26/02/2015 - Il boia dello Stato Islamico, responsabile di aver decapitato diversi ostaggi stranieri è stato identificato dai servizi segreti di Sua Maestà: si chiama Mohammed Emwazi, nato nel Kuwait, ma cresciuto nella zona ovest di Londra. Emwazi, 27 anni è cresciuto in una famiglia benestante.
Si è laureato presso l'Università di Westminster, con una tesi in programmazione informatica.
I servizi segreti britannici, lo avevano già identificato e dato ordine alla SAS di riportare la testa in patria, di quello che è tristemente noto come “John il Jihadista”.
Adesso la decisione, assunta poche ore fa, di diramare l’identità del boia.
Secondo le informazioni raccolte dalla CIA e dall’MI6, Mohammed Emwazi avrebbe raggiunto la Siria nel 2012 per l’indottrinamento sul campo. Pochi mesi dopo sarebbe diventato il boia, protagonista di quei video che tanto sdegno hanno provocato nell’Occidente.
La sua prima apparizione risale allo scorso mese di agosto, quando decapitò il giornalista americano James Foley (foto apertura).
Secondo l’analisi computerizzata effettuata sugli altri video (timbro vocale, movenze, cadenza, pulsazioni, altezza, impronte, mappatura fisiologica, colore della pelle e peso indicativo), Emwazi avrebbe poi giustiziato il giornalista americano Steven Sotloff, l’operatore umanitario britannico David Haines, il tassista inglese Alan Henning e l’operatore umanitario americano Peter Kassig.
In ogni video, l'uomo appare vestito con un abito e con un passamontagna nero che lo ricoprono integralmente, ma non i suoi occhi e la parte superiore del naso.
Fin dal primo video, il boia ha svelato alcuni indizi. Il suo marcato accento britannico, nei video in cui schernisce le potenze Occidentali prima di trucidare gli ostaggi, è stato il primo tassello del mosaico.
Gli ostaggi liberati dall’Isis avrebbero riferito che gli inglesi a guardia degli occidentali rapiti in Siria erano in quattro ed erano chiamati “I Beatles”.
Emwazi fu arrestato una prima volta nel 2009, in Tanzania, dove si sarebbe recato per un safari dopo la laurea con due amici (un tedesco convertito all'Islam di nome Omar e un altro uomo, Abu Talib).
In realtà, le autorità inglesi sospettavano già una sua affiliazione verso i gruppi terroristici attivi in Somalia. Atterrati presso l’aeroporto di Dar es Salaam, in Tanzania, nel maggio del 2009, sono stati arrestati dalla polizia e trattenuti una notte prima di essere espulsi.
Emwazi si trasferisce poi in Kuwait, sua città natale, dove lavora per una società di computer. Ritorna a Londra almeno alte due volte prima di partire per la Siria.
L’MI6 sarebbe in possesso anche delle sue impronte digitali.
Adesso la preda ha un nome "Dead Man Walking" (“E’ un morto che cammina”).
Jihadi John, l’autore delle decapitazioni degli ostaggi occidentali sequestrati dall’Isis, ha ricevuto questo nome in codice dai reparti speciali inglesi.
Il Governo inglese ha incaricato la SAS di formare un team di killer con un unico scopo: portare a Londra la testa di John il Boia.
Il team, attivo da alcune settimane, è composto da sessanta elementi della SAS che hanno ricevuto uno “specifico addestramento con equipaggiamento di ultima generazione” presso la base di Hereford.
Il team opera in modo del tutto indipendente dalle altre squadre SAS schierate nella base segreta nel deserto dell’Iraq, gestita dall’MI6 e ritenuta inaccessibile.
L’obiettivo è quello di rintracciare e monitorare i movimenti del jihadista John, intercettando ogni tipo di comunicazione in entrata ed in uscita dei terroristi che possa ricondurre alla sua posizione.
Qualora John Il Boia si dovesse trovare in un paese limitrofo, i “Sessanta” sarebbero già stati autorizzati a varcare i confini pur di riportare il corpo di Jihadi John a Londra.
Qualora “I Beatles” dovessero trovarsi nello stessa posizione, Gran Bretagna ed Usa sono pronte a scatenare tutta la potenza di fuoco a loro disposizione.
I “Sessanta”, infatti, non sono i soli a cercare “John”. Anche i Tier-1 americani hanno ricevuto l’ordine di eliminare la minaccia ad ogni costo, ma l’intera ‘Task Force Black’ “non vede l’ora di incontrare John.
La missione è stata avvallata anche dai leader pro occidentali in Medio Oriente che, però, hanno chiesto soltanto un basso profilo operativo per evitare ritorsioni contro i regimi che potrebbero apparire, dinanzi l’opinione pubblica, troppo accondiscendenti alla politica inglese.
E’ una questione personale – dissero dal Ministero della Difesa di Sua Maestà spiegando la missione dei “Sessanta” – John è inglese e continua ad uccidere gli ostaggi britannici.
Ma adesso, è praticamente morto. E’ solo un morto che cammina e non ci fermeremo fino a quando non l’avremo eliminato.
Tutte le comunicazioni e le intercettazioni di quella che è stata battezzata come l’Area-51 inglese, sono gestite dallo squadrone 264 (SAS – Signal Squadron), attrezzato con un sistema satellitare mobile.
Le truppe SAS sono anche supportate dagli aerei spia 'Rivet Joint' (foto) oltre ai droni armati che sorvolano il paese h24 in missioni di ricognizione armata.
Franco Iacch