16/01/2015 - Diviene sempre più evidente il fatto che i conflitti su larga scala, quelli che potremmo definire mondiali, stiano trasformando la propria linea d’azione, o meglio coloro che li concepiscono e conducono hanno deciso di agire in un modo nuovo; la minore quantità di sangue sparso nell’unità di tempo non deve però ingannare, poiché le morti dei nuovi scenari sono state preventivate per il medio e lungo periodo.

Se le bombe di Hiroshima e Nagasaki nell’arco di pochi secondi hanno causato l’olocausto di decine di migliaia di individui e la distruzione di una società i fatti economici, iniziati con la bolla speculativa legata al mercato immobiliare USA del 2007 e proseguiti fino ai giorni nostri con due crisi economiche globali in meno di dieci anni, stanno imponendo una ipoteca di morte sulla testa di circa tre miliardi di individui.

Senza andare troppo lontano nel tempo, ma rimanendo ai fatti di questi ultimi mesi possiamo osservare come una serie di “bordate” economiche stiano avendo conseguenze talmente dirompenti da essere annoverabili tra le peggiori armi di distruzione di massa.

Il crollo del prezzo del petrolio si sta trascinando dietro almeno tre effetti micidiali a livello globale, primo tra tutti il crollo degli investimenti sugli idrocarburi e le energie alternative con conseguenti perdite di posti di lavoro ed effetti deflazionistici sul mercato dei beni, in secondo luogo la sofferenza della Russia quale potenza produttrice di petrolio e gas ed in fine una verosimile accresciuta instabilità nei paesi arabi ed in sud America con perdite in termini di guadagni quantificabili oltre i 100 miliardi di euro. Cifre da capogiro, danni da conflitto nucleare.

Qualora l’analisi superficiale dei fatti ci conducesse nella direzione di un disegno pan-arabo finanziato dai ricchi sceicchi sauditi e da accordi non scritti con Whashington, l’esame approfondito ci smentirebbe immediatamente nei seguenti termini: rapporto costi benefici relativamente alla scelta di far crollare il prezzo del greggio con particolare riferimento alla quantità di scorte petrolifere accumulate dagli emiri e alla loro capacità monopolistica legata al fatto che sono i fornitori “dell’ultimo miglio” di idrocarburi necessario all’intero sistema globale per funzionare, perdite miliardarie di cui si è detto connesse al crollo dei prezzi del barile, mercato petrolifero promosso da ISIS e drogato da un ribasso del 30% ed in fine l’esigenza di fiumi di dollari per frenare un fermento rivoluzionario interno che se non opportunamente calmierato trasformerebbe gli emirati in un vero e proprio campo di battaglia tra i pochi ultra ricchi ed i troppi “morti di fame e di diritti”.

Archiviata la questione araba si potrebbero leggere i fatti economici dell’ultimo periodo come uno strumento per indebolire la Russia di Putin al solo scopo di contribuire alle vendette post-sovietiche degli ex paesi satelliti di Mosca da poco imbarcati nella NATO, tuttavia anche ciò appare alquanto riduttivo, peraltro il capriccio di pochi cattivi pagatori estremamente indebitati rischia di far collassare un sistema di pesi e contrappesi che per oltre quaranta anni ha mantenuto il mondo al sicuro dal conflitto nucleare.

È di queste ore una nuova ed inattesa situazione: il caos economico della Svizzera con i titoli del paese elvetico in caduta libera, il vincolo di cambio con l’euro spazzato via ed un conseguente rafforzamento del franco con effetti imprevedibili nell'europa in cui il prezzo del danaro è praticamente zero, insomma anche la neutrale Svizzera è sotto attacco e con essa molto probabilmente i capitali in fuga da Russia ed Ucraina, nonché quelli provenienti dai mancati investimenti sulle trivellazioni nel mare del nord.

Appare tutto estremamente complesso per dirsi governato da una accorta regia, sembra che la macchina delle relazioni internazionali si stia auto-distruggendo a causa dell’introduzione di troppe variabili, come se avessimo un sistema matematico con un numero di incognite superiore alle equazioni necessarie per venire a capo del problema e per di più nessuno degli attori in causa pare disposto a prenderne atto.

Sembra un gioco a somma zero dove ciascuno mette in campo tutto ed il contrario di tutto, probabilmente l’ora del fall-out è prossima, oppure come disse Sun Tzu: “Ordine e disordine sono un fatto di organizzazione.” Probabilmente qualcuno si sta organizzando.

Andrea Pastore