21/11/2014 - Classe 1917, Aquila della Regia Aeronautica, ultimo grande Asso vivente di quest’ultima, nonché Medaglia d’Oro al valor militare, ha aperto definitivamente le proprie ali e ci ha lasciato per cieli più sereni. Gorrini ha volato con il Fiat Cr. 42 “Falco”, il Macchi Mc. 200 “Saetta”, il Fiat G.50 “Freccia”, il Macchi Mc. 202 “Folgore”, il Macchi Mc. 205 “Veltro” ed il Fiat G.55 “Centauro”.

Ha combattuto prima tra le fila della Regia Aeronautica e, successivamente all’armistizio dell’8 Settembre, ha combattuto con l’A.N.R, l’Aeronautica Nazionale Repubblicana. Gli vengono accreditate ufficialmente 19 vittorie aeree, 15 con la R.A. e 4 con l’ANR, più 9 velivoli danneggiati, anche se secondo alcune fonti si parlerebbe di un totale di 24 velivoli abbattuti.

Quello che è certo è che ha affrontato in volo, risultando vincente, velivoli come il Bristol Beaufighter, il Curtiss P-40, lo Spitfire, il P-38 Lightning, il P-47 Thunderbolt e i bombardieri Consolidated B-24 Liberator e B-17 Flying Fortress.

Gorrini nacque ad Alseno in provincia di Piacenza il 12 luglio 1917. All’età di 20 anni si arruolò in Aeronautica, completando il corso di pilotaggio presso la Scuola di Specializzazione di Castiglione del Lago.

Ottenne il brevetto di pilota militare nel 1939 e fu assegnato alla 85ª Squadriglia, 18° Gruppo, del 3° Stormo “Caccia Terrestre” di Torino-Mirafiori.

Con l’entrata in guerra dell’Italia, il 10 Giungo 1940, il suo reparto fu trasferito a Novi Ligure e successivamente ad Albenga. All’inizio della seconda guerra mondiale Gorrini è un pilota ancora molto giovane ed inesperto, fresco di brevetto, ma nonostante ciò dimostra immediatamente il suo valore nelle prime azioni contro la Francia, a bordo del Fiat Cr. 42.

Le prime missioni che vengono affidate alla sua Squadriglia sono missioni di mitragliamento sugli aeroporti e sui campi di volo francesi, ma ben presto dovrà confrontarsi con i primi combattimenti aerei contro i Dewoitine 520. Più volte dichiarerà, nelle interviste concesse negli scorsi anni, che nei primissimi scontri aerei dovette fare i conti con la propria coscienza. Riusciva a manovrare il suo Fiat Cr. 42, macchina maneggevole ed agile, ma indubbiamente lenta e poco armata rispetto agli aerei Alleati, e quando era in posizione, pronto ad abbattere il velivolo nemico, veniva colto da esitazione. Davanti a sé aveva un uomo che non gli aveva fatto nulla di male. Voleva abbattere l’aeroplano ma non causare la morte o ferire il pilota avversario. Ma la guerra non permetteva talune esitazioni e di questo si rese conto quando iniziò a vedere i propri compagni precipitare durante le azioni belliche. Nonostante ciò, Gorrini, ha sempre dichiarato di aver cercato di colpire gli aerei avversari sulle ali e mai sull’abitacolo, raccontando di aver perfino lanciato delle borracce d’acqua ai piloti che aveva costretto a paracadutarsi dal proprio velivolo in fiamme.

Dopo questo primo impatto con la guerra nella Francia meridionale, fece parte del C.A.I.(Corpo Aereo Italiano) impiegato sulla Manica, partecipando a missioni di scorta dei bombardieri dell’Asse, ed il 1° ottobre 1940 fu promosso Sergente Maggiore. Della battaglia d’Inghilterra sottolineerà sempre l’inadeguatezza dei velivoli dell’Asse, sia dei bombardieri che dei caccia. Infatti le missioni di scorta evidenziarono le carenze strutturali dei bombardieri che oltre a non reggere il fuoco delle mitragliatrici degli Spitfire inglesi, presentavo problemi tecnici che di per sé costituivano un serio problema all’attraversamento della manica e al raggiungimento degli obbiettivi.

 Nel gennaio del 1941 la sua Squadriglia venne dispiegata in Libia, equipaggiata, ancora una volta, coi i modesti biplani Fiat Cr. 42. Un velivolo sicuramente agile e maneggevole, probabilmente il miglior biplano che sia mai stato costruito, ma in ogni caso un aereo datato già per il 1941, scarsamente armato e decisamente lento rispetto ai velivoli degli Alleati. Nonostante i limiti della macchina, il 16 aprile 1941, Gorrini ottenne la sua prima vittoria aerea nei cieli di Derna, in Cirenaica. Scorse all’orizzonte una coppia di caccia pesanti Beaufighter della Royal Air Force britannica e si lanciò all’attacco del nemico. L’armamento nemico era superiore nel numero, ben 8 mitragliatrici contro le due mitragliatrici da 12,7 mm del Cr. 42. Ma il binomio uomo macchina, quello che solo un Asso può portare a pieno compimento, comportò la vittoria di Gorrini. Il 29 Maggio si ripeté in un incontro con i bombardieri Bristol Blenheim della R.A.F, questa volta sui cieli di Bengasi. Abbatté un primo velivolo nemico e costrinse un secondo, danneggiandolo, alla fuga. 

