22/01/2015 - Il poligono militare di Torre Veneri, sotto il profilo della conservazione e tutela dell’ambiente, non ha nulla da invidiare a un’oasi protetta. Lo dice uno studio curato dal Dipartimento di scienze e tecnologie biologiche e ambientali (Disteba) dell’Università del Salento di cui è stata data notizia stamattina dal capo della Procura di Lecce, Cataldo Motta, e che conferma le conclusioni cui era giunta l’inchiesta nata da un esposto di Gabriele Molendini, esponente del movimento politico Lecce Bene Comune.

L’inchiesta è stata, peraltro, ormai archiviata dal gip Simona Panzera. «Ma un fatto assai rilevante è che, dopo gli accertamenti giudiziari, lo Stato Maggiore dell' Esercito ha stipulato una convenzione per il monitoraggio sistematico dell’area ogni sei mesi, e questo è il primo caso del genere in Italia, ha spiegato Motta. L’iniziativa avviata a Lecce, infatti, potrebbe a questo punto essere messa in atto in altre zone d’Italia in cui esistono poligoni militari dove cui si sospetta l’esistenza di inquinanti legati all’uso delle armi. Il dubbio sull’esistenza di uranio impoverito a Torre Veneri è stato fugato in modo definitivo», ha detto il procuratore Cataldo Motta.

Fonte: Stato Maggiore Esercito