13/04/2014 - La contrapposizione militare fra NATO e Federazione Russa, in occasione degli accadimenti in Ucraina, ha riportato alla memoria l’incubo nucleare, facendo assurgere alla cronaca un dispositivo russo la cui costituzione è già del 1985, ma mai dichiarato come tale dagli stessi interessati.
La catena di comando ha nel Presidente il decisore finale, ma è coadiuvato dal Ministro della Difesa, da tutto lo Stato Maggiore e dai comandi regionali. Questi sono tra loro connessi da un canale di comunicazione protetto da ingerenze ESW, sembra denominato Nuclear C3 network.
E’ caratterizzato dal sistema di ridondanza, allo scopo di ridurre le probabilità di errore di un singolo centro di potere. Il Comando e Controllo del sistema missilistico della Russia, è dunque attivato dal vertice politico, il quale verrebbe informato di un attacco nucleare dall’apparato di allerta precoce composto dalla rete satellitare, condizione non sussidiaria ai radar basati a terra.
Il sistema di risposta finale nucleare russo, ribattezzato dagli statunitensi come “mano morta”, avrebbe la capacità di ritorsione laddove le linee di comando delle forze missilistiche strategiche fossero annullate.
Il nome ufficiale è: “Perimetro”, il cui controllo principale si chiama “Kazbek” e sarebbe attivabile attraverso i codici di lancio da digitare sulla valigetta che non abbandona mai il Presidente, il cui nome in codice è “Cheget”. Di fatto, Perimetro sarebbe un sistema alternativo alle forze nucleari russe e dovrebbe essere progettato per scatenare automaticamente una ritorsione nucleare.
Principalmente venne pensato per supplire ad una eventuale interferenza elettronica tale da rendere inutilizzabili i consueti canali di comunicazione, pertanto un backup a garanzia del controllo missili.
In sostanza, i componenti del sistema Perimetro interagiscono con la testata “comando” di un missile ICBM di ultima generazione, composta da un trasmettitore radio, che mentre è in volo attraverso lo spazio aereo russo, invierebbe i codici corretti non solo ai centri di comando, ma soprattutto ai singoli sistemi di lancio sopravvissuti al First Strike statunitense. Pertanto ai silos, aerei, sottomarini ed ai Reggimenti terrestri mobili.
La decisione di lanciare i missili è prerogativa di un sistema di controllo e comando autonomo, una intelligenza artificiale complessa che riceve e analizza un’ampia varietà di informazioni su attività sismica, radiazioni, pressione atmosferica e intensità delle vibrazioni delle radiofrequenze militari. Controlla la telemetria dai posti di osservazione della forza missilistica strategica ed i dati provenienti dai sistemi di allerta precoce.
Se dovesse rilevare da più fonti potenti ionizzanti e radiazioni elettromagnetiche, li confronterebbe con i dati sui disturbi sismici nelle stesse posizioni, e prenderebbe la decisione se sia in atto o meno un attacco nucleare massiccio. In quest’ultimo caso, Perimetro avvierebbe la rappresaglia bypassando anche Kazbek. Perimetro è dormiente, ma continua comunque ad analizzare le informazioni in entrata. Quando è in allerta o se dovesse ricevere un segnale di avvertimento dalle forze strategiche, una rete di sensori di monitoraggio verrebbe attivata per rilevare i segni delle esplosioni nucleari.
Prima di lanciare, Perimetro dovrebbe soddisfare quattro condizioni. In primis, se è in atto un attacco nucleare. Poi monitorerebbe le comunicazioni con lo Stato Maggiore, laddove la risposta sarebbe positiva, il sistema si disattiverebbe immediatamente. Al contrario, effettuerebbe una ricerca incrociata con Kazbek e se non dovesse ottenere una risposta, l’intelligenza artificiale agevolerebbe le decisioni dei militari in servizio nel bunker di comando dove è conservato, delegando a questi il diritto di decidere.
Giovanni Caprara