16/04/2015 - Cari compagni d'avventura, è tempo di bilanci e - come già avvenuto in passato - di chiarire anche ai nuovi arrivati cos'è questa testata.
In Italia c'era forse bisogno di un'ennesimo giornale sulla Difesa? No.
Forse di una nuova pubblicazione di analisi geopolitiche? Figuriamoci!
Quel di cui c'era bisogno nel nostro amato Paese era di voi.
L'Italia - lo ripeto oramai come un mantra dalla fondazione di DO - è forse il Paese al mondo in cui meno si può discutere di mondo militare, industria della difesa od esteri. Le cause dei primi due sono innumerevoli, sostanzialmente "politiche" in definitiva. Il motivo per cui non si può invece discutere di estero è che da noi non esiste alcun serio interesse mediatico per le notizie dal mondo. L'Italia inoltre non ha alcuna "politica estera". A meno che non avere una politica non sia essa stessa una "politica". Una volta scesi dai palchi cerimoniali, a livello internazionale, siamo infatti presi in giro da tutti gli attori che contano.
Quando abbiamo cominciato all'inizio dello scorso anno eravamo pochi ma entusiasti. Ad oggi la passione non è cambiata (lo riscontro dall'impegno dei vecchi lettori), sono mutati i numeri.
Difesa Online viaggia oramai su una media mensile di 1 milione di pagine lette. Non credo che nessun'altro possa vantare un simile successo. Intendo nel campo della Difesa, non di Beppe Grillo...
Il risultato è notevole e destinato a crescere ma non voglio qui incensare la testata. Voglio rendere merito alle decine di autori ed alle migliaia di lettori che hanno contribuito a far sì che Difesa Online diventasse un riferimento.
E qui veniamo ai nuovi arrivati. DO non è il Vangelo o il Corano o la Torah (siamo tanti...), è un luogo in cui si condividono informazioni, attraverso la pubblicazione di notizie od i commenti alle stesse. Le nostre fonti non sono mal di pancia o "linee editoriali", sono organi ufficiali, istituzionali o di governo, la stampa internazionale, persone qualificate, oltre che i nostri occhi o le nostre orecchie.
Personalmente sono uno strenuo sostenitore del programma F-35. Lo sono perché, il giorno che servirà, la differenza non sarà tra l'avere più o meno aerei in linea ma tra l'avere o meno l'F-35. Ma il discorso è lungo e non è questo il momento.
Quel che deve essere chiaro è che se ci sono problemi evidenziati dallo stesso Pentagono od uffici governativi statunitensi, il nostro riportarli non è un atteggiamento "malevolo". E' doverosa cronaca giornalistica. In ogni grande progetto aeronautico del passato ci sono stati ritardi, incidenti e difettosità. Durante la guerra fredda però semplicemente non se ne parlava. Gli anni hanno comunque portato ai velivoli che tanto positivamente si valutano oggi. Lo stesso Eurofighter è da troppi considerato un successo in termini di prestazioni e risparmi. Sarà il caso di parlarne?
Per oltre un anno chi ha condiviso il progetto lo ha fatto scrivendo con competenza e in buona fede o commentando secondo alcune semplici regole: argomentare ogni risposta, non offendere e far capire agli altri lettori il proprio punto di vista, mettendo in conto di poter essere contraddetto.
Dei 54.000 che seguono su social come Facebook alcuni nel tempo non hanno colto lo spirito di DO e qualche decina è stata gentilmente invitata a rivolgere altrove i propri secchi e sgarbati giudizi sommari.
Ringrazio di cuore chi ha compreso la strada che stiamo percorrendo e lo invito a proseguire.
Siamo un nuovo riferimento? Sì. L'importante è continuare a non esserlo per alcun arrogante fanatico. Il nostro sogno, come italiani, è che un giorno si possa dire la verità in un certo campo dell'informazione senza timore che qualche concittadino si scandalizzi perché "indottrinato" nel tempo da un vuoto.
Fidatevi, non avete ancora visto nulla, la strada è lunga ma avvincente.
Andrea Cucco