19/03/2015 - Poche ore fa Tunisi è stata attaccata, o meglio è iniziata la conquista del territorio tunisino da parte delle bandiere nere del califfato. La patria in cui ebbe luogo la "rivolta dei gelsomini" è troppo vicina alla Libia per essere lasciata libera e democratica pertanto, se non sarà possibile imporre un governo amico, gli uomini di Al Baghdadi dovranno destabilizzare questa nazione giovane e dinamica.
In realtà l'azione terroristica compiuta a Tunisi, rivela oltre all’atto pseudo-militare in se, un messaggio propagandistico forte indirizzato all'Italia: "siamo tra voi!"
Sì perché il popolo tunisino è molto vicino in termini culturali e sociali all'Italia, il mediterraneo per millenni ha unito e non diviso le coste del Maghreb e quelle siciliane, sarde o italiane in genere.
A Tunisi si parla tanto francese quanto italiano, diverse aziende nazionali investono nel paese nord africano, insomma si conferma il messaggio trasversale di attacco a Roma.
Resta però il quesito del perché non sia stata scelta l'Algeria, il Marocco, il Libano o altre aree prospicienti il Mediterraneo.
Sulla scelta dei territori da colpire IS dimostra una perfetta conoscenza dei fenomeni politici e demografici, a tale proposito la Tunisia nell'ultimo ventennio ha mostrato di essere un paese in forte crescita, ciò è garanzia non solo di futuri reclutamenti, ma anche la base di una efficace rete di connivenze che garantiscono il movimento pressoché indisturbato di combattenti dall'Iraq ai Balcani passando per l'Africa.
Esplosione demografica, crisi economica e valoriale, scontento delle masse giovanili ed inadeguatezza dell'occidente sono gli ingredienti con cui il sedicente stato islamico oggi sta vincendo lo scontro cognitivo e morale con l'Occidente.
Andrea Pastore