05/03/2015 - La spesa cinese per la Difesa nel 2014, è aumentata del 12% rispetto al 2013. L’aumento per l’anno in corso, a causa di un rallentamento dell'economia cinese, sarà inferiore rispetto a quelli avvenuti negli ultimi cinque anni.

Stilata la classifica dei quindici bilanci dei paesi che hanno maggiormente investito nella Difesa.

Si scopre, per esempio, che l’Italia nel 2014 ha investito nella spesa militare poco più di Israele.

Gli Stati Uniti si confermano il paese con la più alta spesa nella Difesa con un budget, per il 2014, di 581 miliardi di dollari.

Il secondo paese che, a tutti gli effetti, nel giro dei prossimi cinque anni diventerà la seconda superpotenza al mondo, è la Cina con una spesa di 129 miliardi di dollari.

Secondo il governo cinese, il budget stanziato mira a modernizzare l’intero apparato militare e non ad equipaggiare una prima linea in vista di una guerra di potere nella Regione.

Possiamo contare solo su noi stessi per la ricerca e lo sviluppo della maggior parte della nostra tecnologia militare – ha detto il portavoce del governo cinese Fu Ying analizzando questi dati - nel frattempo, abbiamo bisogno di migliorare continuamente le condizioni dei nostri soldati.

Bilancio che, va rilevato, potrebbe essere ben più cospicuo. Secondo i giapponesi, infatti, il “bilancio cinese manca di trasparenza”. Secondo Tokyo, che per la stabilità della Regione reputa fondamentale la presenza degli Stati Uniti, la Cina avrebbe investito almeno trenta miliardi di dollari in più.

La Cina possiede settantasette navi di superficie, più di sessanta sottomarini, cinquantacinque navi anfibie di grandi e medie dimensioni e circa ottantacinque piccole imbarcazioni lanciamissili.

Il terzo paese che ha investito di più nella Difesa è l’Arabia Saudita con ottantuno miliardi di dollari. Ottimo acquirente degli Stati Uniti, il paese possiede un equipaggiamento di ultima generazione, quasi interamente acquistato dagli americani.

Solo per fare un esempio. L’Arabia Saudita dispone di 170 caccia F-15 Eagle (più di novanta ordinati) e poco meno di 400 carri armati M1A2 Abrams come prima linea corazzata.

Sono settanta i miliardi di dollari investiti dalla Russia nel 2014. Mosca, entro il 2020 conta di investire quasi 600 miliardi di dollari per rinnovare tutte i rami dell’esercito.

La Germania, nazione più popolosa d'Europa, nonostante la sua forte economia spende una miseria nella Difesa. Basti pensare che un recente studio interno ha concluso che “l'esercito tedesco è teoricamente pronto". Berlino con i suoi 44 miliardi di dollari spende meno dell’India.

Neppure le forze armate del Regno Unito (undici sottomarini a propulsione nucleare), navigano in buone acque con una spesa di 62 miliardi di dollari.

La Francia, potenza dotata di sedici sottomarini a propulsione nucleare, ha investito 53 miliardi di dollari.

Il Giappone ha investito 48 miliardi di dollari, mentre l’India ha stanziato 44 milioni di dollari.

Nella top 15 si trova anche il Brasile con 32 miliardi di dollari nella spesa militare.

Segue poi l’Italia con ventiquattro miliardi di dollari. Anche in questo caso, la cifra investita non è considerata in linea con le aspettative.

Lo scorso settembre, durante il summit della NATO che si è svolto in Galles, è emerso un dato comune alla maggior parte dei paesi membri dell’alleanza: il deterioramento delle forze armate e l'esigenza di ritornare ad investire nella spesa militare. Ogni paese membro della NATO avrebbe dovuto investire il 2 per cento del PIL per la difesa, un obiettivo che, al 2013, è stato raggiunto soltanto da quattro delle ventotto nazioni europee alleate.

Gli Stati Uniti investono in media il 4,4 per cento del proprio PIL. Le nazioni europee mediamente l’1,6 per cento.

La Corea del Sud, con il nono esercito più potente del mondo, ha stanziato 34 miliardi di dollari.

Israele (otto milioni di abitanti), ha investito 23 miliardi di dollari nella forza armata più potente del Medio Oriente. Basti pensare che la capacità di targeting dell’aeronautica israeliana è seconda soltanto a quella degli Stati Uniti.

Fanalino di coda, l’Iraq lealista che ha staccato assegni per 19 miliardi di dollari.

Franco Iacch

(foto: MoD Fed. russa / Boeing / EI)