Nell’inverno 1941-42 ritornò in Patria col proprioreparto, conseguì il passaggio sul Fiat G. 50 “Freccia” e sul Macchi Mc. 200 “Saetta”. Successivamente fu impiegato nella campagna greca in missioni di scorta dei convogli tra l’Italia e la Grecia. Un anno dopo, nell’inverno 1942-43, tornò a combattere in Nord Africa, questa volta ai comandi dei Macchi Mc. 200 “Saetta” e Mc. 202 “Folgore”.

Il 3 gennaio 1943 tornò alla vittoria, abbattendo, sui cieli di Sirte, un Curtiss P-40 a bordo di un Macchi Mc. 202. Della campagna d’Africa dichiarerà di aver sempre costatato l’inferiorità dei mezzi italiani, che nonostante la sostituzione dei carenti Fiat Cr. 42, restava marcata. Il Macchi Mc. 202 era indubbiamente un macchina in grado di competere con i P-40 e gli Spitfire, ma conservava sempre un’inferiorità in termini di velocità e di armamento. Negli scontri individuali i piloti italiani potevano far valere le proprie capacità, ma quando alla disparità della qualità dei mezzi, si aggiungeva anche la disparità di numero, diventava molto difficile prevalere nel combattimento. Dopo El Alamein fu chiaro che si prospettava la sconfitta dell’Asse: Gli Alleati ricevevano continui rifornimenti, riuscivano immediatamente a mettere riparo ad eventuali perdite subite in battaglia, mentre, dal nostro lato, la situazione era drammatica ed iniziarono a scarseggiare gli aeroplani.

Prima di ritornare in Patria, fu impiegato, con altri piloti del 3º Stormo a bordo dei Macchi Mc. 200 “Saetta”, in missioni di scorta dei caccia bombardieri dell’Asse in azione sugli aeroporti britannici nella zona dello Uadi Tamet. In questa occasione abbatté uno Spitfire del 92° Squadron della R.A.F e ne danneggiò un altro. Nell’estate del 1943, Gorrini, vantava quattro vittorie confermate e una non confermata. Grazie al numero dei suoi abbattimenti gli fu affidato uno dei tre Macchi Mc. 205 “Veltro” assegnati al 3º Stormo rischiarato in difesa di Roma. Finalmente una macchina veloce, maneggevole e ben armata, in grado di tener testa anche ai P-51 Mustang americani.

La serie di vittorie aeree che decreterà la sua gloria ad Asso della nostra Aviazione ha inizio il 19 luglio del 1943, il giorno del primo bombardamento sulla città di Roma. Quel giorno Gorrini entra in azione con altri 37 piloti del 3º Stormo contro ben 930 velivoli, tra bombardieri e caccia in funzioni di scorta dell’US Air Force. Decolla dalla base di Cerveteri con la sua 85ª squadriglia ed intercetta, al largo di Ostia, una formazione di B-17 Flying Fortress, abbattendone uno.Secondo alcune fonti, lo stesso giorno, durante una singola missione, abbatté un bombardiere Consolidated B-24 Liberator ed un caccia Lockheed P-38 Lightning di scorta, danneggiandone gravemente un altro.

Il giorno successivo, il 20 luglio, attacca una nuova formazione di B-17 Flying Fortress, questa volta a bordo del Macchi Mc. 205 “Veltro” tranciando, con il potente armamento del “Veltro”, l’ala del bombardiere, determinandone l’avvitamento.

Il 13 agosto Roma subisce il secondo dei due più pesanti bombardamenti della sua storia. Gorrini ed i pochi altri piloti della 83ª e 85ª squadriglia, posti a difesa di Roma, decollano per intercettare 409 velivoli, tra bombardieri e caccia di scorta dell’Us Air Force. Il Macchi Mc. 205 “Veltro” è davvero un caccia competitivo, in grado di salire fino a 10.000 metri e conservare perfettamente le proprie doti di agilità, cosa che non riusciva a fare il Macchi Mc.202. A circa 20 chilometri al traverso di Anzio, a 7.000 metri, intercetta la prima formazione di B-17 scortata dai poderosi caccia P-38 Lightning. Gorrini si lancia all’attacco di un primo B-17 , che è defilato rispetto alla formazione, abbattendolo. Durante il disimpegno viene attaccato dai P-38 di scorta. Trovandosi in estrema inferiorità numerica non riesce a portarsi in salvo e viene raggiunto da una rafficanemica. Fortunatamente riesce a lanciarsi col paracadute da 2.000 metri di quota, atterrando incolume nei pressi di Littoria.

