Il vice ammiraglio Paolo Thaon di Revel assunse la carica di capo di stato maggiore della Marina il primo aprile 1913, appena cinque mesi dopo la conclusione della guerra Italo-Turca.

Da subito egli si impegnò in una scrupolosa opera di riassetto dei mezzi e di riordino del personale.

Il progressivo aumento della tensione fra gli imperi centrali e le nazioni dell’Intesa e il sempre maggiore fermento popolare, alimentato dal movimento futurista, consigliò il Revel a promuovere ed accelerare tutte le azioni necessarie ad approntare la Regia Marina ad una quasi sicura entrata in guerra, nonostante il 2 agosto 1914 l’Italia dichiarasse la propria neutralità.

Le manovre della Flotta, pianificate proprio per l’agosto del ’14, e il cui tema era stato programmato realisticamente con uno scenario di vera guerra, vennero annullate. Contestualmente tutte le forze navali vennero concentrate a Taranto, unica base in grado di ospitarle in sicurezza.

Da quell'agosto di cent’anni fa, pertanto, la Regia Marina iniziò un periodo di preparazione dei mezzi e addestramento del personale che le consentirono di farsi trovare pronta alle ostilità, il 23 maggio dell’anno successivo.

Paolo Thaon di Revel intuì da subito che, se l’Italia fosse entrata in guerra, lo avrebbe fatto a fianco dell’Intesa.

Pertanto, esigendo la competenza italiana al comando delle operazioni navali in Adriatico, dovette escogitare ogni azione volta a pareggiare la superiorità geo-strategica dell'Austria. La conformazione delle coste davano, infatti, una notevole superiorità agli imperi centrali che potevano contare su una costa frastagliata e disseminata di isole ed isolotti che davano rapido e sicuro approdo alla flotta nemica.

Con estrema lungimiranza, l’attenzione venne rivolta al naviglio sottile, ai sommergibili, ai velivoli, alle armi subacquee, alle mine e alla loro posa e dragaggio, agli uomini ed al materiale in genere sia in termini numerici che di qualità. Inoltre, massima cura venne posta alla riorganizzazione della difesa aerea, della protezione dei porti e delle coste con l’allestimento di treni e pontoni armati.

Il tutto a scapito delle grandi navi da battaglia. Queste scelte strategiche, che al momento non gli risparmiarono dure critiche, si rivelarono vincenti.
Sebbene si auspicasse la grande battaglia risolutiva sul mare, la Regia Marina infatti, nel corso del lungo conflitto, dovette condurre una snervante guerra d’attesa fatta di vigilanza, sorveglianza e agguati.

L’impresa di Premuda, il 10 giugno 1918, di fatto sancì la superiorità dell’Italia e consegnò la vittoria finale alle nazioni dell’Intesa.

Fonte: Marina Militare