"II mezzo d'assalto è l'unico mezzo di guerra che chieda a se stesso la prodigiosa caratteristica direalizzare risultati decisivi senza mettere in lutto nessuna famiglia. Ciò lo pone in posizione di inequivocabile legittimità di fronte al diritto marittimo di guerra, ma soprattutto colloca gli operatori in posizione morale ineguagliabile".

Queste le parole dell'ammiraglio Spigai, futuro Capo di Stato Maggiore della Marina, nel proprio celebre Cento uomini contro due flotte, il primo libro dedicato alle le gesta degli incursori della Marina.

Le imprese dei mezzi d'assalto, impegnati durante la seconda guerra mondiale in operazioni che stupirono il mondo, sfidando il nemico fin nelle proprie basi più munite, sono probabilmente tra le più note azioni di guerra di tutti i tempi.

Queste vicende sono spesso descritte privilegiando l'operato dei singoli, facendo spesso dimenticare i fattori di competenza, dedizione ed eccellenza tecnologica di cui l'incursione italiana è il prodotto finale e che sono espressione di tutta la Marina e, in ultima istanza, patrimonio comune dell'intera comunità nazionale.

L'audace missione di Alessandria viene preceduta da un'attenta opera di studio delle difese avversarie, messa a punto, sin dall' estate del 1941, avvalendosi con intelligenza e fantasia, sia delle decrittazioni dei messaggi radio avversari, sia delle catture di documenti e mappe inglesi ottenuti nelle forme più diverse. Uno dei casi più eclatanti è senz'altro l'avventuroso recupero dal fondo del mare della documentazione segreta custodita a bordo del relitto del cacciatorpediniere britannico Mohawk, silurato e affondato dal caccia italiano Tarigo.

Il conto alla rovescia per l'attacco ha inizio con l'imbarco dei mezzi d'assalto tipo SLC, poi universalmente noti come "Maiali", sul sommergibile Sciré, che parte dalla Spezia alle 23:00 del 3 dicembre 1941, diretto alla base italiana di Lero, nel Dodecaneso, dove arriva la sera del 9; durante il tragitto, avvistato da un aereo britannico, sfugge all'identificazione salutando allegramente il velivolo avversario salvo trasmettere prontamente, con il proiettore, il corretto segnale di riconoscimento inglese del giorno, ovviamente ottenuto grazie all'opera del Servizio Informazioni Segrete della Marina, come scopriranno con raccapriccio gli investigatori britannici il  mese successivo dopo aver esaminato tutti i rapporti dei ricognitori del novembre-dicembre 1941. 

Alle 07:00 del 14, imbarcati gli operatori, il battello lascia gli ormeggi e inizia la navigazione occulta verso Alessandria, emergendo solo di notte per ricaricare le batterie e verificare la rotta. La sera del 17 dicembre 1941 arriva la conferma della presenza in porto di due navi da battaglia da parte del comando centrale della Marina – DA SUPERMARINA: accertata presenza in porto due navi da battaglia. probabile portaerei: ATTACCATE – e, caricate al massimo aria ed energia elettrica, lo Scirè inizia la sua incredibile corsa sottomarina attraverso gli sbarramenti minati, sempre al di sotto dei 60 m di profondità e su fondali rapidamente decrescenti, per emergere, infine, in posizione perfetta a 1.3 miglia nautiche per 356° dal fanale di Alessandria.

Assegnati i bersagli, i sei uomini del gruppo d'assalto, ripartiti in tre coppie, procedono verso la base nemica: il tenente di vascello Luigi Durand De la Penne con il capo palombaro Emilio Bianchi, il capitano del genio navale Antonio Marceglia con il sottocapo palombaro Spartaco Schergat, il capitano delle armi navali Vincenzo Martellotta con il capo palombaro Mario Marino si avviano a compiere un'impresa leggendaria nella storia della nostra Marina e in quella navale di tutti i tempi.

Affondando con testate esplosive le due navi da battaglia britanniche HMS Queen Elizabeth (33.550 tonnellate) e HMS Valiant da (27.500 tonnellate) e danneggiando la petroliera Sagona (7750 tonnellate) e il cacciatorpediniere Jervis (1690 t) gli operatori mettono a segno un'impresa epica e una straordinaria vittoria nei confronti di quella che era, all'epoca, la maggiore Marina del mondo, cosa che induce lo stesso primo ministro inglese Winston Churchill a scrivere: "nel corso di alcune settimane l'intera flotta da battaglia nel Mediterraneo orientale è stata eliminata come forza combattente".

Per raggiungere questo risultato strategico, però, gli incursori hanno operato avendo alle spalle l'intera Marina, una forza i cui ufficiali, sottufficiali e marinai, senza distinzione di grado, corpo o specialità, supportati da tecnici e operai civili, hanno lavorato per anni con impegno appassionatoper preparare mezzi sempre più affidabili e per addestrarsi al loro impiego con la massima sicurezza. Molte azioni, inoltre, hanno potuto essere realizzate soltanto grazie agli eccezionali risultati, rimasti celati per decenni, ottenuti gli "uomini ombra" del Reparto Informazioni dello Stato Maggiore della Marina.

È inoltre evidente che gli straordinari sforzi dei mezzi d'assalto sarebbero serviti a ben poco se non fossero stati inquadrati in una strategia finalizzata a garantire l'esercizio del Potere Marittimo. I primi risultati dell'impresa di Alessandria appaiono evidenti sin dai giorni e mesi immediatamente successivi a quella notte: La Marina italiana riesce, infatti, a mettere a segno una lunga serie di efficaci azioni offensive che portano alle operazioni della Squadra del febbraio, marzo, giugno e agosto 1942 contro i convogli britannici diretti a Malta.

E proprio nell'azione di maggior successo, passata alla storia come Battaglia di Mezzo Giugno, la formazione navale inglese che tenta, nel corso dell'operazione Vigorous, di arrivare in quell'isola assediata, parte da Alessandria e torna indietro perché non ha nulla da opporre alla tempestiva uscita in mare delle navi da battaglia italiane salpate da Taranto.

Il 1st Battle Squadron della Mediterranean Fleet, tradizionale fiore all'occhiello della Royal Navy, non esiste più dal dicembre 1941.

Fonte: Marina Militare