15/02/2015 - Dietro ogni grande idea vi è sempre l'audacia di provare qualcosa di nuovo, di migliorarsi.

Dietro la nuova Brigata italo-francese vi è la voglia di vivere al meglio la montagna, di far collaborare i suoi uomini - gli Alpini - e di farlo nel modo migliore possibile.

Così nel 2009 al seguito di un vertice delle autorità politiche francesi ed italiane si è espressa per la prima volta la necessità di affrontare le crisi emergenti che la modernità offre con una più stretta cooperazione tra i due eserciti. La Brigata congiunta era solo un pensiero nella testa di qualche sognatore, quelli che poi rendono le idee una realtà.

Nel 2010 iniziano i colloqui bilaterali tra gli Stati Maggiori e viene redatta la lettera di intenti con cui si delineano i punti chiave per lo sviluppo del progetto.

Questa può sembrare una fase facile, noi diremmo quasi scontata e invece è una tappa saliente, senza intenti comuni nessuno degli eserciti coinvolti può lavorare congiuntamente.

Ascoltare le esigenze, comprenderle e farle proprie è l'aspetto degli Alpini che si ricorda meglio e che anche questa volta, in una condizione così delicata lasciano il segno inconfondibile della loro professionalità nell'operare per migliorare il lavoro del nostro Esercito all'estero.

L'anno successivo - nel 2011 - i rispettivi ministri della difesa firmano gli accordi tecnici, iniziando a far prendere forma al concetto di impiego della Brigata. Si definiscono le fasi e i tempi con cui si dovrà raggiungere la capacità operativa di Comando. Nel biennio 2012-2014 la realtà della Brigata congiunta inizia lentamente a diventare realtà.

Nonostante la standardizzazione a livello NATO e la condivisione dell'ambito montano come terreno di operazione i nostri Alpini e loro speculari francesi gli Chasseur Alpins devono iniziare a collaborare insieme per costruire giorno dopo giorno quella professionalità e quel grado di competenza che da sempre li distingue nei rispettivi paesi.

Prendono il via una serie di esercitazioni congiunte che vedono coinvolti entrambi i paesi in attività di ascensione, raid sciistici, addestramento alpinistico e competizioni sportive militari in alta montagna, tutte attività tipiche delle due Brigate.

Il 17 Settembre 2014 per suggellare in modo ideale la chiusura di queste esercitazioni congiunte sui Monti della Luna - Cima Saurel - gli Alpini della nostra Brigata Taurinense e gli Chasseur Alpins della 27esima Brigata Francese, si sono incontrati a quota 2329 metri per celebrare - proprio sul punto di confine delle due Nazioni - l'imminente nascita della loro progetto bi-nazionale.

La marcia è stata condotta da personale dei Comandi delle due Brigate, che hanno affrontato l'ascensione ciascuno partendo dalla propria base nazionale per incontrarsi sulla Cima Saurel alla presenza dei comandanti delle due Unità, il generale Massimo Panizzi e il generale Hervè Bizeul.

Tuttavia, il primo importante riconoscimento per la piena operatività del Comando bi-nazionale arriva proprio in Italia e più precisamente al Centro Simulazione e Validazione ( Ce.Si. Va) con sede a Bracciano nel periodo di tempo tra il 3 e il 14 Novembre 2014.

Il generale Panizzi, comandante della Brigata Alpina Taurinense ha accettato di rispondere a qualche domanda per Difesa Online su questo importantissimo traguardo senza nascondere una soddisfazione immensa per quanto realizzato.

Generale, questa potrebbe essere la punta di diamante della sua carriera al Comando della Taurinense. Può dirci come si sente in questo momento?

Sono orgoglioso ma anche fortunato. I miei uomini hanno lavorato bene e hanno trovato nella comune passione per la montagna quel senso di cameratismo che ci aiuta a lavorare con i nostri speculari francesi.
Non è stato facile, ma la professionalità e la voglia di migliorarsi hanno fatto sì che si superassero tutte le difficoltà incontrate lungo il percorso.
Per me e i miei uomini è stato un percorso di arricchimento professionale e personale importantissimo e sono fiero di come la Taurinense abbia lavorato in un contesto come quello bi-nazionale

Tra le tante difficoltà che il generale porta alla mia attenzione una in particolare mi pare insolita ma da non sottovalutare.

Uno dei primi problemi che abbiamo dovuto affrontare è stato quello della lingua da utilizzare.
La lingua ufficiale a livello NATO è l'inglese, a Bracciano tuttavia e anche a Mailly si è deciso di utilizzare la lingua del Paese partner, i francesi si sono impegnati a parlare italiano e noi a parlare francese, non è stata una deroga a quanto prescritto dal Patto Atlantico ma visto il rispetto e l'importanza del lavoro svolto ci è sembrato corretto sottolineare tutto ciò non solo in termini professionali ma anche umani.
Sono stati allestiti piccoli corsi di lingua per agevolare la comunicazione sia a livello Comando che tra la truppa. Credo i francesi abbiano apprezzato e un po' li abbiamo anche stupiti.

