(Racconto di vita militare: un fatto realmente accaduto, descritto da chi ne ha udito la testimonianza diretta)
Era un volontario. Uno di quelli che non si tira mai indietro. Non uno di quelli che si vanta con gli amici di essere fortunato “perché sto in un posto dove non si fa un cazzo”.
Lui, piuttosto che niente, si metteva ad aiutare gli altri. Era un vero bersagliere.
Amava il suo lavoro, come un frate ama la sua benedetta povertà. Se non riusciva ad allenarsi abbastanza andava a sparare al poligono.
Non era innamorato né delle armi, né della guerra. Molto più semplicemente pensava che essere precisi fa sempre la differenza e, quando si ha un’arma in mano, la differenza è molto importante: vita o morte.
Soprattutto se con la precisione riesci a non dare la morte a nessuno.
I proiettili girano, girano…, ma in fondo vanno dove vuoi tu, se li sai indirizzare per benino.
La fortuna in queste cose non esiste. Il proiettile va dove deve andare.
Un giorno, in una attività reale “a caldo”, mentre si trovava seduto sul sedile anteriore di un VM, lato passeggero, all'improvviso vide il parabrezza infrangersi, perforato da un proiettile.
Istintivamente strinse la presa del fucile Stayer che teneva fra le gambe, pronto a reagire all’attacco. Ma la mano, scorrendo sulla canna, percepì immediatamente un difetto.
Il colpo l’aveva colpita, rendendo il fucile inservibile, ma permettendogli di raccontare questa storia.
Da allora le leggi della balistica restano immutate.
Il proiettile va dove deve andare, se lo indirizzi bene... e con un po’ di culo.