28/05/2014 - 24 soldati e 21 poliziotti uccisi. Questo il bilancio dell’ultimo attentato di Boko Haram. La risposta armata dei fondamentalisti islamici non si è fatta attendere dopo le dichiarazioni del capo di stato maggiore nigeriano, il maresciallo Alex Barde.

Quest’ultimo, non più tardi di domenica scorsa, comunicò alla stampa internazionale che l’esercito nigeriano era riuscito a rintracciare l’ubicazione delle 276 studentesse sequestrate. La notizia non è stata confermata da nessun altro governo.

Boko Haram, però, non ha perso tempo e lunedì notte ha colpito edifici governativi e una scuola nella città di Buni Yadi, nella Nigeria settentrionale.

Intanto, possiamo finalmente confermare quanto da noi avanzato nelle settimane scorse.

Difesa Online è stata la prima testata italiana ad aver parlato, poche ore dopo la crisi in Nigeria, dei reparti speciali schierati e già presenti nella Regione, anche quando (così come avviene secondo copione) i governi negavano ogni loro coinvolgimento armato. Abbiamo la conferma di un altro reparto di intervento rapido schierato e possiamo praticamente chiudere il cerchio.

Il Canada, così come da noi ampiamente raccontato nelle settimane scorse, ha in Nigeria operatori del 427° Special Operations Aviation Squadron. Quelli inviati, celebrano dal Canada (con un patriottismo che in Italia ,dispiace dirlo, non è diffuso), non sono negoziatori, ma esperti nell’estrazione degli ostaggi. Ottawa ha inviato il suo “Lion Squadron”, forse preparando l’opinione pubblica ad un imminente intervento armato per liberare le sfortunate ragazze.

Ma non è l’unica conferma.
Londra ha confermato la presenza di due squadre della SAS mentre la RAF ha schierato aerei con capacità “ISTAR” o “Intelligence, Surveillance, Target Acquisition, and Reconnaissance”. I droni armati, invece, sono americani. I Reaper inglesi sono tutti schierati in Afghanistan. Ma c’è dell’altro.
Sulla Nigeria vola anche l’RQ-170 Sentinel, il futuristico drone della Lockheed Martin. La CIA avrebbe due “ali volanti” sui cieli nigeriani.

Gruppo d’assalto pronto?

Andiamoci cauti. Se da un lato è vero che le forze messe in campo in un ipotetico scontro ideale sancirebbero la vittoria schiacciante degli occidentali, dall’altro bisogna considerare la realtà.

Al di là dei possibili piani d’attacco che analizzeremo nei prossimi giorni, ci sono altre variabili che bisogna considerare. Intanto i legami interni. I Boko Haram hanno rapporti ottimi con alcune tribù della Nigeria settentrionale. Anzi, sono considerati i salvatori contro il marcio occidente.

Un intervento armato dovrà tener conto necessariamente delle reazioni che potrebbe scatenare nel paese, una volta che l’ultimo soldato americano sarà ripartito per gli States. Gli USA non possono permettersi di colonizzare la Nigeria né di traghettarla verso una situazione di tranquillità e pace che comporterebbe una presenza militare fissa o peggio sedare un paese in rivolta. C’è poi da considerare l’esercito nigeriano.

I senatori americani, così come il segretario di stato Kerry, non si fidano di quegli uomini già accusati di crimini contro l’umanità. Un attacco congiunto occidentale con l’esercito locale potrebbe essere visto come un’approvazione dei reati compiuti dagli uomini di Goodluck Jonathan.

Forze in campo

Boko Haram conta una forza di circa 1000/1500 uomini. L’equipaggiamento è di tipo sovietico/russo. La maggior parte dei miliziani del gruppo islamico non ha una preparazione militare, mentre alcuni avrebbero ricevuto un approssimativo addestramento in uno dei tanti campi gestiti con i gruppi di Al Qaeda nel Magreb Islamico (AQIM) e di Al Shabab in Somalia. I terroristi si spostano a bordo di fuoristrada (rubati alle numerose società occidentali che in Nigeria hanno interessi). Shekau possiede alcuni blindati di produzione sovietica, ma non vengono ritenuti funzionanti ed utilizzati solo per propaganda.
Gli Stati Uniti hanno schierato aerei spia ed MQ-9 Reaper in Ciad, presso una base aerea a lungo utilizzata dai reparti speciali francesi, nei pressi della capitale N'Djamena. Confermato l’utilizzo dei droni RQ-170 Sentinel. Obama ha autorizzato l’invio dei “moltiplicatori”, ma l’addestramento dei nigeriani è al momento sospeso. Gli Stati Uniti sono restii ad addestrare coloro che un giorno potrebbero trasformarsi in possibili nemici. Confermata presenza di un gruppo armato della Cia. 150 uomini tra Seal, Delta e Tier-1 schierati in Ciad. Forza dei Marine di mille uomini pronta ad intervenire dalla Naval Air Station di Sigonella, in Sicilia. Dell’ Air-Ground Task Force Crisis Response Unit, fa parte il 2nd reconnaissance battalion (noto per aver condotto alcune operazioni speciali).

Gran Bretagna: Confermata la presenza dei SAS. Almeno due squadre sono in Nigeria da qualche settimana. I servizi segreti di Sua Maestà hanno schierato aerei spia.
Australia: Messo sotto comando americano l’unità d’assalto “Squadrone 4”, già presente in Africa ed operativa in Tanzania, Somalia e Mozambico.
Canada: Il Canadian Special Operations Forces Command ha in Nigeria un gruppo del 427 Special Operations Aviation Squadron.
Francia: Schierato reparto della Legione Straniera.
Israele: Sul tipo di reparto schierato non ci sono ancora notizie, ma è certa la presenza di un gruppo di intervento rapido. Storicamente, in uno scenario di crisi, gli USA vengono sempre seguiti da Inghilterra, Canada e Israele.
Italia: Nessun reparto schierato, ma le basi italiane rappresentano il trampolino di lancio dei Marine verso l’Europa e l’Africa, senza considerare i comandi dell’Air Force e della Marina USA presenti nello stivale.

Il contributo italiano, quindi, c’è. Stesso discorso per la Spagna e la Germania.

Franco Iacch