08/04/2015 - “Il mullah Mohammed Omar è ancora il leader dei talebani nell’Emirato islamico dell'Afghanistan”. E’ questo il messaggio che intende dare la biografia, appena pubblicata dai talebani, del “comandante dei credenti”, leader del movimento sorto nei primi anni ’90.

La pubblicazione è a cura della "Commissione Cultura" dei talebani. L’opera consta di undici pagine, tradotte in diverse lingue e disponibile sul sito del movimento.

La biografia è stata rilasciata per commemorare il 19° anniversario del giuramento di fedeltà di un gruppo di fedelissimi al mullah, avvenuto nella provincia di Kandahar, in Afghanistan.

La strategia legata alla pubblicazione del testo è chiaramente mirata a spazzare via le voci che vorrebbero Omar morto. Sembra essere un tentativo di ricordare al mondo le credenziali del comandante supremo della guerra santa afgana, in un momento in cui il leader dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi si è dichiarato "califfo" dei musulmani del mondo.

Mohammed Omar è sempre stato un personaggio molto schivo. Fino ad oggi, del leader con un occhio solo, esistono soltanto alcune foto. Mai un’intervista video o un messaggio audio: nessuna campagna di propaganda mediatica. La biografia del leader con un occhio solo, colma queste lacune.

L’uomo sembrerebbe vivere in clandestinità dal 2001, anno in cui iniziò il coinvolgimento degli USA nella guerra contro i talebani. Proprio da allora si sono diffuse speculazioni sulla sua morte.

“La giornata del mullah Mohammed Omar inizia all’alba con la preghiera e lo studio del Corano. Dopo aver lodato Allah ed il suo profeta, il mullah impartisce gli ordini ai suoi comandanti jihadisti sparsi nelle 34 province del Paese".

Inutile rilevare i tratti trionfalistici utilizzati nella biografia, compresi i dettagli delle sue imprese (utilizzando delle granata fatte in casa riuscì a distruggere un carro armato) o delle sue armi preferite. Omar avrebbe una predilezione ed una particolare destrezza nell’utilizzare il lanciarazzi controcarro RPG-7.

Quello che diventerà il mullah Mohammed Omar nacque nel 1960, in un villaggio chiamato Chah-i-Himmat, nella provincia di Kandahar, in Afghanistan. “Suo padre era un uomo colto e molto rispettato, membro del clan della tribù Tomzi Hotak. Si chiamava Moulavi Ghulam Nabi. Morì cinque anni dopo la nascita di Omar, per cause naturali. Subito dopo la famiglia si trasferì nella provincia di Uruzgan”. La sua formazione avvenne presso una scuola religiosa (madrasa), gestita dallo zio.

L’ascesa del partito comunista in Afghanistan e la successiva invasione sovietica avvenuta nel 1979, spinsero il giovane ad abbandonare gli studi ed imbracciare la causa dei mujaheddin.

“Da quel momento inizia l’ascesa di Omar alla guida dei ribelli contro i russi invasori e le loro marionette comuniste. Ferito gravemente quattro volte, sacrificò alla causa dell’Afghanistan anche il suo occhio destro, che rimosse con la mano sinistra”.

In realtà, l’asportazione dell’occhio destro avvenne in circostanze diverse. Furono i chirurghi della Croce Rossa ad eseguire l’operazione e seguire la riabilitazione dell’uomo.

“Durante una battaglia, Omar e Mullah Biradar Akhund, distrussero quattro carri armati sovietici con soli quattro RPG”. Nella biografia talebana non si menziona, in alcun modo, l’essenziale intervento degli Stati Uniti, con Arabia Saudita e Pakistan, nel finanziare, addestrare ed equipaggiare i mujaheddin. Con la sconfitta dell’esercito russo nel 1989 e la caduta del governo comunista di Kabul avvenuto nel 1992, il paese cadde nel caos e sconvolto da guerre interne.

“Fu allora che Omar ed i suoi patrioti, decisero di combattere la corruzione e l’anarchia a difesa del popolo”.

La prima azione armata di Omar risale al 1994 quando – secondo le fonti locali, mai confermate dall’Occidente – con trenta uomini riuscì ad attaccare una caserma, liberando gli ostaggi e trucidando i comandanti locali.

L’ascesa dei Talebani (provenienti dalle scuole coraniche del Pakistan), è inarrestabile anche perché visto come un vento di innovazione e libertà. Nel 1996, Omar conquista Kabul e viene consacrato Amīr al-Muʾminīn, Comandante dei Credenti.

Nell’ottobre del 1997, Omar battezza l'Afghanistan come “L’Emirato Islamico dell'Afghanistan”. Da quel momento, in tutti i territori occupati dai talebani è imposta la Shariʿah, l’interpretazione austera della legge islamica. Il decreto religioso ”Comandare il bene e punire il male”, riportò l’amputazione degli arti per alcuni reati, la lapidazione per l’adulterio e pesanti limitazioni che si applicavano all’intera sfera dell’individuo.

Nella biografia trova spazio “l’ingiusto e vergognoso attacco degli Stati Uniti coalizzati con le tribù rivali” contro il Paese, ma non si menziona l’alleanza tra talebani e Bin Laden.

“La personalità carismatica di Omar è unica. Non perde mai la calma così come il suo cuore è pieno di coraggio. E’ un uomo misericordioso e ha un particolare senso dell'umorismo. Non si è mai considerato superiore a nessuno". Ed ancora “Il mullah Omar non possiede una casa e non ha un conto bancario in patria né in qualsiasi parte del mondo sotto falso nome. Egli osserva con attenzione gli infedeli".

L’opera finisce con i “numeri” dei talebani. Sotto la guida del mullah Mohammed Omar, il paese è governato dal consiglio dei talebani e da nove comitati esecutivi. Il potere dei talebani si estende su tutte le trentaquattro province dell'Afghanistan.

Franco Iacch