07/04/2015 - Settant'anni fa si celebrava nelle acque del Pacifico una delle pagine più disperate ma al contempo "magnifiche" del secondo conflitto mondiale. Con l'inaccettabile sconfitta oramai chiaramente all'orizzonte, partiva per la sua ultima missione la Yamato.
Aveva un dislocamento di 72.810 tonnellate ed l'armamento principale era costituito da 9 cannoni da 460 mm.
Assieme alla pariclasse Musashi (affondata il 24 ottobre 1944) fu la più grande nave da battaglia della storia
L'operazione Ten-Go, l'ultima impresa che guidò la Yamato, fu chiaramente a carattere suicida sin dall'ideazione: senza oramai il dominio del mare e con una minima copertura aerea una flottiglia giapponese avrebbe dovuto raggiungere l'isola di Okinawa, sotto assedio dal 1° aprile.
Dopo aver ricevuto il combustibile sufficiente per il solo viaggio d'andata la nave salpò dal porto di Tokuyama il 6 aprile.
La mattina seguente fu avvistata da due sottomarini ed un ricognitore avversari.
A 370 miglia dall'obiettivo le navi giapponesi furono attaccate da centinaia di aerei americani che, dopo quasi due ore, fecero esplodere un deposito munizioni nella nave (ultima foto in basso).
La task force Yamato (1 nave da battaglia, 1 incrociatore leggero ed 8 cacciatorpediniere) affrontò una forza avversaria composta da 11 portaerei con 386 velivoli, 6 corazzate, 11 incrociatori ed oltre 30 cacciatorpediniere.
Il coraggio dei 2.375 uomini dell'equipaggio caduti e dei 269 sopravvissuti della Yamato rimane tra i più eloquenti esempi della antica determinazione militare nipponica.
Andrea Cucco