Giovedì - Sono dichiarati sul piede di guerra a decorrere dal 30 giugno:
- il personale della Marina imbarcato sulle navi della Forza Navale Oceanica operante nei mari della Cina a nord del 22° parallelo di latitudine N;
- il personale sbarcato su territorio cinese;
- il personale suddetto imbarcato sia per servizio sia di passaggio sui piroscafi noleggiati dallo Stato con destinazione a nord del 22° parallelo di latitudine N a decorrere dal giorno dell’imbarco per l’Estremo Oriente;
- le truppe del Regio Esercito formanti il Corpo d’operazioni in Cina.
E’ la tardiva dichiarazione dello stato di guerra con la Cina. La questione cinese era scoppiata trovando il governo italiano scarsamente preparato in quanto la difesa del prestigio nazionale imponeva comunque di partecipare al più presto, assieme alle altre Nazioni, alla guerra che andava profilandosi. Il 1° gennaio 1902 cessa lo stato di guerra con l’Impero cinese, ma non per il personale sbarcato e operante sul territorio.
Non v’è dubbio che il risultato conseguito, sia pure considerato inferiore alle aspettative, era anche dovuto all’abnegazione di quei centoventi marinai da sbarco, i quali si erano comportati in termini tali da far guadagnare credito al proprio Paese. Tra i 19 caduti della Marina, la medaglia d’oro al valore militare andò alla memoria del sottotenente di vascello Ermanno Carlotto (Regia Nave Elba) e del sottocapo torpediniere Vincenzo Rossi (Regia Nave Calabria). Tra i viventi, il tenente di vascello Giuseppe Sirianni (Regia Nave Calabria) fu insignito dell’Ordine militare di Savoia mentre il tenente di vascello Federico Tommaso Paolini ed il sottotenente di vascello Angelo Olivieri, entrambi dell’Elba, furono decorati con la medaglia d’oro al valore militare.
Fonte: Marina Militare