26/02/2015 - L'intervento russo in Ucraina avrebbe dovuto innescare un’inversione di tendenza per la NATO, ma la preoccupazione espressa dai paesi membri dell’Alleanza non si è riflessa nella spesa per la Difesa che, anzi, in alcuni casi, è in diminuzione. E’ quanto emerge da una relazione ufficiale pubblicata poche ore fa negli Stati Uniti.
Mentre alcuni paesi, in particolare quelli che si sentono minacciati direttamente dalla Russia, come la Polonia e la Romania, hanno iniziato gradualmente ad aumentare la spesa per la Difesa, i principali Stati membri, come la Germania e il Regno Unito continuano a tagliare fondi, sollevando seri dubbi sullo stato di prontezza operativa della NATO.
In realtà, sia l'Ucraina con lo spauracchio di scenario bellico moderno, ma convenzionale, sia lo Stato Islamico ed il suo contesto prettamente asimmetrico, rappresentano minacce molto reali per la sicurezza europea e per la NATO.
La storia, come si sa, non è gentile con le nazioni che trascurano la propria difesa. Proprio la NATO fonda la sua autorità sulla presenza degli Stati Uniti.
Valutare la stessa Organizzazione senza il supporto americano, sarebbe impossibile perché, ad oggi, ci si chiede quale sia la reale capacità militare dei paesi membri.
In realtà, il contributo europeo nella NATO non è mai stato pensato come militare, bensì come un supporto logistico per la presenza in Europa degli Stati Uniti.
Analizzando poi la spesa militare, ci si rende conto di quanto l'Europa si sia ‘coccolata’ negli anni, lasciando la prima linea agli americani.
I membri europei della NATO contano circa 230 milioni di persone in più rispetto agli Stati Uniti, con un prodotto interno lordo combinato che è leggermente superiore a quello americano.
Eppure le nazioni europee spendono solo il 37 per cento degli Stati Uniti per la difesa: 270 miliardi di dollari contro 735.
Nel 1990, subito dopo la caduta del muro di Berlino, le nazioni europee spendevano circa il 60 per cento di quello che gli Stati Uniti investivano nella spesa militare: 186 miliardi dollari (Paesi NATO) contro i 306 miliardi di dollari (USA).
Lo scorso settembre, durante il summit della NATO che si è svolto in Galles, è emerso un dato comune alla maggior parte dei paesi membri dell’alleanza: il deterioramento delle forze armate e l'esigenza di ritornare ad investire nella spesa militare.
Ogni paese membro della NATO avrebbe dovuto investire il 2 per cento del PIL per la difesa, un obiettivo che, al 2013, è stato raggiunto soltanto da quattro delle 28 nazioni europee alleate, anche se la Francia e Turchia sono vicine a raggiungere quell’obiettivo.
Gli Stati Uniti investono in media il 4,4 per cento del proprio PIL. Le nazioni europee mediamente l’1,6 per cento.
Non migliora la situazione nei paesi non appartenenti alla NATO. Basti pensare che l'Austria, da quest'anno, ha tagliato il numero dei piloti da caccia, venduto parte dei propri carri armati e ridotto il personale militare con una spesa fissata allo 0,5 per cento del PIL. L'Austria, quindi, per garantire la propria sicurezza si affida alla vicinanza degli altri paesi.
E’ anche vero che la soglia del 2 per cento è chiaramente ipotetica. Ideale, per certi versi, ma solo in un paese con una forte economia.
Il problema è che Stati Uniti, Regno Unito e Francia hanno incoraggiato le nazioni europee a costruire forze orientate verso missioni di proiezione come in Afghanistan, con l'invio di truppe lontane dai confini nazionali. Convogliando i fondi in questa direzione, la spesa militare interna è diventata opzionale.
La Germania è forse il miglior esempio di quanto stia avvenendo. La nazione più popolosa d'Europa, con la sua forte economia, spende una miseria nella Difesa.
Basti pensare che un recente studio interno ha concluso che “l'esercito tedesco è teoricamente pronto".
Neppure le forze armate del Regno Unito, navigano in buone acque.
La Polonia, alleato della NATO, è stata l'unica nazione europea con un forte programma di spese militari. I polacchi ricordano ancora l'orrore dell'aggressione russa in Georgia nel 2008. Ad oggi la Polonia, sede dei futuri missili intercettori dello scudo, dispone di uno degli eserciti più moderni d'Europa con una forza corazzata impressionante (circa 400 carri armati operativi e 250 in riserva).
Solo per fare un esempio. A partire dal 2018, i polacchi produrranno in serie il carro armato stealth ‘Pl-01’ (foto a dx), interamente realizzato in casa. Ben altra storia, rispetto alle cariche della cavalleria polacca (foto apertura) che nella seconda guerra mondiale si scontrò con i panzer tedeschi.
Franco Iacch