27/03/2014 - Sulla vicenda dei due marò tanto si è detto e tanto si continua a dire e non sempre in maniera coerente e relazionata.
Solo poche persone, da almeno un anno, portano avanti una linea propositiva coerente con il diritto e la giurisprudenza internazionale, quella dell’Arbitrato a cui affidare la valutazione della vicenda specifica dei due fucilieri di Marina consegnati dall’Italia al giudizio indebito dell’India. Primo fra tutti l’ambasciatore Terzi che, ministro degli Esteri, l’11 marzo dello scorso anno per primo decise di attivare la procedura specifica, dimenticata poi da chi ne assunse l’incarico dopo le sue dimissioni e che decise di rimandare a Delhi i due marò.
Una tesi, quella dell’ambasciatore, condivisa da molti accademici esperti di diritto internazionale e da comuni cittadini impegnati a tenere alta l’attenzione sulla sorte di due militari italiani a cui lo Stato aveva negato l’immunità funzionale e li aveva lasciati all’azione giudiziaria di uno Stato terzo che nei loro confronti avrebbe anche potuto applicare la pena di morte.
Oggi improvvisamente un lampo di luce!
Il dott. de Mistura, incaricato dal governo a seguire la vicenda, ci fa sapere dalle pagine del Corriere della Sera: iniziativa internazionale per un arbitrato. Una svolta nel caso dei due marò «Rifiutiamo il processo indiano». «Noi al processo non andiamo», aggiungendo che una iniziativa internazionale «dovrebbe produrre i suoi effetti in termini concreti nel giro di un mese».
Una sorprendente affermazione da parte di colui che invece in un passato anche recente ha sempre affermato che il ricorso all’arbitrato internazionale era da escludere perché avrebbe richiesto tempi lunghissimi, addirittura anni. Affermazioni credo note a tutte perché rilasciate ad organi di stampa ed in occasione di interviste radio. Una anche quasi in contemporanea al sottoscritto che apertamente attraverso i microfoni di Radio Rai 1 contestò l’affermazione del commissario di governo, riconducendo la tempistica a 60-90 gg al massimo.
Non possiamo che essere contenti che finalmente di fronte agli scarsi successi dell’approccio "machiavellico" scelto dal dott. de Mistura, lui stesso prenda atto che l’India sta avendo il sopravvento e occorre fare un deciso giro di boa.
Anche la titolare della Farnesina, ministro Mogherini, ha assicurato che si parlerà del caso dei due marò con Obama in visita a Roma e se ne parlerà anche in ambito Nato ed UE. L’onorevole Mogherini aggiunge che “l'obiettivo e' arrivare al risultato, poi parleremo delle regole d'ingaggio e degli errori fatti. E' una questione internazionale perché questa vicenda ha a che fare con le attività e il modo di operare dei nostri militari all'estero" ed ha precisato che "i tempi di un arbitrato", internazionale sui marò, non riconoscendo l'Italia la giurisdizione indiana, "sono lunghi ma non siamo ancora ad un punto insanabile nella trattativa".
Forse di fronte agli insuccessi sul piano giuridico e diplomatico accumulati in questo ultimo anno si stanno svegliando le coscienze istituzionali che iniziano a palesare una determinazione sconosciuta fino a questo momento, in particolare quando i vertici del MAE preferivano parlare di “regole condivise con l’India” o negare le garanzie dello Stato di diritto affermando “non è stata provata l’innocenza dei due marò”.
Un’unica recriminazione: se si fosse avviato l’arbitrato internazionale un anno fa come annunciato dall’ex ministro Terzi e non si fosse invece preferito percorrere strade di compromesso per garantire interessi economici non meglio comprensibili e, forse, anche afferenti alla sfera personale di qualcuno, si sarebbero già ammortizzati 12 mesi della tempistica non breve di cui parla la Mogherini e comunque ne avrebbe guadagnato l’immagine internazionale dell’Italia.
Fernando Termentini