15/06/2014 - Hanno compiti operativi, comandano un plotone di uomini, si adattano a tutte le condizioni di clima e di lavoro. Le donne del contingente italiano in Libano sanno far parlare di sé quanto ad efficienza, professionalità e competenza.

Spesso hanno alle spalle altre missioni, dalle quali hanno imparato bene a muoversi in scenari di crisi. C’è chi è arrivata in Libano quando ancora si respirava “aria dei guerra”, nel 2006.

Il sergente Chiara Cravotta, in forza al quinto reggimento lancieri di Novara, con base ad Al Mansouri, è per la quinta volta nel “Paese dei cedri” e la sua prima missione è stata proprio nel periodo più critico del conflitto israelo-libanese, nell’anno in cui l’Onu ha deciso di ampliare la missione Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon) proprio per la complessità della situazione.

Come vicecomandante di plotone ha al suo seguito 20 uomini, come comandante di assetto 5.

Mi occupo dei pattugliamenti del territorio e della pianificazione dell’attività di controllo”, dice. Un compito non certo facile, vista la complessità della “questione” Blue Line. Ma Chiara è abituata a gestire il pericolo. “Ho già prestato servizio presso la base 1-32 alfa (quella all’interno della quale si svolgono gli incontri mensili del tavolo tripartito che vede come partecipanti i rappresentanti di Israele e Libano, sui quali deve esercitare le sue capacità di intermediazione il Force Commander di Unifil, generale Paolo Serra) e ho trovato le stesse difficoltà logistiche e operative delle altre”.

Abituata a gestire le difficoltà è anche il caporalmaggiore scelto Federica Colalongo, che opera nel settore sanità. Il medical care, la cura dei malati che si presentano in base o che il contingente italiano va a trovare nei diversi villaggi della zona Sud del Libano, prevede una capacità di entrare in contatto con la popolazione, di creare fiducia negli abitanti, di usare tatto e diplomazia nell'approccio con il paziente.

In quattro differenti missioni, Federica ha sempre ricoperto questo ruolo per il quinto reggimento Lancieri di Novara. La casistica più comune alla quale ha assistito è quella delle ferite da ustione. “Non sono ustioni dovute a chissà cosa - spiega - spesso i bambini si scottano con il caffé bollente, o avvicinandosi ai fuochi presenti in casa per la preparazione dei cibi. Qui la cultura della sicurezza domestica non è molto sviluppata”.

Essendo una rappresentante del “gentil sesso”, Federica riesce a conquistare la fiducia delle altre donne che hanno bisogno di essere curate.

Qui non ci sono gli stessi problemi che può avere un medico afghano a curare una donna, perché viene visto come professionista che opera per la salvaguardai della salute. Nonostante questo, però, la presenza femminile nello staff medico aiuta a vincere gli imbarazzi e ad assicurare le giuste cure anche alle più scettiche”.

A stretto contatto con la gente lavora anche il sergente Francesca De Angelis, che si occupa dell’attività Cimic (Civil and military cooperation) il cui scopo è proprio programmare e rendere finanziabili progetti in favore della popolazione locale. “L’attività spazia dall’organizzazione delle giornate a favore dei bambini disabili, alla costruzione di pozzi, ai corsi di formazione professionale per aspiranti agronomi. Insomma, ci occupiamo di tutte le esigenze che ci vengono rappresentate dalle autorità locali o dalle associazioni che operano sul territorio”.

Ci sono, infine, donne che hanno assistito ad alcune di queste attività organizzate dal Cimic e che hanno il compito di trasmettere le emozioni e i contenuti di questa e di altre operazioni svolte dalle forze armate all’opinione pubblica, grazie al contatto con i giornalisti, come previsto per chi opera nella cellula PI (Public information) del contingente italiano in Libano, a capo del quale c’è attualmente il capitano Massimo Grizzo.

Tamara Mancuso, 25 anni, dal 2008 è nell’esercito tra i bersaglieri. E’ alla sua seconda missione. La prima è stata nel Kosovo, nel 2012, dove aveva compiti operativi come mortaista. Attualmente, invece, ha il delicato ruolo di far comprendere a chi non li conosce i contenuti e l’importanza del lavoro dei militari italiani nell’ambito della missione Unifil.

Daniela Lombardi

(nelle foto dell'autore: in alto nell'ordine il serg. Francesca De Angelis, il c.m. Federica Colalongo ed il serg. Chiara Cravotta; in basso il c.m. Tamara Mancuso)