26/03/2015 - “Gli italiani si fidano della nostra Intelligence. Sei cittadini su dieci si esprimono in tal senso e ritengono si debba conoscere di più e meglio il ruolo del Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica nella lotta alle minacce di terrorismo e lupi solitari, cyberwar e attacchi al know-how delle nostre imprese”.
È quanto emerge dall’indagine Eurispes sull’Intelligence, che conferma la crescente attenzione dei cittadini, e dei giovani in particolare, per i compiti e il lavoro del Comparto Intelligence.
Il report Intelligence e società: indagine su ruolo e immagine del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica presso l’opinione pubblica (PDF 2,6 MB) − un’iniziativa voluta e condotta dall’Istituto di ricerca sulla base dei dati raccolti in occasione delle rilevazioni condotte per il Rapporto Italia 2015 – è stato presentato a Roma, il 26 marzo, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio. Ad illustrare i principali risultati del Rapporto sono stati Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes, Paolo De Nardis, ordinario di Sociologia alla ‘Sapienza’ Università di Roma e Roberto De Vita, responsabile Osservatorio sicurezza Eurispes.
Hanno partecipato ai lavori l’ambasciatore Giampiero Massolo, Direttore generale del DIS e il Presidente del Copasir, Giacomo Stucchi. A moderare l’incontro, la giornalista di Sky, Francesca De Sanctis.
In Sala, oltre ai vertici del Comparto Intelligence – tra i quali il Direttore dell’AISE, Alberto Manenti e il Direttore dell’AISI, Arturo Esposito – i parlamentari membri del Copasir, Bruno Marton e Rocco Crimi, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Pasquale Preziosa, il magistrato Gian Carlo Caselli, autorità militari e civili, docenti universitari, giornalisti e rappresentanti della società civile.
“Il livello di gradimento raggiunto dall’Intelligence presso l’opinione pubblica segna un balzo in avanti molto importante, con dei dati molto interessanti per i sociologi – ha detto il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – la larga maggioranza dei cittadini indica un tasso di consenso diffuso ed elevato per l’Intelligence nazionale. L’ottimo risultato raggiunto è sicuramente influenzato anche dagli accadimenti recenti. Le minacce che derivano da una situazione internazionale difficile e dall’emersione di nuovi fenomeni di terrorismo – da quello molecolare alle minacce degli ‘uomini neri’ dell’Is – stanno certamente orientando sempre più i cittadini verso una cultura della sicurezza partecipata, una maggiore riflessione del ruolo che i nostri Servizi hanno saputo ritagliarsi a livello internazionale e la consapevolezza di quanto valore abbia il loro lavoro, seppure scarsamente visibile, per la tutela e la difesa del Paese”.
“L’apertura alla società – ha rimarcato Fara – è il vero punto di svolta dell’Intelligence 2.0. I cittadini, inoltre, riconoscono che questo è un settore fondamentale per il nostro Paese, non solo per la sicurezza nazionale ma per la protezione delle imprese. La fiducia conquistata sul campo è la strada che il Comparto Intelligence sta percorrendo. L’Eurispes – ha sottolineato – ha voluto condurre questa ricerca in maniera autonoma e senza alcun mandato istituzionale, per contribuire a rafforzare il messaggio e il valore della sicurezza partecipata, portata avanti dall’Intelligence italiana, che deve essere conosciuto di più e meglio”.
Nel suo contributo ai lavori, l’ambasciatore Massolo, chiamato al tavolo dei relatori per un indirizzo di saluto dopo la presentazione del report Eurispes, ha sottolineato come “i numeri dell’indagine premino ‘l’operazione apertura’ condotta dall’Intelligence italiana. Noi – ha detto il Direttore Generale del DIS – abbiamo cercato di spiegare all’opinione pubblica che operiamo nel perimetro giuridico che ci è assegnato e sempre nell’interesse dei cittadini”. “Questo sforzo è stato ben compreso”, ha aggiunto Massolo, ribadendo che “l’Intelligence ci guadagna ad essere conosciuta meglio perché lo strumento, non convenzionale, opera nell’interesse del sistema Paese e dei cittadini”.
Il Direttore generale del DIS ha quindi declinato “quattro verbi all’infinito: aprire, comunicare, coinvolgere e garantire”. Quanto al primo punto, l’apertura alla società, l’ambasciatore ha sottolineato che “il 90% dell’attività intelligence è visibile e non ci sono misteri. Il restante 10%, invece, è costituito dalle operazioni di intelligence, che non si vanno a raccontare al passante. C’è un doveroso riserbo legato alla sicurezza ma il confronto con il Copasir è costante e produttivo”. L’apertura alla società, ha spiegato Massolo, avviene “grazie alle iniziative della Scuola di formazione del Sistema per la sicurezza della Repubblica, al sito web e al roadshow ‘Intelligence live’ nelle università italiane. Un percorso che ci permette di conoscere meglio l’interesse di tanti giovani per il nostro mondo ma soprattutto di stabilire sinergie per costruire insieme ai centri di ricerca e di eccellenza una cultura della sicurezza partecipata”.
