18/01/2015 - In questi giorni sono infinite le polemiche riguardo al riscatto che molti giornali in lingua araba hanno immediatamente dato per certo (si è parlato di un pagamento dai 12 ai 20 milioni) per la liberazione delle due ragazze rilasciate dopo oltre cinque mesi di prigionia.

Nell'opinione pubblica si sono creati di fatto due schieramenti: quello (maggioritario) di chi non condivide l'ennesimo pagamento di milioni di euro pubblici e quello (minoritario ma molto chic) di chi ritiene al centro della questione il felice ritorno delle due giovani "operatrici umanitarie".

Il generale Termentini sul nostro giornale, già mesi addietro, ammoniva su costi (non solo finanziari) e conseguenze di questa abitudine tutta italiana (leggi "Italia bancomat del terrorismo?") di pagare per risolvere ogni problema.

Come dargli torto? In fondo, ancor prima di appurare i termini e le responsabilità dell'accaduto, non abbiamo forse "risarcito" le famiglie dei pescatori indiani morti tre anni addietro?!!!

Vorrei a questo punto aprire una terza via: dal momento che è stato categoricamente smentito ogni pagamento e che le ragazze sono state trattate con rispetto, non dovremmo almeno rimborsargli le spese?

Mi spiego, dato che i sequestratori sono stati condotti - chissà con quali argomenti? - alla ragionevolezza, non dovremmo rimborsargli almeno i costi sostenuti?

Le nostre... chiamiamole "volontarie della solidarietà" - ma in queste ore stanno saltando fuori notizie che metterebbero in dubbio la bontà dei loro intenti (ilgiornale.it) - avranno mangiato e bevuto, avuto bisogno di vestiti e cure? Per lo stesso "prelievo" avete idea delle spese? Le auto, la benzina, i rapitori armati, i fiancheggiatori... Mica tutti lavorano (in nero) nella speranza di un guadagno eventuale a distanza di mesi che poi, ripetiamolo, ufficialmente non c'è nemmeno stato!

Insomma credo che, per non fare la figura degli italiani ingrati o scrocconi, qualche migliaio di euro dovremmo pagarlo.

Non certo per aiutare il terrorismo - con una simile cifra che ci finanzi? - ma per rimborsare delle anime sfortunate che non hanno avuto nulla in cambio se non, come affermano i più informati dai servizi, qualche fornitura medica o pompa per l'acqua.

Perché, di fronte a tanta magnanimità, non ci vadano addirittura a perdere.

Andrea Cucco