In poche parole: Valchiria era stata pensata e strutturata per garantire la vita al Reich anche dopo l’eliminazione dei gerarchi, assicurando tutti i comandi e la continuità del governo.

La storia insegna, ma a volte la si ignora. Per la Libia, infatti, si è preferito soltanto eliminare Muammar Gheddafi e trasformare una nazione produttrice di petrolio in uno stato praticamente fallito. Il governo di transizione libico, infatti, è riconosciuto a livello internazionale, ma non dal popolo. E proprio nel vuoto di potere creato dal conflitto tra le milizie ed i gruppi militanti islamici come Ansar al-Sharia, si è insinuato lo Stato islamico.

Anche oggi, l’aviazione egizia continua a bombardare le postazioni dell’Isis, ma solo uno sprovveduto può davvero pensare di sconfiggere lo Stato Islamico con gli attacchi aerei. Senza un’invasione di terra, il problema libico resterà. Invasione che, ad oggi, gli USA (ovviamente a loro sarebbe demandato il compito di invadere) non vogliono intraprendere in alcun modo. L’unico paese che ad oggi, si è detto pronto ad inviare una potente forza d’assalto terrestre è stata la Russia, in soccorso all’Egitto. Invito rimasto in sospeso in attesa di sviluppi. Perché gli attacchi aerei, contro un nemico asimmetrico e che non presenta catene di comando fisse, ne roccaforti come sedi del potere, valgono a poco. L’Isis non è una Maginot e quella che si sta combattendo non è una guerra di posizione.

Al di là dell’attuale aspetto geopolitico, l’Occidente è responsabile di quanto sta avvenendo in Libia per non aver adottato le misure sufficienti dopo la caduta del Rais per ricostruire la Libia così come avvenuto nelle operazioni di nation-building in Iraq ed Afghanistan.

L’aspetto militare poi. Il popolo libico, già una volta abbandonato dall’Occidente che non ha previsto l’inevitabile nascita di gruppi armati dopo il vuoto di potere, soffrirebbe oltremodo per l’ennesima guerra su larga scala che l’Occidente potrebbe (ma non lo farà) intraprendere.

Gli Stati Uniti, ad oggi, concentrano gli sforzi per la riconciliazione politica in Libia piuttosto che alla guida di una risposta militare nel paese.

L’invito italiano per l’ennesimo bombardamento NATO (portato dagli Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna) è stato rispedito al mittente.

Franco Iacch

(foto: NATO)