Il secondo verbo è comunicare: “Siamo fornitori di sicurezza – ha scandito l’ambasciatore Massolo – possiamo e dobbiamo allungare il campo e interfacciarci sempre più con la società civile”. Da qui il terzo punto, “coinvolgere”. Creare sinergie per “promuovere una maggiore consapevolezza sociale. La sicurezza – ha rimarcato – non è mai un gioco a somma zero: è una joint venture”. Per questo ampliamo e affiniamo il ‘core business’ dell’Intelligence che lavora a prevenire attacchi cyber e spionaggio finanziario”, puntando sulla “innovazione degli strumenti tecnologici e dell’Intelligence umana”.
Il quarto verbo è: garantire. “Il motto dell’Intelligence italiana – ha ricordato l’ambasciatore Massolo – è: sicurezza è libertà. La sfida con cui ci confrontiamo è portata avanti con sempre maggiore raffinatezza tecnologica e perizia. Non possiamo non rispondere con un uguale aggiornamento anche tecnologico e formativo. Quello che sta facendo il Governo con il decreto terrorismo credo vada in questa direzione”. Alla domanda della giornalista di Sky sul rischio terrorismo, il Direttore Generale del Dis ha replicato: “A minacciarci è una galassia puntiforme. Compito dell’Intelligence è unire tutti i puntini perché emerga l’immagine di questa minaccia. Perciò – ha proseguito l’ambasciatore Massolo – non si tratta di calare una saracinesca ma di serrare il più possibile le maglie della rete” contro ogni pericolo e minaccia asimmetrica.
Da parte sua, il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, ha parlato di “dati positivi evidenziati dall’Eurispes, da leggere con attenzione alla luce della storia del nostro Paese e della rivoluzione copernicana avvenuta nel Comparto con la riforma del 2007”. “All’Intelligence – ha aggiunto – servono più risorse, sia umane sia tecnologiche: non si fanno intercettazioni con la lettera 22 Olivetti, quando dal’altra parte abbiamo chi fa centomila tweet al giorno”. “Stiamo pensando – ha proseguito il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica – ad un ulteriore tagliando della legge 124 del 2007 di riforma dei servizi, per migliorare la performance dell’Intelligence e prevedere maggiori poteri di controllo per il Copasir”. “Per fronteggiare le nuove sfide – ha sottolineato Stucchi – dobbiamo lavorare tutti insieme. E oggi stiamo lavorando al meglio”.
I risultati di questa indagine, ha sottolineato Roberto De Vita, fotografano una “Intelligence Community più aperta a un rapporto osmotico con l’esterno. Su questa strada, il dialogo con università e centri di ricerca, serve a far capire che l’Intelligence è il primo degli strumenti della democrazia”.
Il report realizzato da Eurispes segnala che i canali attraverso i quali la pubblica opinione più spesso viene informata e si informa sul lavoro e sulle attività della nostra Intelligence è la televisione (35,5%). Seguono a distanza quotidiani e riviste (17,4%), le informazioni presenti sul Web (13,9%) e la programmazione radiofonica (13,6%). Minoritaria è la quota di quanti hanno tratto informazioni o notizie sull’Intelligence attraverso l’approfondimento e la lettura di libri o saggi. Non manca chi tratta l’argomento in maniera privata nelle conversazioni con amici o conoscenti “Il 31% degli intervistati – prosegue Eurispes – ritiene che i Servizi lavorino dietro le quinte per garantire la sicurezza dei cittadini e il 17,7% afferma che il loro lavoro è scarsamente considerato, pur essendo molto importante. Partendo dall’importanza delle attività svolte in difesa della sicurezza nazionale, la convinzione che questo sia un settore fondamentale per il nostro Paese (24,2%) e il desiderio di essere informati su tutto (29%) sono i motivi per i quali tali argomenti dovrebbero trovare uno spazio più ampio e una maggiore rappresentazione sui mezzi di informazione. Non manca comunque chi non ha alcun interesse per l’argomento (7,1%) e non ritiene quindi di dover chiedere una informazione più approfondita”.
“L’apertura alla società – conclude lo studio Eurispes – è il punto di svolta della nuova stagione dell’Intelligence 2.0. Anche grazie alla riforma del 2007, si è scoperta la ‘fruibilità sociale’ dell’Intelligence, percepita come struttura di servizio al Paese e laboratorio di analisi per il decisore politico”.
Fonte: Sicurezza Nazionale