27/07/2014 - Il carnefice dello Stato islamico conosciuto come ‘Jihadi John’ è presumibilmente fuggito in Siria. Secondo quanto appreso dal quotidiano britannico The Mirror, Mohammed Emwazi sarebbe terrorizzato. Proprio lui, il simbolo delle atrocità dell’Isis, immortalato con spavalderia mentre sgozzava ostaggi americani ed inglesi, adesso tremerebbe al solo pensiero di vedere la luce del sole.
Secondo il giornale inglese, il terrorista britannico avrebbe paura anche dei propri “amici” terroristi, perché non ritenuto più utile alla causa del califfato.
Ma il 26enne si sarebbe trasferito in Siria per il terrore dei reparti speciali americani ed inglesi che hanno ricevuto l’ordine di riportarlo in patria da cadavere.
Gli Hunter Killer di Francia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti ed Australia hanno ricevuto l’ordine di eliminare il ‘Boia’, adesso relegato al rango di ‘pecorella smarrita’. Mohammed Emwazi è ritenuto responsabile per gli omicidi dei giornalisti e operatori umanitari Stephen Sotloff, James Foley, David Haines, Alan e Peter Henning Kassig. Alcune esecuzioni sono state filmate e pubblicate sulla rete dal braccio mediatico del gruppo terroristico.
Quell’uomo spavaldo e con un inglese perfetto con tipico accento londinese, utilizzato per la propaganda dello Stato islamico nelle fasi iniziali del movimento, adesso teme di fare la fine delle sue stesse vittime.
Da studente modello a boia
John il Jihadista, è vittima della sua stessa “popolarità”. Il boia che il mondo ha imparato a conoscere, quell’uomo vestito di nero, con indosso una maschera ed armato di coltello seghettato che utilizza per sgozzare le vittime in nome dello Stato Islamico, è adesso scomodo per lo stesso Califfato.
Dopo gli attentati dell’undici settembre, si riteneva plausibile l’utilizzo di rudimentali armi di distruzioni di massa per colpire le metropoli occidentali, ma in pochi immaginavano che un uomo armato di coltello ed una regia video avrebbero potuto seminare il terrore in tutto il mondo. Quel giudice e carnefice, è stato l’incubo occidentale fin dalla sua prima esecuzione. Quel diabolico personaggio, si chiama Mohammed Emwazi, jihadista borghese di 26 anni.
Adesso, ha paura, ma perché?
Per prima cosa perché tutti i servizi segreti del mondo sanno chi è e la sua foto è di dominio pubblico. Quel ragazzo con indosso un berretto dei Pittsburgh Pirates, non fa più paura ed anche per lui è venuto il momento di uscire di scena. Insomma, quel ragazzo di cui ormai si sa tutto, ha perso l’effetto sorpresa.
E’ uno degli uomini più ricercati del Medio Oriente e su di lui pende la vendetta giurata di almeno quattro nazioni con gruppi d’assalto specificatamente inviati nella regione per terminarlo. Mohammed Emwazi poi, non può farsi prendere vivo perché rappresenta un’importante fonte di dati, motivo per cui, i militanti dello Stato Islamico lo hanno già posto ai margini dell’organizzazione.
Ma i problemi per John e per quello che potrebbe causare ai suoi amici terroristi non sono certamente finiti. Ogni jihadista al telefono con Emwazi, sa di essere un bersaglio di un drone ed in tal senso tutte le missioni ‘Hunter Killer’ sono state autorizzate dal Pentagono. Perché se è vero che i terroristi possono nascondersi in terreni a loro congeniali, non possono nulla contro la rete satellitare USA.
Da rilevare poi, che l’Isis sta infondendo due sentimenti particolari nel mondo: rabbia e speranza. Rabbia per le esecuzioni spietate e quel modus vivendi che offende qualsiasi riferimento al Corano e speranza perché proprio l’identificazione del boia, ha trasmesso al mondo la certezza che quest’incubo finirà. Vivo o morto, poco importa. E questo è importante per le famiglie delle vittime che vogliono solo la sua eliminazione. Ecco allora la decisione dell’Isis di allontanare un uomo su cui pende una sentenza di morte che non scadrà mai.
