Aristotele
Ed. La nuova Italia
pagg.146
Etica Nicomachea: solo il titolo spaventa... mi dicono gli amici quando faccio loro vedere il libro appena comprato.
Un bel libro pagato due euro e mezzo.
Eppure, dico loro, perché spaventarsi prima di averlo letto?
Secondo me il problema fondamentale è che chi ha frequentato il liceo da ragazzo, ha dovuto affrontare lo studio dei classici latini e greci contro la sua volontà e forse il professore non è riuscito a trascinarli nella scoperta dei testi del nostro passato! Io questo problema non l'ho dovuto affrontare avendo studiato ai geometri.
Ho sempre letto tanto e di tutto, dai fumetti ai romanzi per passare ai testi di fisica e scienze in genere fino ai libri di storia e ai testi sacri delle religioni del mondo. Da alcuni anni ho smesso di leggere romanzi, o almeno lo faccio sempre più raramente, per dedicare tutto il tempo disponibile allo studio dei testi classici e antichi e non ci trovo niente di pesante anche perché lo faccio per curiosità, non certo per dare l'ennesimo esame della mia vita! Lo faccio per ricercare ciò che ad oggi non ho ancora trovato. Il mio è un percorso di ricerca interiore, diciamo.
Etica Nicomachea.
Che significa il titolo?
Prima domanda da soddisfare.
Così sfoglio le prime pagine del testo, in metropolitana, mentre torno a casa e scopro che esistono tre versioni dell'etica di Aristotele. La Grande Etica, l'Etica Eudemia (cioè divulgata da Eudemo di Rodi, discepolo di Aristotele) e l'Etica Nicomachea (cioè divulgata da Nicomaco, figlio di Aristotele).
Della Grande Etica pare che non si sappia granché e non tutti concordano sulla sua autenticità. Abbiamo dunque risposto alla prima domanda cioè al significato del titolo.
Ma siamo sicuri?
E se vi chiedessi cosa significa "Etica"? Probabilmente in tanti lo sanno. Altri credono di saperlo ma poi posti di fronte alla domanda secca cercano di articolare una risposta improbabile oppure si precipitano su Wikipedia per trovarne la definizione.
"L'etica (il termine deriva dal greco "ethos", ossia "condotta", "carattere", “consuetudine”) è quella branca della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di distinguere i comportamenti umani in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati. Si può anche definire l'etica come la ricerca di uno o più criteri che consentano all'individuo di gestire adeguatamente la propria libertà; essa è inoltre una considerazione razionale, dei limiti entro cui la libertà umana si può estendere. Spesso viene anche detta filosofia morale. In altre parole, essa ha come oggetto i valori morali che determinano il comportamento dell'uomo."
Dunque, prendendo per buona la definizione di Wikipedia, ora sappiamo cosa è l'etica. Ora, finalmente, possiamo dire di aver risposto ala prima domanda.
O forse manca ancora qualcosa?
Riflettendoci su mi rendo conto che sto commettendo un errore. Per farvi capire quale sia l'errore vi devo raccontare cosa mi è accaduto tempo addietro.
Mentre leggevo un passo delle Metamorfosi di Ovidio ho trovato una frase in cui si parlava di "sbarre d'acciaio". Incuriosito dall'uso di un termine moderno, armato delle mie scarsissime conoscenze di latino ho affrontato il testo originale in contropagina. Il termine tradotto con "acciaio" era "adamante". Adamante significa "non domo" o "indomabile" ed era spesso usato per intendere durissimo o resistentissimo. Nella traduzione diventò "acciaio".
Ecco dunque cosa manca, la contestualizzazione.
Devo cercare di capire, prima di andare avanti nella lettura, cosa Aristotele intendesse per "etica" per evitare di fare riferimento alla definizione dei giorni nostri.
Per fortuna la ricerca è abbastanza semplice e cosa Aristotele intende per etica è lo stesso Aristotele che ce lo dice nel primo capitolo del testo:
"Ogni arte e ogni ricerca scientifica e similmente ogni azione e ogni proponimento pare che abbiano come scopo un bene. Perciò il bene fu giustamente definito come ciò a cui tutto mira [cioè il fine!]. [..] Il conoscerlo ha, quindi, grande importanza per la vita; e invero, conoscendolo, non riusciremo meglio in ciò che dobbiamo fare, come gli arcieri che hanno una mira sicura? Se così è, si deve cercare di comprendere sommariamente che cosa esso sia e di quale scienza o facoltà sia oggetto: senza dubbio della scienza principale e più fondamentale di tutte: e tale è evidentemente la politica. Essa dispone infatti quali scienze debbano esservi nello stato e quali ciascuno debba imparare e fino a che punto; e vediamo che anche le facoltà tenute in maggior conto, come l'arte militare, l'economica, la retorica, sono subordinate ad essa. Poiché essa si serve delle altre scienze pratiche e inoltre stabilisce per legge cosa bisogna fare e da quali cose astenersi, il suo fine comprenderà in se quelli delle altre scienze e sarà per conseguenza il bene umano. Invero, pur essendo lo stesso il bene per il singolo e per lo Stato, è cosa più grande e più perfetta conseguire e conservare il bene dello Stato"
Andando avanti nella lettura è possibile capire che per Aristotele l'etica è la scienza che studia il bene, etica e politica hanno lo stesso fine ma l'etica studia il bene in relazione all'individuo mentre la politica studia il bene in relazione allo Stato.
Ecco, abbiamo chiarito alcuni dei concetti fondamentali su cui Aristotele disquisisce nel suo Etica Nicomachea".
Cosa c'è dunque di difficile?
Niente, mi pare. L'unico problema è che chi vuole studiare l'etica deve avere molta esperienza della vita per comprenderne i principi e per questo che risulta poco adatta ai giovani e questo vale ancor di più per la Politica!
Alessandro Rugolo