07/07/2014 - Anche quest’anno, senza se e senza ma, ha avuto luogo l’ubriacatura collettiva chiamata mondiali di calcio: abbonamenti, tv lcd a metà prezzo, scommesse, bandiere sui balconi e richiami patriottici da quel noto garibaldino di Prandelli.

Per fortuna è finito tutto in fretta, l’Italia calcistica ha fatto una magra figura e di fatto, in maniera assolutamente involontaria, si è allineata all’italietta della politica estera che negli ultimi anni  ci ha abituati a tragedie ben più gravi dell’espulsione da un torneo sportivo causata da quattro analfabeti con i calzoni corti poco interessati ad inseguire un pezzo di cuoio pieno d’aria. 

La nazionale italiana di calcio è la trasposizione macchiettistica delle nostre relazioni internazionali, abbiamo cominciato con la Libia quando, dopo aver stretto alleanze e montato tendoni da circo a favore di Gheddafi, non abbiamo nemmeno avuto il coraggio di tradirlo, ci siamo limitati ad offrire ospitalità per i suoi sicari, ma la barzelletta di inganni e tradimenti è proseguita con i due sottufficiali di marina: circuiti, caricati su una nave senza alcuna tutela giuridica, scaricati in un porto indiano, fatti arrestare e lasciati senza casa, senza famiglia e senza processo, sempre giocando su buona fede ed ignoranza. 

Poi l’annosa questione Cesare Battisti, pluriomicida in vacanza premio sulla spiaggia di Copacabana, mentre le famiglie delle vittime si struggono in attesa di un seppur misero indennizzo che mai arriverà.

In fine, ultimo solo in ordine di tempo, il mercato delle vacche per la svendita di Alitalia, in questo caso si mischiano affari e politica estera in un melting pot a dir poco esplosivo. 

Ve li ricordate i capitani coraggiosi? Quelli che salvarono Alitalia dall’orda franzosa di Air France? Ecco, sono gli stessi che hanno creato un nuovo buco milionario nella compagnia di bandiera e adesso prima di fuggire svendono aerei, personale e dignità a quegli strani alleati degli arabi di Ethiad che sostengono con i milionari introiti delle compagnie aeree campagne “umanitarie” come quelle di un certo Al Baghdadi, il capo dello stato islamico dell’Iraq del levante. 

Che strani alleati!

Allora che fare, qui è tutto un casino.

Una cosa l’avremmo potuta fare per salvare capra e cavoli: una volta qualificatici per il mondiale brasiliano avremmo potuto decidere con una dichiarazione a reti unificate di rinunciare al torneo, fintanto che la signora Dilma (che mi sembra tanto un personaggio dei Flinston) non avesse estradato Battisti in italia, nello stesso tempo con i soldi risparmiati per l’ignominiosa spedizione si sarebbero potute risarcire le famiglie delle vittime e magari anche quelle di Ustica, che in questo racconto non ha trovato spazio.

Intanto che tutti erano concentrati a discutere di questa mossa avremmo potuto inviare un commando sull'ambasciata italiana in India per prelevare i nostri marine sgomberandoli poi su una delle navi della nostra marina invece di mandarle a fare il periplo dell'Africa per vendere i mobili di Cantù o a caricare terroristi che lasciano morire nella stiva di un barcone 40 persone solo perché sono “negre”, in ultimo, nel pieno del casino, avremmo potuto prendere per le orecchie i “capitani coraggiosi” e li avremmo potuti costringere a tirare fuori tutta la grana intascata e portata nei paradisi fiscali così gli arabi se ne sarebbero potuti rimanere con i loro cammelli e noi ci saremmo evitati 2500 nuovi disoccupati. 

Quant'è semplice la politica estera!

Dimenticavo, con tutto ciò ci saremo risparmiati la figuraccia della squalifica al girone eliminatorio dei mondiali di calcio da parte di quelli del caffè (Costarica n.d.a).

Andrea Pastore

(foto: FIFA)