12/03/2015 - Fin dal primo video delle decapitazioni, diramato dai terroristi dello Stato islamico, gli spettatori di tutto il mondo sono rimasti un po’ confusi per alcuni dettagli. I filmati, per esempio, a volte sembrano montati ad arte ed in molti hanno ipotizzato potessero essere falsi.
Ma quello che ha colpito l’opinione pubblica è stato un dettaglio, presente in ogni video: la calma degli ostaggi.
Ci si chiede: perché un ostaggio dovrebbe obbedire al proprio boia sapendo di stare per morire?
Addirittura, sembrerebbe che gli ostaggi avessero trovato un accordo con i loro boia per una morte più umana.
“Li tranquillizziamo dicendo che non gli accadrà nulla, non sanno che moriranno”
In una nuova intervista rilasciata a Sky News, un disertore dello Stato islamico ha spiegato il motivo.
Gli ostaggi restano calmi – ha spiegato il terrorista pentito – perché li tranquillizziamo, dicendo che non gli accadrà nulla. Non sapevano stessero per morire.
L'ex membro dello Stato islamico, denominato "Saleh", ha affermato che il Califfato rassicura gli ostaggi facendogli filmare delle finte esecuzioni.
Non ti preoccupare – diciamo loro – non ti accadrà nulla di pericoloso.
Gli ostaggi, quindi, sono abituati a far parte di quelle “prove” ed invitati a recitare anche con una certa “gentilezza”, per poi essere giustiziati a loro insaputa una volta concluso il loro ruolo nel disegno dell’Isis.
Per l’antiterrorismo americano, le finte esecuzioni sono ormai note da tempo. Una tecnica diabolica utilizzata per evitare gesti inconsulti di chi sta per morire.
L’ex terrorista ha quindi confermato i numerosi rapporti in possesso ai servizi segreti americani. Un preciso “modus operandi” tipico della "guerra psicologica", timbro di fabbrica dello Stato islamico.
Una tecnica, probabilmente, adottata sulla base dell’esperienza. Secondo un rapporto della CIA, infatti, gli ostaggi della guerra in Iraq che sapevano di morire, agivano in modo imprevedibile, scioccando anche gli stessi boia.
In un video del 2004, un sudcoreano di nome Kim Sun Il, implorò il suo boia, pregandolo di risparmiargli la vita.
Io non voglio morire – disse Kim Sun Il – ti prego non voglio morire.
Gli uomini che lo uccisero facevano parte del gruppo fondamentalista Jamaat al-Tawhid (guidato oggi da Ibrāhīm ʿAwwād Ibrāhīm al-Badrī), precursore dello Stato islamico. Non c’è da stupirsi.
Durante la Conferenza di Wannsee avvenuta il 20 gennaio del 1942, Rudolf Lange, Comandante del SiPo e dell'SD in Lettonia, parlò dei problemi psicologici dei soldati dopo le uccisioni degli ebrei, perorando l’avvio della Soluzione Finale tramite camere a gas. In questo modo, le SS non avrebbero problemi di natura psicologica per le fucilazioni di massa così come per le urla ed i pianti di uomini, donne e bambini che urtavano il loro onore.
Ma se i rapporti hanno ormai confermato le finte esecuzioni, si può spiegare il perché alcuni omicidi non vengono mostrati. In alcuni casi, gli ostaggi capiscono di stare per morire ed agiscono come dei veri eroi, rovinando gli elementi propagandistici del video.
I media inglesi ed americani, prendono ad esempio un solo caso, quello dell’omicidio di Fabrizio Quattrocchi, avvenuto dieci anni fa in Iraq.
Quattrocchi capì che stava per morire – ricordano le testate più autorevoli – ed alzando lo sguardo affrontò i propri carcerieri, rivolgendo loro una frase che è presa ad esempio dai patrioti di mezzo mondo (e Dio sa quanto l’Italia ne avrebbe bisogno).
L’ultima frase di Quattrocchi a coloro che lo stavano per ammazzare fu: "VI FACCIO VEDERE COME MUORE UN ITALIANO”.
Franco Iacch
(nella foto d'apertura un fotogramma del video con il giornalista americano Steven Sotloff pochi attimi prima della decapitazione. In basso l'ultimo attimo di vita di Fabrizio Quattrocchi)