Ci si chiede: il Califfato continuerà a ritenere fondamentali “I Beatles” (i quattro inglesi carcerieri degli occidentali rapiti) in considerazione del fatto che sono bersagli di primo livello? La scelta di reclutare Emwazi non è stata causale, ma un potente promemoria: il nemico era in mezzo a loro. Non una persona lontana che parla arabo, ma un ragazzo cresciuto a Londra. Le demistificazione del boia, però, potrebbe aver ridotto l'effetto propaganda per lo Stato Islamico. Oggi è solo un assassino, come gli altri. E’ anche vero, però, che se il mondo è “abituato” a John, ciò non significa che i fondamentalisti non potrebbero trovare altri metodi per scioccare il pubblico.
Da boia a pecorella smarrita
"Dead Man Walking”. Jihadi John, l’autore delle decapitazioni degli ostaggi occidentali sequestrati dall’Isis, ha ricevuto questo nome in codice dai reparti speciali inglesi. Il Governo inglese ha incaricato la SAS di formare un team di killer con un unico scopo: portare a Londra la testa di John il Boia.
Il team, attivo dallo scorso gennaio, è composto da sessanta elementi della SAS che hanno ricevuto uno “specifico addestramento con equipaggiamento di ultima generazione” presso la base di Hereford. Il team opera in modo del tutto indipendente dalle altre squadre SAS schierate nella base segreta nel deserto dell’Iraq, gestita dall’MI6 e ritenuta inaccessibile. L’obiettivo è quello di rintracciare e monitorare i movimenti del jihadista John, intercettando ogni tipo di comunicazione in entrata ed in uscita dei terroristi che possa ricondurre alla sua posizione.
Qualora John Il Boia si dovesse trovare in un paese limitrofo, i “Sessanta” sarebbero già stati autorizzati a varcare i confini pur di riportare il corpo di Jihadi John a Londra. Qualora “I Beatles” dovessero trovarsi nello stessa posizione, Gran Bretagna ed Usa sono pronte a scatenare tutta la potenza di fuoco a loro disposizione. I “Sessanta”, infatti, non sono i soli a cercare “John”. Anche i Tier-1 americani hanno ricevuto l’ordine di eliminare la minaccia ad ogni costo, ma l’intera ‘Task Force Black’ “non vede l’ora di incontrare John.
Londra, "deve morire"
Mohammed Emwazi, è nato in Kuwait, cresciuto nei sobborghi di Londra, e programmatore informatico presso l'Università di Westminster. La trasformazione di Emwazi, descritto come un uomo gentile e pacato, ha riproposto il problema del fascino dell’estremismo spietato ed il ruolo della Gran Bretagna come un incubatore di militanti islamici. Emwazi, sarebbe stato tenuto d’occhio dai servizi segreti prima di lasciare la Gran Bretagna per la Siria.
Chi lo conosce, descrive Mohammed come un “ragazzo estremamente gentile, educato, molto pacato". La sua prima apparizione risale allo scorso mese di agosto, quando decapitò il giornalista americano James Foley. Emwazi avrebbe poi giustiziato il giornalista americano Steven Sotloff, l’operatore umanitario britannico David Haines, il tassista inglese Alan Henning e l’operatore umanitario americano Peter Kassig.
Emwazi è stato arrestato una prima volta nel 2009, in Tanzania, dove si era recato per un safari dopo la laurea con due amici (un tedesco convertito all'Islam di nome Omar e un altro uomo, Abu Talib). In realtà, le autorità inglesi sospettavano già una sua affiliazione verso il gruppo terroristico Shalab, attivo in Somalia. Atterrati presso l’aeroporto di Dar es Salaam, in Tanzania, nel maggio del 2009, sono stati arrestati dalla polizia e trattenuti una notte prima di essere espulsi. Fu allora che i servizi segreti britannici avrebbero chiesto ad Emwazi di diventare un informatore. Emwazi, dopo il suo ritorno forzato dalla Tanzania, si trasferisce in Kuwait ed inizia a lavorare per un certo periodo come programmatore di computer.
Nel 2010, ritorna due volte in Gran Bretagna per visitare la famiglia, ma quando tenta di ritornare in Kuwait, gli viene respinto il visto. Emwazi, allora, tenta di cambiare il proprio nome all’anagrafe. Cosa che ottiene nel 2013, quando cambia legalmente il proprio nome in Mohammed al-Ayan. Fu allora che compra un nuovo biglietto per il Kuwait, ma anche questa volta è nuovamente bloccato ed interrogato dai servizi segreti. Una settimana dopo, Emwazi lascia la casa dei suoi genitori per sempre. Quattro mesi dopo, la famiglia denuncia la sua scomparsa. La polizia londinese, risponde loro che il figlio si è recato in Siria tra le fila dei terroristi.
Franco Iacch