Il 26 ed il 27 agosto abbatte, con i cannoni da 20 millimetri del suo Macchi Mc. 205, un Supermarine Spitfire e due B-24. Nell’azione uno dei cannoni Mauser si surriscalda, esplode e lacera l’ala, ma Gorrini, pur esaurendo il carburante, riesce a planare e atterrare alla base tedesca di Pratica di Mare. Tre giorni dopo, il 29 agosto, abbatte due P-38 e ne danneggia altri due. Il giorno seguente distrugge un altro bombardiere B-17 e viene citato nel bollettino di guerra.

Il 31 agosto avviene l’ ultimo combattimento con la Regia Aeronautica nel cielo di Napoli, contro i Supermarine Spitfire ed i P-38 di scorta ai bombardieri statunitensi. Gorrini abbatte un Supermarine Spitfire e danneggia un altro P-38. Nell’azione, ancora una volta in estrema inferiorità numerica, viene colpito e costretto ad un atterraggio di fortuna. Questa volta riporterà gravi ferite e verrà ricoverato in ospedale.
Durante la convalescenza sopraggiunge l’armistizio dell’8 settembre del 1943 tra l’Italia e gli Alleati. Gorrini, a quella data, aveva sostenuto ben 132 combattimenti, conseguito 15 abbattimenti sicuri e 9 probabili, era stato citato più volte sul bollettino di guerra e proposto per decorazioni, ottenendone 2. Gorrini decide di risponde all’appello del tenente colonnello Ernesto Botto e raggiunge il Nord Italia per continuare a combattere, nelle fila dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana, contro gli alleati.

Il 23 dicembre 1943 si arruola nell’Aeronautica Nazionale Repubblicana, nel 1º Gruppo caccia “Asso di bastoni”. Il 30 gennaio, col suo reparto ricostituito come 2^ Squadriglia Caccia “Vespa Arrabbiata” del 1° Gruppo, e con l’identificativo di “Vespa 2”, è nuovamente in volo, nel cielo di Grado, ai comandi di un Macchi Mc. 205 “Veltro”. La Squadriglia attacca una formazione di bombardieri americani scortata dai P-47 “Thunderbolt” del 325° Fighter Group e Gorrini riesce ad abbattere uno dei quadrimotori statunitensi. La mattina seguente si ripete, intercettando ed abbattendo, nella laguna di Comacchio, un P-38 da ricognizione.

Gli ultimi abbattimenti di Gorrini risalgono alla primavera del 1944. L’11 marzo del 1944, abbatté l’ennesimo B-17. Il 6 aprile, a nord di Zara, abbatté il suo secondo P-47 Thunderbolt per poi essere costretto a lanciarsi in seguito alle raffiche provenienti da un secondo Thunderbolt. Il 15 giugno 1944, invece, ebbe luogo, sui cieli di Reggio Emilia, l’ultimo combattimento di Gorrini. La sua Squadriglia decollò su allarme, ma in gravoso ritardo. La formazione non riuscì a guadagnare sufficiente quota per il combattimento, così i velivoli nemici piombarono letteralmente sulla Squadriglia. Gorrini fu colpito, ma fortunatamente si lanciò con il paracadute. Durante la discesa a terra batté fortemente la schiena sul suolo e perse conoscenza. Fu recuperato dal Maggiore Adriano Visconti e ricoverato in ospedale. Quando si rimise completamente ormai la guerra era finita e non combatté più.

Nel dopoguerra fu reintegrato nell’Aeronautica Militare e nel 1958 gli fu conferita la Medaglia d’Oro al valor militare con la seguente motivazione:

Audacissimo cacciatore del cielo, già distintosi per l’abbattimento di due aerei avversari, faceva rifulgere ancora le sue eccezionali qualità di combattente indomito, attaccando sempre e dovunque il nemico. In 132 combattimenti aerei col fuoco inesorabile delle sue armi abbatteva numerosi grossi bombardieri e ne colpiva efficacemente un numero ancora maggiore, prima di essere a sua volta abbattuto. Salvatosi col paracadute, ustionato ma non domo, tornava con coraggio inesauribile ad avventarsi contro l’avversario continuando a conseguire brillanti successi con l’abbattimento e il danneggiamento di altri aerei. Ineguagliabile esempio di ardimento e di dedizione alla Patria.

Cielo dell’A.S.I.- Egitto – Grecia – Italia, 3 giugno 1941 -31 agosto 1943.

Carmine Savoia