La validazione di Novembre è stata un grande traguardo ma soprattutto un grande esempio di come, con il dovuto lavoro di cooperazione precedentemente esposto la NATO possa far emergere il meglio delle truppe dei paesi afferenti ottimizzando le risorse e creando la sinergia utile per cooperare anche in scenari molto complessi.

Generale come si è svolta la validazione, quali sono stati i compiti assegnati e come vi siete divisi il lavoro?

Il lavoro è stato diviso equamente tra Italia e Francia. Per esempio se il capo del comando era italiano il vicecomandante era francese, abbiamo voluto evitare favoritismi, se si deve collaborare lo si deve fare seriamente.
Il Centro di Validazione dell'Esercito ha ipotizzato di impiegare la Brigata Italo Francese in uno scenario piuttosto plausibile visti i tempi che corrono.
Il Paese immaginario in cui si doveva intervenire era già stato oggetto di una precedente missione da parte delle truppe NATO. Dopo il ritiro dal paese, quest'ultimo è ricaduto in un vortice di violenza sociale e di guerra civile richiedendo nuovamente l'intervento delle forze militari. Essendo la Brigata Bi-Nazionale un prontamente impiegabile si è previsto il suo utilizzo come Entry Force in attesa dell'arrivo di un contingente più ampio, una sorta di pronto intervento.
Nella Simulazione si sono ipotizzate attivazioni con attacchi IED, terremoti, imboscate in diversi scenari, attentati complessi verso i nostri uomini da parte di soggetti armati camuffati da esercito regolare del paese in rivolta. Insomma tutti i test a cui ci siamo sottoposti hanno dato esito positivo, abbiamo reagito in modo efficace e pronto mettendo a dura prova la tenuta delle nostre dottrine e delle nostre procedure che grazie anche alla standardizzazione NATO hanno dato il meglio.
Quanto detto fino ad ora è solo uno degli scenari di possibile impiego ma la Brigata deve essere pronta ad operare su tutto lo Spettro delle operazioni previste.

Il generale e il suo staff lasciano trasparire un immenso orgoglio, tuttavia sanno che non possono ancora rilassarsi. Quello di Bracciano era solo il primo dei due Test che permetteranno alla Brigata di diventare operativa in piena regola.

Il secondo esame di Validazione si è svolto dal 2 al 12 Febbraio 2015 con il supporto dei sistemi di simulazione del Centro di Addestramento per Posti Comando dell'Esercito Francese di Mailly, nelle Ardenne.

Lo scenario ipotizzato non è molto diverso da quello sviluppato a Bracciano.
Il comando bi-nazionale è stato chiamato ad operare sempre come entry force a seguito di dell'improvvisa destabilizzazione di un Paese in crisi economica, sociale e politica. Non essendoci le condizioni per operare all'interno del Paese il Comando è ipoteticamente ospite di uno dei paesi confinanti.
Lo spettro delle attività da pianificare e gestire sono svariate e tutte possibili nella realtà di scenari ad alta intensità quali: reazioni all'azione di insorti, estremisti religiosi e gruppi di foreign fighters, pianificazione e condotta di attività tipiche di controllo e messa in sicurezza del territorio e altre a sostegno delle forze di sicurezza locali.

Anche la seconda validazione è stata un successo come preventivato, tutto si è svolto con professionalità ed impegno, già consapevoli di aver dato una grande prova a Bracciano e sicuri di voler ripetere il risultato anche in Francia.

Entrata dunque nella piena operatività, la Brigata congiunta ipotizza il suo primo impiego nella seconda metà del 2015 in Libano qualora le condizioni lo permettessero.

Quello che questi due Paesi hanno realizzato è un successo che ha pochissimi altri precedenti nella storia del nostro Esercito, con impegno sono riusciti a trasformare un'idea in realtà, una realtà composta da figure altamente professionali che arricchiscono il lavoro dell'una e dell'altra parte con le rispettive vicende storiche e d'impiego.

Nulla lascia immaginare un futuro facile per questo Comando Brigata chiamato ad assolvere compiti complessi in scenari in continua evoluzione ma la flessibilità della struttura militare - non permanente ma prontamente impiegabile - l'ottima conoscenza dei moderni teatri operativi faranno sì che questi uomini e queste donne possano lavorare in simbiosi per il bene e la sicurezza di chiunque ne abbia bisogno.

Superando l'eterna diffidenza della cooperazione multinazionale e facendo le gincane tra i numerosi tagli alla Difesa nel nostro paese, la Brigata Alpina Taurinense incarna nuovamente la voglia di lavorare bene, di essere presente per portare sollievo a paesi martoriati e di farlo a livelli altissimi puntando sempre alla vetta.

Denise Serangelo

(Un ringraziamento particolare per la disponibilità e la cortesia va al cap. Stefano Zonzin)