20/12/2014 - Dopo che Napolitano, con invidiabile disinvoltura e inconcepibile capacità di dimenticare le proprie responsabilità per il caso dei Marò (l'assoluto silenzio di fronte al voltafaccia con il quale il governo del suo Monti li rispediva in India), dopo che lui, Napolitano, li aveva accolti trionfalmente al Quirinale, per suggellare così la fine della loro odissea; la benevolenza, giunta a cercare di imporlo come Ministro degli Esteri, nei confronti di Lapo Pistelli, sostenitore di un accordo con lIndia per far dare dalla c.d. giustizia indiana non più di sette anni di carcere a Latorre e Girone, da scontare nelle confortevoli galere italiane è scattata la sceneggiata prenatalizia dell'Italia s'è desta con il richiamo dell'Ambasciatore per consultazioni la dichiarazione che Latorre non sarà rispedito in India il 13 gennaio etc.
La faccia feroce è durata, se non lo spazio di un mattino, quello di due o tre pomeriggi.
Il richiamo dell'Ambasciatore è divenuto la presa in esame della possibilità di richiamarlo; l'assenza del rifiuto di rimandare Latorre a fare il detenuto ostaggio è divenuta dichiarazione della impossibilità di concludere il trattamento entro i quattro mesi etc. etc.
E, tanto per non dar troppo nell'occhio con il ridicolo di quel coccodrillesco grido di guerra, si è cercato di prendere ulteriormente per i fondelli l'opinione pubblica italiana, facendo capire che gli indiani di fronte a questa svolta di fermezza cominciano a ragionare.
Insomma si continua a campare alla giornata, con il campare alla giornata dei truffatori professionisti, per i quali guadagnare qualche giorno nel darla a bere al prossimo è sempre il problema principale e più urgente.
Intanto la propagazione delle notizie del inizio di ravvedimento Indiano (che ci auguriamo. Ma se veramente fossero bastate le quattro chiacchiere per ottenerlo, perché si fece dietrofront nel marzo 2013 e perché da allora si è sempre evitati di puntare i piedi?) è venuta fuori da Nuova Delhi e non da Roma una novità. Che, con i precedenti dei nostri governanti, è allarmante quanto e più del loro silenzio.
Il governo indiano avrebbe, rispondendo ad una interrogazione parlamentare di membri della Camera Alta (comunisti) e ripetuta nel corso della cerimonia per gli auguri di fine danno che il governo Indiano sta esaminando la proposta della soluzione consensuale nella vicenda dei nostri Marò presentata dallItalia.
Quale sarebbe la proposta presentata dall'Italia?
Il fatto che nessuno qui ed ora ce l'abbia illustrata è fortemente allarmante. In genere si tacciono le cose di cui ci si vergogna.
Il timore è aumentato dal fatto che pare che il governo Indiano la stia esaminando con spirito positivo. Il che significa che la vergogna che tale accordo implica, sembra essere tutta nostra.
E poi una proposta ragionevole, così disse fin dall'inizio del 2013, che da parte italiana (si fa per dire: da parte degli organismi che rappresentano, ahimè l'Italia) la espose Lapo Pistelli, responsabile (si fa sempre per dire) Esteri del P.D., poi vice ministro degli Esteri, candidato da Napolitano alla successione della Mogherini.
Una ragionevolezza agghiacciante, tale da dover suscitare entusiasmo, ma solo da parte degli indiani più intransigenti: processo in India, reclusione per non più (!!!) di sette anni, accordo per farla scontare nelle confortevoli carceri italiane.
Chi vorrà dire che questo è pessimismo eccessivo?
Per farlo dovrebbero farci capire che qualcosaltro ha escogitato il nostro governo dopo il tradimento dei Marò (con sconfessione di Napolitano che li aveva accolti da trionfatori, non ci scordiamo mai di ripeterlo). Abbiamo solo la possibilità di conoscere il pensiero del responsabile Esteri del Partito Unico (P.D.) nonché beniamino di Napolitano: solo sette anni di carcere
Per questo abbiamo solo da temere e da fare scongiuri. Provate a darci torto.
Mauro Mellini (Autore del libro Il mercato dei Marò)