06/12/2014 - Le accademie militari di mezzo mondo, sulla scorta degli studi teorici e dei fallimenti sui campi di battaglia sono giunte a definire la concezione e conduzione delle attività militari quali forma artistica, si parla infatti di arte operativa quando si vuole intendere l'attività di un comandante nella complicata impresa di comprendere, concepire e condurre battaglie o campagne.
Il perché del termine arte è difficile da intendersi nella sua immediate analisi, necessita di lunga riflessione e può condurre a più soluzioni, a volte contrastanti, ma non necessariamente false. In questa analisi il termine arte, connesso alle cose militari, lo si associa alla solitudine quale catarsi necessaria per approcciare al mondo creativo dell'intelletto umano.
È semplice constatare come l'artista, nel momento dello sforzo sia solo, alle prese con se stesso e con la verità che egli intende creare, parimenti dicasi per i comandanti militari. Questa condizione di solitudine, premessa alle attività dell'intelletto, non è solo dei più grandi, ma intrinseca a chiunque ricopra incarichi di comando o eserciti le arti cantare dalle muse, prescindendo dal fatto che si tratti di Napoleone o di un semplice comandate di squadra, di Picasso o di un madonnaro.
Essere soli aiuta a riflettere e getta nello sconforto, ma è proprio in quella dimensione di avvilimento che nasce il germe della creazione e quindi la dimensione artistica. Resta inteso che la grandezza del comandante come quella dell'uomo d'arti si misura con l'ampiezza della creazione realizzata, tuttavia se c'è solitudine, se c'è introspezione vi è arte, vi è militarità.
È chiaro che non basta mettere l'uniforme per essere comandanti, come non è sufficiente canticchiare sotto la doccia per dirsi musicisti, alla base vi è sempre il talento, grande o piccolo che sia, ma assunto questo come precondizione necessaria e sufficiente e posta la solitudine quale elemento di connessione, l'artista ed il militare vivono la stessa tensione creativa, lo stesso mondo drammatico e soddisfacente solo nell'istante in cui ha luogo l'atto di dare corpo al proprio pensiero, per poi cedere il posto ad un desiderio nuovo di ricercare la maggiore perfezione.
Andrea Pastore
(foto: US DoD)