01/07/2015 - Il 26 giugno u.s. i maggiori quotidiani italiani annunciano che l’Italia ha avviato l’Arbitrato internazionale per risolvere la vicenda dei due Fucilieri di Marina Latorre e Girone. Varie le fonti che hanno dato risalto alla decisione del Governo annunciata dalla Farnesina e presa nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS).
Un provvedimento - peraltro invocato da almeno due anni dalla società civile ed anche da parte del Parlamento - che sarebbe stato adottato per l’impossibilità di pervenire ad una soluzione concordata della controversia.
L’annuncio è stato accompagnato dalla notizia che l’Italia chiederà immediatamente l’applicazione di misure che consentano la permanenza di Latorre in Italia e il rientro in Patria di Girone in attesa del giudizio conseguente all’Arbitrato. Un notizia sicuramente aspettata dopo un anno di silenzio istituzionale giustificato dall’esigenza di lasciare spazio a “manovre informali affidate alla nostra Intelligence”.
Attività che non ha dato risultati stante i risultati fino ad ora raggiunti e con un unico effetto, quello di aver perduto tempo a danno dei due nostri militari.
Assicurazioni che nello stesso tempo hanno però immediatamente indotto qualche perplessità sulle procedure che sarebbero state seguite nell’avviare “il generico arbitrato” annunciato e sulla competenza sui contenuti della Convenzione del mare UNCLOS, del baronetto inglese sir Daniel Betlehem, esperto internazionalista scelto dall’ex ministro Mogherini.
Infatti, se venisse confermata la scelta dell'“Arbitrato concordato” si tornerebbe a procedure di “boniniana memoria” che avevano portato l’ex vice ministro degli Esteri Pistelli ad annunciare una soluzione del caso condivisa con Delhi. Un’opzione che difficilmente garantirebbe ai due marò di rimanere in Italia, adottata lasciando nei cassetti del MAE quella dell’Arbitrato obbligatorio già avviato nel marzo 2012 ed annunciato dal Governo il 18 di quel mese (leggi).
Un approccio ancora una volta esitante e compromissorio che rivela tutte le sue lacune ma presentato dal MAE come una panacea che consentirebbe a Latorre di continuare la sua convalescenza in Italia ed a Girone di rientrare in Patria in attesa del verdetto della Corte Internazionale. Di fatto, però, non un rimedio universale, perché procedura che offrirebbe ancora una volta all’India di giocare “agli indiani” tenendo in ostaggio i nostri militari.
Infatti, se andiamo a rileggere i contenuti di UNCLOS e di Diritto internazionale laddove si parla di arbitrato, solo l’Arbitrato Obbligatorio, da cui l’India non potrebbe sottrarsi avendo ratificato la Convenzione del mare, garantirebbe che il Tribunale di Amburgo, entro 60-90 gg, nomini la Corte giudicante ed assegni la custodia dei due militari ad uno Stato Terzo, diverso dall’India e dall’Italia.
Si continua invece a percorrere la strada di un compromesso concordato che in tre anni non ha portato a nulla, L’unico risultato raggiunto ad oggi che la Corte Suprema indiana ha disposto la sospensione di ogni procedimento giudiziario riguardante i Fucilieri diMarina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ed il tribunale speciale di New Delhi ha fissato oggi una nuova udienza al 25 agosto (ANSA).
Forse sarebbe stato più opportuno che il premier Renzi invece di sollecitare sulla vicenda il silenzio dei mezzi di comunicazione e degli italiani, avesse chiesto quello dei suoi collaboratori, per evitare che l’infinita telenovela imbastita sulla vicenda dei due marò non diventasse una vera e propria farsa!
Fernando Termentini