Francois Rabelais
Ed. Einaudi
pagg. 890

Francois Rabelais nasce in Francia, a Chinon, intorno al 1494 e muore nel 1553 a Parigi. Intorno al 1520 diviene monaco.

Conosce il greco e il latino e nel 1525, quando la Sorbona proibisce lo studio del greco per evitare che si possano leggere i testi sacri in greco e sollevare problemi, chiede di passare nell'ordine dei benedettini, dove avrebbe potuto continuare i suoi studi e le sue letture. In seguito studia medicina e esercita la professione di medico in diversi ospedali a Lione. Nel 1542 pubblica "Gargantua e Pantagruele", il primo di cinque libri, l'ultimo dei quali esce postumo nel 1562.

I libri hanno successo ma sono condannati all'Indice dalla Sorbona che li giudica eretici.
I suoi libri non si possono certo considerare classici, nei testi infatti gli argomenti più trattati sono il sesso, le funzioni corporali, il cibo e il vino, conditi dalla inventiva dell'autore, in tutti i campi, ma anche dalla sua vastissima cultura.
Ma veniamo al testo e cominciamo da una avvertenza dell'autore.
Mai avvertenza fu tanto gradita dai suoi lettori e io la riporto integralmente:

"Lettori amici, voi che m'accostate,
Liberatevi d'ogni passione,
E leggendo, non vi scandalizzate,
Qui non si trova male ne infezione.
E' pur vero che poca perfezione
Apprenderete, se non sia per ridere:
Altra cosa non può il mio cuore esprimere
Vedendo il lutto che davoi promana:
Meglio è di risa che di pianti scrivere,
Chè rider soprattutto è cosa umana."

Ed in effetti la sua opera immensa e particolare, in tante occasioni, se non ridere, fa sorridere per i doppi sensi, ma non è per tutti e non sempre è facile comprendere tutto il testo se non si è dotati di un grosso bagaglio culturale di tipo classico e linguistico. Nel prologo l'autore chiarisce il punto con un paragone tra i Sileni e la sua opera. I Sileni erano dei piccoli contenitori usati nelle farmacie per custodire medicinali e spezie. Contenitori sui quali erano spesso raffigurate immagini buffe e fantastiche. I Sileni erano preziosi, dunque, per il loro contenuto nascosto, non per l'apparenza. Così secondo l'autore, a ben guardare, la sua opera è più preziosa di quanto può apparire ad una prima lettura.

Rabelais nei suoi cinque libri fa sorridere ma allo stesso tempo insegna, a chi è in grado di capire, usando la difficile arte dei simboli.

Così, attraverso i suoi strani personaggi: Gargantua, Pantagruele suo figlio, Panurge e frà Giovanni, Rabelais esplora il mondo fantastico o reale che sia, muovendosi non solo nello spazio della fantasia ma anche nel tempo e delle lingue.

Ogni capitolo è intriso di conoscenze antiche e moderne (per i tempi), di inventiva e linguistica, di saggezza popolare e filosofia, di misteri delle religioni del mondo reale e di ridicoli personaggi o personaggi ridicolizzati dall'autore.

Un libro enorme e complesso che però, a mio parere, non può mancare nella biblioteca personale.

Alessandro Rugolo