17/02/2015 - Tanto tuonò, che uscì il sole, con questa fusione illogica di detti popolari e previsioni meteo potremmo cercare di interpretare le dichiarazioni fatte dai titolari dei dicasteri di Esteri e Difesa sulla questione libica.

Le prese di posizione di queste ultime ore sono strettamente connesse al caos nord-africano e si possono riassumere in una visione congiunta per esteri e difesa volta a definire in modo inequivocabile l’impegno italiano sulla sponda sud del mediterraneo.

Finalmente una posizione chiara fatta di determinazione e forza militare per incidere sul dominio fisico di una realtà, quella libica, sempre più sotto ostaggio del califfato islamico di Al Baghdadi.

Toccherà per l’ennesima volta leggere tra le righe della politica così da capire che tutta questa determinazione parolaia ha dei grossi limiti di tipo concettuale e anche strutturale, ma conviene andare per ordine.

La dichiarazione di intenti del Ministro Gentiloni connessa ad un concreto e massiccio  impegno del’Italia in Libia cozza con l’evacuazione di tutti i cittadini italiani da Tripoli, lo chiamano alleggerimento, in realtà si è trattato di una fuga, peraltro è di queste ultime ore il sequestro alla rovescia compiuto da pirati armati, riconducibili a ISIS, che dopo aver consentito il trasbordo dei migranti da parte della Guardia Costiera italiana si sono fatti restituire, dietro la minaccia delle armi, lo scafo utilizzato per il mercato di esseri umani.

Se non fossero cose tragiche ci sarebbe quasi da ridere, per quanto poi riguarda la Difesa i numeri non giocano certo a favore della situazione contingente, viene sbandierato ai quattro venti il numero di 5000 militari da impiegare, il comando della missione al pari del Libano ed altre considerazioni di questo tipo.

Attualmente l’Italia ha in giro per il mondo circa 4000 militari, che vuol dire disporre di 12000 uomini sempre pronti e spendibili, allo stesso modo sul territorio nazionale l’operazione Strade Sicure (di importanza strategica in previsione di Expo n.d.a.) assorbe altri 4000 uomini circa per uno sforzo totale di altrettanti 12000 uomini, pensare a 5000 persone in Libia vorrebbe dire aggiungere a questi numeri 15000 unità, 40.000 militari da preparare, equipaggiare, impiegare e ricondizionare per anni, forse decenni, vere e proprie assurdità in periodi di revisione della spesa, chiusura di reparti e congiunture varie, a stento si pagano gli stipendi e vorremmo finanziare la guerra con la G maiuscola? 

Oppure si dovrebbe andare incontro alle ennesime “nozze con i fichi secchi”, per usare un eufemismo abusato, ma questa volta i risvolti potrebbero essere decisamente più drammatici che nel passato e parecchie teste rischierebbero di essere spiccate dal collo di molti.

Per fare gli “americani” occorrerebbe avere chiaro che il ruolo delle Forze Armate è combattere e vincere disponendo di una forza militare in grado di fare deterrenza (US Army FM 3-0 n.d.a.).

Non si può dimenticare poi la questione giuridica, di cui gli uomini neri dello Stato islamico sono perfettamente consci, l’Italia è strutturalmente debole dal punto di vista del diritto internazionale, a distanza di tre anni non è riuscita a dirimere la questione fucilieri di marina creando un precedente gravissimo in una condizione in cui la dimensione bellica divenisse preminente rispetto alla politica, poi c’è il nodo articolo 11 della Costituzione ed un passaggio parlamentare quanto meno obbligato, insomma si rischia il blocco prima o durante l’operazione mettendo i militari in campo nelle pastoie giuridiche di uno Stato probabilmente non pienamente consapevole di un rischio così prossimo in termini di spazio e di tempo.

Ultima, ma non ultima questione la necessità di sdoganare il concetto di combattente a scapito di quello melenso del “soldato di pace” ebbene sì perché questa volta non si potrà andare troppo per il sottile, l’esercito di ISIS difenderà con le unghie pozzi di petrolio, raffinerie, vie di comunicazione e quanto altro consente allo stato islamico di garantirsi l’esistenza, insomma loro resisteranno per esistere.

Per vincere quali soluzioni?

Coerenza, Determinazione e intenti chiari, non Tweet o dichiarazioni volte a calmierare il mercato degli umori popolari e dei benpensanti scollegati dalla realtà.

Andrea Pastore

(foto: archivio Presidenza del Consiglio / web)